lunedì 17 settembre 2007

STORIA GAY A SCUOLA

Io volevo scrivere qui un’altra storia di scuola ma non di uno che si innamora di un professore, ma proprio di due ragazzi. Adesso siamo arrivati all’ultimo anno e siamo tutti e due maggiorenni ma in effetti la nostra storia è cominciata due anni fa. Io mi chiamo Andrea e il mio ragazzo si chiama Fabrizio. Io racconto quello che ho vissuto dal mio punto di vista, ma credo che le cose che ha vissuto Fabrizio non siano molto diverse da come le racconto io. Ho letto tante cose sulle cause della omosessualità, una parola che non mi piace, comunque io di traumi credo di non averne mai vissuti, e nemmeno Fabrizio. Sono arrivato a rendermi conto di essere gay quando non avevo nemmeno 14 anni, non è stato un trauma sotto nessun punto di vista, mi piacevano i ragazzi ma questo era tutto, però non ho dei ricordi molto precisi di quel periodo, mentre mi ricordo piuttosto bene del tempo del ginnasio. Ho frequentato il ginnasio in un grande liceo di Roma ma in periferia, da noi non c’era il problema dell’essere di un certo rango sociale per essere accettati. In certi licei del centro, dove vanno i figli di papà, se non sei del loro livello non ti integri, ma da noi non era così. Io non vengo da una famiglia agiata, anzi... ma questo problema non l’ho provato. A scuola andavo bene, ero tra i primi della classe. Mi avevano detto che a scuola ci si va solo per studiare e io cercavo di trarne tutte le conseguenze: studiavo e basta, ero pure imbranato sotto tanti altri punti di vista, ero piccolo di statura, ancora non avevo completato il mio sviluppo e questo fatto mi metteva a disagio, però studiavo e tutto sommato non mi trovavo male. In quarto ginnasio, in sostanza, non è successo niente di particolare, qualcuno dei miei compagni mi piaceva e io facevo di tutto per restare negli spogliatoi il più a lungo possibile, ma anche in queste cose ero imbranatissimo e alla fine avevo mille scrupoli, no, più che scrupoli paure. Con la religione non andavo d’accordo per niente, nemmeno in quarto ginnasio, e i miei non mi costringevano ad andare in chiesa. Io veri problemi con la masturbazione e con i complessi connessi a queste cose non ne ho avuti, facevo quello che mi pareva e basta. In quinto ginnasio ho preso la mia brava cotta per un ragazzo di primo liceo, una cosa folle ma platonica, per quanto ero imbranato io a quello non lo guardavo nemmeno in faccia e quando lo vedevo mi allontanavo. La storia mia e di Fabrizio è cominciata in primo liceo, ormai ero sviluppato fisicamente e non ero niente male, anche se l’oste non dovrebbe dire che il vino è buono. Insomma, l’anno comincia come al solito, le solite cose, poi viene la vicepreside con un ragazzo nuovo. Qui devo dire una cosa che vi potrà sembrare strana, a me all’inizio Fabrizio non piaceva gran che, non lo trovavo brutto, ma era di lineamenti un po’ irregolari e aveva qualcosa che non era esattamente angelico. Dopo i primi giorni, in cui onestamente non mi sarebbe mai passato per la testa che Fabrizio potesse diventare il mio ragazzo, c’era qualcuno che cominciava a mettere in giro delle stoie strane su Fabrizio, in pratica dicevano che l’avevano mandato via dl liceo dove stava prima perché molestava i ragazzi, io credo che lo avessero beccato in atteggiamenti compromettenti, espliciti, con un altro ragazzo e li hanno allontanati tutti e due. La storia a me faceva un effetto molto diverso di quello che faceva agli altri, in sostanza Fabrizio era un gay cacciato per aver fatto sesso con un compagno di scuola. La chiacchiera girava ma molto sotto tono, ufficialmente Fabrizio teneva un comportamento assolutamente simile a quello degli altri ragazzi, lui probabilmente non sapeva che noi sapevamo, comunque abbiamo continuato tutti a recitare ognuno la propria parte. Io lo guardavo spesso, cercando di non farmi notare ma lui alla fine deve averlo capito e io avrei voluto sparire sotto terra. A questo punto c’è stato un fatto