giovedì 18 ottobre 2007

ANDY ROMANZO GAY 4/4

Ripresero lo studio. Andy cercava di dimostrarsi disponibile e mai dominante anche perché voleva farsi perdonare, lasciava a Marco il controllo quasi completo della situazione, Marco per parte sua voleva venirgli incontro in tutti i modi possibili ma senza che la cosa fosse troppo visibile, piano piano si avvertì una strana tensione, Andy era quasi distratto, come se stesse pensando a qualche altra cosa, ma a qualcosa di non gradito, Marco si alzò dalla sua poltrona, si avvicinò e gli carezzò leggermente la guancia, senza dire una parola, Andy si voltò per un momento e sorrise, continuando a leggere il libro, il lavoro riprese più spedito, quando toccò a Marco leggere, Andy rimase a passeggiare per la stanza e ogni tanto carezzava la mano di Marco ma con un tocco appena percettibile, Marco continuò la lettura, poi, dopo le dieci, si fermò.
- Andy, ti va di fare una sosta adesso?
- Sì però solo dieci minuti.
- Che pensi, Birillo?
- Niente, mi viene in mente che una di queste sere dovrei tornare a casa, se no mi danno per disperso.
- Tornare significa che poi resti lì e ci vediamo solo per studiare?
- No, spero di no, però non lo so, comunque da casa non me ne posso andare via definitivamente, voglio dire che io resterei qui con te proprio in via definitiva però non so se me lo faranno fare, in effetti è una cosa un po’ strana e i miei non sono marziani, per loro sarebbe strana eccome, cioè io non so se devo proprio rompere definitivamente…
- Ma tu a casa tua come stai?
- Uno schifo!
- Va be’ ma che cosa vuol dire?
- Cucciolo, non te la prendere, non mi va di parlare di queste cose, mi danno fastidio, cioè mi fanno stare proprio male… ma se io rimanessi qui veramente, voglio dire in via definitiva…
- Magari! Andy, per me sarebbe proprio come una cosa miracolosa.
- Cucciolo, ma tu di me non sai nulla e io finirei per piazzarmi qui e se poi tra noi le cose non dovessero andare bene? Cioè se col tempo le cose dovessero cambiare?
- In primo luogo non cambieranno e poi comunque si potrebbe vivere bene insieme lo stesso anche senza sesso.
- Sì, ma io non dico senza sesso, dico che ti potresti proprio stufare di avermi qui tra i piedi.
- Ma non credo che potrei stufarmi di te per nessuna ragione al mondo.
- E se poi mi stufo io e tu resti solo come fai? Forse è meglio non crearsi troppe illusioni prima.
- Andy, ti posso chiedere una cosa?
- Che cosa?
- Ma tu, istintivamente, ci verresti veramente a stare qui?
- Non so che dire, non lo so, io adesso non voglio stare a casa mia e temo che questo fatto sulla nostra storia in un modo o nell’altro abbia influito molto, io adesso ho bisogno di essere adottato, sia da te che dai tuoi, ma poi mi potrebbe passare per la testa che non ho più bisogno di voi, io forse adesso vi sto un po’ strumentalizzando. Però io qui ci starei eccome, ti credi che non le ho notate le tue attenzioni… Cucciolo, lo so che mi vuoi bene, è di me che non sono sicuro, io non sono mai riuscito a volere bene a nessuno, nessuno mi ha mai insegnato come si fa a volere bene, quando ci ho provato non ci sono mai riuscito, in fondo io il mio egoismo non lo perderò mai, io non vorrei sfruttarti, ma credo che succederà o che stia già succedendo, almeno un po’, ma se io venissi a vivere qui succederebbe sempre, cioè, io adesso ho un po’ di soldi, ho una certa autonomia, ma se vengo a vivere qui con i miei rompo definitivamente e non avrò più una lira, come faccio a campare?
- Dividiamo quello che mi passano i miei! Andy si tratta di tirare un po’ la cinghia ma non si va a fondo.
- Sì, ma tu finiresti per avere poco o nulla e io mi sentirei debitore anche sotto il profilo economico e, credimi, è una cosa che non riesco a sopportare, mi sentirei un mantenuto e non è un bel ruolo.
- Andy, tutte queste cose sono vere ma sono anche cose esterne, ma tu con me ci vorresti rimanere per la vita intera? Io sì, senza esitazione! E tu?
