sabato 6 ottobre 2007

AMARE UN RAGAZZO GAY NON L'AMORE GAY

Spigolando tra i numerosi blog gay che ho trovato in rete, ho trovato una cosa che un po’ mi ha colpito. Un ragazzo alle 12.30 (orario ipotetico) pubblica un bellissimo post sulla sua storia d’amore. Lo leggo, ne resto ammirato, penso che quel ragazzo debba essere felice, passo ad un altro blog e leggo altre cose, poi, dopo non più di cinque minuti, torno al blog di prima e ci trovo un nuovo post, nel quale quel ragazzo scrive che dopo anni di convivenza col suo ragazzo (non so quanti anni abbiano) da circa un mese è di nuovo solo, da altri elementi si arriva a capire che questo ragazzo è in cerca di nuove esperienze. Ma io mi chiedo, perché veramente non riesco a capire, sarà pure che si sono lasciati da un mese ma è evidente che il ragazzo che scrive è ancora innamorato dell’altro, aggiungo che non solo non dimostra nei suoi confronti nessun tipo di risentimento ma ne scrive cose bellissime. Ora o il ragazzo del blog è stato innamorato dell’amore più che del suo compagno e ha inteso l’amore essenzialmente come un momento suo personale di esaltazione e di sensazioni eccezionali mettendo un po’ da parte l’idea di realizzare un vero rapporto a due, oppure è realmente innamorato del suo ex-compagno? Da quello che è scritto sul blog non è facile decidere tra le due ipotesi perché anche se si parla d’amore verso l’altro ragazzo, prevale comunque il discorso in prima persona o almeno il discorso centrato sull’autore del blog. Proverò ad esaminare entrambe le possibilità.
Innamorarsi dell’amore è possibile, non è certo la migliore forma di innamoramento perché conserva un sottofondo narcisistico e qualche coloritura di egoismo, cose labili, per carità, ma che comunque si percepiscono e rovinano un po’ l’atmosfera ideale dell’innamoramento altruistico. Chi si innamora dell’amore vede le cose solo (o prevalentemente) dal suo punto di vista, ritiene che l’amore sia un insieme di sensazioni più che un incontro con un’altra persona. Se il ragazzo del blog è innamorato dell’amore, in fondo, per lui la fine della relazione precedente non è una cosa veramente traumatica, perché sussiste comunque l’ipotesi di riprodurre le stesse sensazioni (e forse anche migliori) in altre storie e con altre persone. In buona sostanza quello che conta è lo stato di innamoramento e non la persona e ciò ben si concilia con l’assenza di risentimento e addirittura con il continuare a parlare in termini esaltanti di un ragazzo che ormai non appartiene più, in termini concreti, all’orizzonte affettivo di chi scrive. Mi permetto una piccola digressione. La rottura di una relazione affettiva o sessuale comporta un trauma, se questo trauma deriva dalla mancanza di elementi concreti (rapporti sessuali, abitudini acquisite, ecc.) è possibile, come si suoi dire “rifarsi una vita”, anche se con lacune limitazioni; se invece il trauma deriva dall’assenza della persona specifica del proprio compagno, si va incontro ad una forma di vero e proprio stato di vedovanza e l’instaurazione di nuovi rapporti affettivi è molto difficoltosa perché sembra dissacrante nei confronti della presenza ancora psicologicamente molto viva del proprio ex-compagno. In sostanza non ci si può innamorare per tutto il periodo diciamo così di “lutto”, però la presenza dello stato di “lutto” è caratterizzata da una fase depressiva, spesso profonda che nel caso concreto dal blog di cui sto parlando non emerge. Sulla base di questi elementi sarei più propenso a ritenere che la chiave di lettura di quei post non vada cercata nella permanenza di una forma di innamoramento nei confronti dell’ex compagno, quanto proprio nell’essere innamorati dell’amore. Tra essere innamorati di un ragazzo gay ed essere innamorati dell’amore gay c’è una differenza enorme, nel primo caso l’interesse affettivo è altruistico, nel secondo invece è centrato sul soggetto. Per quanto la mia esperienza di vita di coppia sia limitata, non avrei esitazioni nel dire che comunque l’idea di incontrare un’altra persona in senso profondo è sotto ogni punto di vista la cosa fondamentale e non c’è poi molta differenza se si tratta di un’amicizia seria o di un innamoramento che coinvolge la sessualità diretta. Voglio dire che l’altro, in una vera vita di coppia, non è fungibile, è essenziale che sia proprio lui, nessuno potrebbe in nessun caso prendere il suo posto, il tentativo di ricostruire gli stessi rapporti con altri protagonisti sarebbe destinato automaticamente al fallimento. Non è un problema di eros ma un problema d’amore e non si tratta solo di sentirsi innamorati di un altro ragazzo, ma di sentire che lui ci ama, nel capire di essere fondamentali per un’altra persona. Mi è capitato spesso di sentimi amato in modo profondo e non avrei scambiato questa esperienza (che è una esperienza di coppia nel senso più serio del termine) con niente al mondo. Ricorderò sempre un pomeriggio in cui stavo a casa mia con un ragazzo etero che è stato (ed è) una persona fondamentale nella mia vita. Lui studiava in una stanza, io non stavo bene e avevo qualche linea di febbre, mi poggiai sul letto e mi addormentai di un sonno pesantissimo. Lui vide che non tornavo indietro, entro nella mia stanza e mi vide addormentato, se ne andò in cucina, preparò una tazza di tè e me la mise sul comodino, poi scrisse un biglietto: “vado a comprare un’aspirina... torno subito” e uscì di casa. Io mi svegliai sentendo chiudere la porta, poi vidi il biglietto e la tazza di tè e mi sentii felice di una felicità totale. Sentirsi amati, come mi sono sentito io in quel momento, e capire che non si è soli ma si è veramente in due di fronte a qualunque problema della vita reale è l’essenza dell’amore perché si capisce che ormai la nostra dimensione individuale si è sciolta in una dimensione di vita a due.

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