traumatico che mi ha messo in crisi in modo terribile. Fabrizio è venuto da me e mi ha fatto una proposta sessuale esplicita senza mezzi termini, non mi ha detto che mi voleva bene o che si era innamorato di me ma proprio e brutalmente che volevo fare sesso con me. Io l’ho odiato, mi sono sentito umiliato, violentato, ho provato una sensazione di schifo profondo nei suoi confronti. Quello che si diceva di lui era vero. Insomma me ne sono scappato, sono tornato casa e ho detto subito ai miei che volevo cambiare scuola, mossa stupidissima, perché io a scuola andavo bene e miei volevano sapere il perché di questa richiesta improvvisa e secondo loro irragionevole. Io non sapevo che dire, mi sentivo in imbarazzo, mi sono messo a piangere e li ho mandati a quel paese, me ne sono andato nella mia stanza e ho cercato di inventarmi qualcosa di credibile ma non trovavo nessuna idea buona, in sostanza mi pentivo pesantemente di avere parlato con i miei, poi una scusa mi è sembrata accettabile e ho detto che mi ero innamorato di una ragazza e che glielo avevo detto e che lei non ne aveva voluto sapere e ho fatto una sceneggiata fingendo di piangere. Mia madre è entrata nella parte della consolatrice e ha cominciato a dirmi che sono cose che capitano, che non è colpa di quella ragazza, ecc. ecc. e che quindi in quella scuola ci potevo restare benissimo. Io in effetti, sbollita la prima impressine di rigetto nei confronti di Fabrizio, ero sempre più tentato di non scappare via. E non sono scappato. Il giorno appresso avevo paura di incontrarlo, non sapevo come l’avrebbe presa, ma non è successo nulla, si è comportato in modo neutro, come tutti gli altri giorni. Non ci salutavamo la mattina e nemmeno quando andavamo via. In pratica quasi tutto il primo liceo è passato così, verso la fine dell’anno è stato lui per primo a rivolgermi di nuovo il saluto, in modo molto discreto e io ne sono stato felice e ho risposto, anche se sempre in modo molto prudente. L’ultimo giorno di scuola del primo liceo mi ha chiesto di uscire con lui il pomeriggio perché mi voleva parlare, io ero tentatissimo, avevo tanti scrupoli e tante paure ma gli ho detto di sì. Il pomeriggio è stato stranissimo, mi ha chiesto scusa per quello che era successo mesi prima e mi ha detto che io in pratica gli avevo imposto di fare gli esercizi spirituali perché lui si era innamorato di me ma non mi voleva mettere in difficoltà per nessun motivo. Mi ha detto: “Tu non lo hai detto a nessuno e non mi hai messo in difficoltà...” Gli ho detto che sapevo perché aveva cambiato scuola e che lo sapevano tutti, allora abbiamo preso un autobus e ce ne siamo andati dall’altra parte della città. Gli ho domandato perché mi avesse fatto quella proposta oscena e mi ha risposto che non era oscena perché quando dici a qualcuno “mi sono innamorato di te” tu in effetti stai dicendo “vorrei fare sesso con te” ed è solo per ipocrisia che si usa una formula un po’ più inzuccherata. A me la cosa è sembrata abbastanza realistica. In sostanza abbiamo cominciato una relazione “solo platonica” che è durata quasi dieci mesi, lui all’inizio ha insistito per avere un contatto fisico con me ma io non ho voluto, probabilmente in questo modo io l’ho torturato, ma nemmeno me ne rendevo conto, lui ha finito per accettare che le cose potessero essere solo platoniche e mi ha detto: “Se non è possibile in un altro modo mi sta bene pure solo così, basta che non mi metti da parte”. La cosa mi ha intenerito e mi ha fatto superare le mie inibizioni. Sono stato io dopo qualche giorno a chiedergli un contatto fisico vero, ma era esitante e allora ho preso io l’iniziativa, una cosa che non avrei mai immaginato di fare e poi con lui e dopo quello che era successo prima. Adesso che cosa sarà nel futuro non lo sappiamo ma adesso io mi sento meglio, quando sto con lui so che ci posso contare in tutti i sensi. Ecco, questa è la storia, ho finito, Ciao.

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