- E’ questo il problema, Cucciolo, tu adesso stai facendo di tutto per tenermi vicino a te ma io credo che poi potrei sentirmi prigioniero, forse non succederà ma potrebbe anche succedere, io non lo so, e poi io non ho mai preso nessuna decisione, nemmeno piccola, ci pensavano sempre gi altri, adesso mi trovo a dovere decidere su cose troppo importanti e non so che fare, io adesso con te spesso ho recitato la parte del bravo ragazzo, almeno credo, ma in effetti io ho cercato di sedurti per crearmi un’alternativa, un’alternativa che mi permettesse di scappare da casa mia… hai capito? Non so se è proprio così ma credo che sia in parte vero.
- E per l’altra parte?
- Per l’altra parte mi sono innamorato veramente però non so quale parte sia quella che conta di più.
Le risposte di Andy erano stranamente razionali, sembrava che il coinvolgimento emotivo fosse stato dimenticato o messo da parte. Marco pensò che Andy gli stesse ormai facendo un discorso di addio, che in fondo la sua decisone l’avesse presa eccome e che ormai non ci fosse più nulla da fare, questo pensiero lo fece stare malissimo, provò per qualche istante la sensazione di un abbandono imminente e della impossibilità di convincere Andy a tornare indietro, poi si fece forza e cercò di riprendere la conversazione da lontano.
- Andy, ma perché te ne vuoi andare da casa tua?
- Non mi va di parlarne, te l’ho detto, lasciamo perdere.
- Ma sarebbe importante.
- No, sarebbe inutile, adesso devo scegliere, se resto qui, tutto quello che c’è stato prima lo devo dimenticare, però se torno a casa mia devo dimenticare tutto quello che stiamo facendo adesso, tutto, vuol dire anche l’università insieme… non mi guardare così, Cucciolo, non sono io che voglio andarmene ma alla fine sono sempre le circostanze esterne che prevalgono, aspetta, io adesso non me ne vorrei andare ma non lo so come potrà andare a finire, lo capisci… io ho paura che tu possa credere troppo in me, io sono una mezza cartuccia, io mi adatto, poi, alla fine sono sempre gli altri a scegliere, è anche per questo che io sto cercando di resisterti, non ci riesco troppo perché lo so che mi vuoi bene ma l’idea mi fa paura, penso che ci potresti rimanere malissimo… su di me non ci devi fare affidamento… lo capisci quello che mi porto dentro? Tanto poi finisco per fare sempre quello che non voglio…
Marco guardava Andy con ansia, la sensazione di essere sul punto di perderlo si fece nettissima e scatenò una reazione emotiva violenta di vero e proprio panico.
- Andy, ti prego, non mi lasciare!
- Io non voglio lasciarti è per questo che non so che fare, se non ci fossi tu io tornerei dai miei e basta, mi distruggerei ma distruggerei solo me stesso, però tu ci sei e io lo so che mi vuoi bene, Marco, io lo so che ti potrei fare veramente molto male se me ne tornassi alla vita di prima, è per questo che mi viene l’angoscia, io voglio stare con te ma alla fine credo che non mi sarà possibile.
Marco aveva la sensazione nettissima che non ci fosse più nulla da fare, guardava il suo Andy con un’ansia terribile, gli occhi gli si fecero rossi e cominciò a piangere lentamente. Andy se ne accorse e lo abbracciò.
- Non piangere, Cucciolo, non fare così.
- Andy, ma io non ce la farei proprio a vivere senza di te, ma perché ti devo perdere? E’ assurdo, tu devi stare qui, con me, non ci saranno problemi di nessun genere, vedrai, farò di tutto per farti stare bene, ma ti prego, non te ne andare. Andy, no! Per carità, no!
Marco piangeva senza consolazione come se sentisse un destino inesorabile che pendeva sopra di lui, Andy lo strinse a sé.
- Cucciolo, e se poi ti darò fastidio? Se non saprò starti vicino come si deve? Se dopo ti farò soffrire peggio?
- No, Andy! No! Non mi lasciare così! Ti prego! Non posso stare senza di te, non ce la farei proprio! Aiutami Andy! Ti prego!
- Cucciolo! Aiutami tu! Mi devi aiutare tu, se no io non ce la posso fare, Cucciolo, sarà dura, ma ce la dobbiamo fare.
