lunedì 17 settembre 2007

DEPRESSIONE GAY

Il post “Amore fisico gay e sublimazioni” mi è piaciuto molto, l’ho letto tutto d’un fiato, ma come si legge una favola. Chiunque ne sia l’autore, la prima cosa che mi è venuta in mente è che deve essere bellissimo, perché se così non fosse, non riuscirei a capire come potrebbe riuscire ad agganciare un ragazzo del tipo di Màrtin nel tempo di una mattinata. Adesso certo i tipi super ci sono e quelli sono stati benedetti da madre natura, ma tutta la storia mi sa di storiella edificante. Se penso a me stesso devo dire che io i bei ragazzi tedeschi che mi buttano le braccia al collo me li sono solo sognati e forse nemmeno sognati, a me cose come la storia di Màrtin non sono mai capitate. Guarda che io di ragazzi belli ne ho conosciuti tanti, quelli etero dovevano pensare alle cose loro, quelli gay, ammesso e non concesso che ce ne fossero, certo non si sono mai curati di farmi sorrisetti di nessun genere. Onestamente a quella storia non ci credo, può essere pure che sia vera, ma comunque una rondine non fa primavera e la vita dei gay, di quelli veri, non di quelli da copertina, con questo tipo di favole non ha nulla a che vedere. Io non ho ancora trent’anni, non faccio proprio schifo ma onestamente non sono bellissimo, a qualcuno (quelli che hanno la fortuna di incontrare ragazzi come Màrtin) potrà sembrare assurdo, ma io preferisco un’amicizia vera con un etero, forse anche perché Màrtin non l’ho mai incontrato e pure se lo incontrassi certo non mi butterebbe le braccia al collo. A parte il fatto che io non ho mai vissuto nemmeno un’amicizia “vera” con un etero. Puntare sull’idea che prima o poi uno come quello lo trovi è come giocare alla roulette russa. Mi sono sempre chiesto perché noi gay, e certe volte pure io più degli altri, andiamo cercando favole e favolette. Noi stiamo scappando dalla realtà! Ci sarà pure quello che spende un euro e vince la lotteria, ma non fa testo. E adesso vengo a me, io alla befana non ci credo perché oggettivamente non ci posso credere, a me non è mai corso dietro nessuno, nemmeno una ragazza e questo la dice lunga, io sono solo, questa è la realtà e, se proprio la vogliamo dire tutta, in certi momenti mi sento proprio depresso. La depressione per un gay come me è la regola, io che futuro posso avere? Trovare Màrtin? ... Ma non scherziamo, per favore. Io posso solo restare solo. E poi qui ho letto di storie d’amore anche più complicate di quella di Màrtin, ma io storie d’amore non ne ho mai vissute di nessun tipo. Sono andato tantissime volte a cercare siti di storie gay su internet, ma lo dico chiaramente, non siti come questo, no! Proprio siti di storie erotiche. Ma scusate, ma io con che cosa mi devo confrontare? Col nulla? Voi mi potete dire che le storie erotiche non hanno nulla che vedere con la vita reale. Prima di tutto non è vero e poi, scusate ma che cosa hanno a che vedere con la vita reale storie come quelle di Màrtin? Poi dice: l’amore fisico! Ma io l’amore fisico lo posso fare solo con me stesso. Ma dove vado? In palestra a fare pena? No! Non è che io certe cose le metto da parte perché preferisco campare di sublimazioni invece che di sesso reale, è che le sublimazioni almeno esistono, perché penso che la vera sublimazione per tanti ragazzi gay è proprio pensare che il sesso reale esista, mentre per moltissimi gay il sesso fisico è una eventualità remora come vincere il primo premio della lotteria. Cioè credere al sesso fisico tipo quello con Màrtin, dal mio punto di vista è proprio come credere alla befana. Io non mi vergogno di dire che sto andando sulla strada della depressione, io ai miei non ho mai detto che sono gay e non lo dirò mai, perché non è possibile, io amici “veri” cioè di quelli che sanno tutto di me non ne ho proprio, certo che vivo solo di fantasie. Ho amici etero che mi vogliono bene, ma mi vogliono bene perché mi considerano come loro, cioè tra noi, in sostanza, è tutto falso, ma non può essere diversamente, e non è questione di coraggio. Ho letto un commento di una ragazza sulla storia di quello che si era innamorato del professore, lei diceva che uno ci deve provare comunque... ma dove vive? Forse tra i Marziani funziona così, ma da noi no. E poi se una ragazza si innamora di un professore e glielo dice lo può mettere in imbarazzo ma tutto sommato in modo relativo, ma se glielo dice un ragazzo le cose sono molti diverse. Vorrei dire che si vede benissimo che chi scrive questi commenti non ha la più pallida idea di che cosa significa essere gay e vivere veramente certe situazioni che col mondo delle favole non hanno niente a che vedere. Io onestamente il mio futuro lo vedo nero. Ma come fai a non essere depresso? Io non frequento nessuno e con quei pochissimi che mi sono in qualche modo amici posso solo recitare, a casa mia recito 24 ore al giorno, ma che sfogo ho? Di che cosa dovrei essere contento? Di fare una vita come questa? Ma contento di che? Praticamente sono 15 anni che mi sto abituando all’idea che tanto la vita mia “non esiste”, non è questione di coraggio, è una partita persa fin dal principio. A qualcuno è andata bene magari perché ha avuto una famiglia diversa, perché ha avuto altre occasioni di vivere una vita sua, almeno a metà, almeno parzialmente, ma io mi sento in galera, uno sfogo non ce l’ho mai! Altro che sesso, io non posso nemmeno scambiare quattro parole che non siano false. Io non vivo in una grande città, io vivo in paesetto dove tutti si conoscono e tutti sanno tutto di tutti e mi sento spiato, sorvegliato da una massa di gente pettegola che non vede l’ora di farsi i fatti miei. E poi io sono rimasto a casa dei miei, mi sono laureato e invece di andarmene lontano sono tornato qua, perché hanno tanto insistito che non ho potuto (non voluto) dire di no, lavoro qui, c’è una piccola banca e io lavoro qui, per fortuna gli impiegati sono vecchi e sono di fuori e non mi rompono le scatole se no mi potrei proprio sparare, e poi le insistenze dei miei perché “mi devo sistemare” e poi le chiacchiere dei vicini che ti fermano per la strada e che si mettono a parlare impicciandosi “affettuosamente” dei cavoli tuoi, e il parroco che ogni volta che mi vede mi vuole portare in chiesa, e due o tre ragazze che mi identificherebbero come un buon partito solo perché lavoro in banca. No! Così non si vive! Io me ne devo andare di qua! Me ne devo andare in un posto lontanissimo dove non mi conosce nessuno e qui non ci devo tornare più! ma quando fai una vita come la mia e leggi le favolette come quella di Màrtin ti viene pure la rabbia! E poi dicono che siamo tutti uguali, io forse un po’ meno degli altri.

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