Andy non disse più una parola, strinse fortissimo Marco e cominciò anche lui a piangere, Marco si fece coraggio, credeva di avere capito ma cercava conferme.
- Allora che farai?
- Resto qui, Cucciolo, ormai non ho il minimo dubbio, ma ho una paura che mi sconvolge, devo proprio cambiare vita, devo mollare la mia famiglia del tutto, ti prego, Cucciolo, aiutami perché per me sarà difficile.
- E poi, sai Andy, io penso che noi due possiamo fare veramente grandi cose.
- Mi vuoi consolare?
- No, ma ti voglio dire che io in te ci credo e che pure io con te posso fare cose grandi.
- Lo sai che adesso mi toccherà andarci a casa almeno una volta e parlare chiaro, in effetti non l’ho mai fatto, ho sempre tenuto il piede in due scarpe, ma adesso mi tocca prendere il coraggio a due mani. E poi, Cucciolo, i tuoi come la prenderanno?
- I miei la prenderanno benissimo… sicuramente.
- Tu dici?
- Io lo so.
- E i problemi economici?
- Be’ certo non sarà come adesso ma credo che si potrà campare bene anche in due. Ma tu perché non mi parli un po’ di te?
- Di me, non c’è molto da dire, quello che sono lo vedi.
- Ma io vorrei capire anche perché non stai bene a casa tua.
- No, se ci metto una pietra sopra quello è capitolo chiuso. E poi non ne voglio parlare, ti prego non me lo chiedere più.
- Sta bene Andy, come vuoi tu.
- Ci prendiamo una tazza di tè e ci rimettiamo a studiare?
- Dai, che adesso questi progetti sono ancora più importanti.
- Ti voglio bene, Cucciolo!
- Anch’io, Birillo!
Rimasero a studiare senza interruzioni fino all’ora di pranzo, li interruppe una telefonata di Rocco.
- Ciao, papà, come state?
- Noi bene e voi?
- Qui tutto bene, si studia da matti ma va tutto bene.
- Senti, io ti volevo dire che, se volete, io e tua madre vi abbiamo preparato qualche cosa da mangiare per due o tre giorni, non so, dimmi tu, può essere utile o no?
- Eccome, ma come possiamo fare?
- Senti, ci sta Andy?
- Sì.
- Fammici parlare.
- Aspetta che te lo chiamo. … Andy, qui c’è papà che ti vuole parlare, vieni!
Andy diede un’occhiata di fuoco a Marco come se la cosa fosse stata combinata prima, ma prese la cornetta.
- Innanzitutto ci possiamo dare del tu?
- Certo, ci mancherebbe!
- Allora, senti Andy, noi abbiamo tanto sentito parlare di te da Marco e adesso io e Rosa ti vorremmo conoscere, tu non ti devi sentire in imbarazzo, noi siamo gente semplice, ma ci farebbe piacere veramente e allora ci siamo permessi, se tu vuoi, di invitarti a pranzo, oggi o domani, a mezzogiorno o alla sera, quando sta meglio a te, se ci verrai ci farai proprio tanto felici.
- Ma io non so che dire…
- Tu devi dire solo sì, niente altro.
- E va bene.
- Oh, bravo, allora quando venite?
Andy scambiò uno sguardo con Marco poi rispose.
- Allora veniamo subito, diciamo che per le due stiamo lì.
Andy si sentiva un po’ preso alla sprovvista, ma in quei momenti la cosa gli faceva anche piacere, almeno non avrebbe dovuto prendere lui una decisone.
- Ti ripasso Marco?
- No, non c’è bisogno, Andy! Sono contento che vieni da noi oggi! Allora ci vediamo tra un po’.
- Bene, a tra poco… ah, saluta Rosa.
- Grazie, grazie, te la paso un attimo.
- Ciao, Andy, oggi ci fai un bellissimo regalo, siamo contenti e vi aspettiamo.
- Grazie e ciao.
Chiuso il telefono Andy se la prese con Marco.
- Dimmi la verità, eravate d’accordo?
- No, te lo giuro, io non ne sapevo niente, mi aspettavo che si sarebbero comportati più o meno così ma non me lo aspettavo così presto né in modo così diretto.
- Dimmi la verità, Marco!
- Te l’ho detto, non ne sapevo niente.
- Ma perché mi hanno messo alle strette?
- Be’ questo non lo so, e poi non ti hanno messo alle strette, hanno cercato di dirti che ci tenevano e basta.
- Marco, io non ci voglio andare, mi sento terribilmente in imbarazzo, quando stiamo tra noi è una cosa ma con i tuoi penso che non mi troverei bene, senti, io non ci vengo! Mi dispiace ma non ci vengo.
- Andy io non ti posso forzare ma glielo dovevi dire prima, adesso se non ci vuoi andare glielo devi dire tu.
- Mannaggia, ma non mi piace proprio tutta questa storia, mi sento costretto, non mi piacciono le forzature, senti, ci vai tu e glielo dici tu, puoi dire che mi sono sentito poco bene.
- E quelli ci credono?
- Fai come vuoi ma io non ci vado! Non me la sento! E’ una forzatura!
- Va be’, vuoi che li chiamo io e che glielo dico?
- Sì guarda, è meglio, mi togli da una situazione imbarazzante.
Marco riprese il telefono e chiamò a casa.
- Ciao papà, senti, ti volevo dire una cosa, oggi non ci vediamo, Andy non sta tanto bene e forse è meglio che resti a casa.
Marco non aveva ancora finito di dire queste parole quando Andy prese la cornetta.
- Non è vero, io mi sento benissimo, sono tutte cose che si sta inventando Marco, veniamo eccome!
- Ma…
- Senti, Rocco, Marco si vergogna un po’ di me e si sente un po’ in imbarazzo…
Marco si intromise.
- Andy, ma che cavolo dici?
Rocco, che aveva capito al volo la situazione, disse la sua.
- Andy, allora vi aspettiamo, Marco si sente un po’ imbarazzato ma non c’è nessuna ragione di essere imbarazzato, convincilo tu che il modo lo sai trovare certamente!
- Ciao, Rocco, allora a tra poco.
- Ciao Andy!
Alla fine della telefonata Marco guardò Andy con un’aria di sfida ma anche di soddisfazione.
- Ma tu sei strano forte! Le figuracce me le fai fare tutte a me, adesso chissà papà che cosa ha pensato…
- Mi sa che ha capito come sono andate le cose veramente e in fondo non mi dispiace nemmeno, e poi mi ha fatto piacere vedere che non volevi costringermi a fare una cosa che non mi andava di fare.
- Ma ti va o no?
- Sì che mi va, ma volevo vedere le tue reazioni.
- Senti, Andy, cerca di non tirare troppo la corda e di non mettermi alla prova.
- Sì però tu adesso sei contento, è inutile che fai quella faccia da arrabbiato, si vede benissimo che sei contento.
- Sì, sono contento, e con questo? Non mi devi mettere alla prova lo stesso, potrei reagire male.
- E dai, non fare il sostenuto, ché alla fine sei riuscito a farmi fare quello che volevi tu.
- No! Quello che volevamo tutti e due!
- Sì, però adesso dai tuoi ci andiamo… non fare la divinità offesa, su, Cucciolo, non mi tenere il broncio!
- Non ti tengo il broncio, non ci riuscirei… dai adesso cerchiamo di non fare tardi.
- Dimmi che cosa mi devo mettere, io di vestiti miei qui non ne ho, o mi metto quelli che porto adesso o me ne devi prestare tu qualcuno, ma per presentarmi a casa dei tuoi mi sembrerebbe strano venire con i tuoi vestiti…
- Sì, forse hai ragione, allora vieni così, e guarda che stai benissimo, io vengo così come sto e va bene pure per me.
- Che facciamo? Portiamo qualche cosa? Chessò dei fiori o delle paste?
- No! Sono cose che sanno troppo di visita ufficiale, di cosa di cortesia, e vedrai che non sarà affatto una cosa formale.
- E come sarà?
- Tanto tra un po’ lo vedrai da solo.
- Mannaggia, mi torna veramente la paura di venirci… aspetta, non sto impazzendo ma mi sento un po’ a disagio.
- Sì però questa volta se vuoi disdire telefoni tu!
- No, dai, andiamo, quando staremo in strada forse mi passeranno le paure.
Uscirono. In strada Marco camminava normalmente, Andy camminava all’indietro per non perdere di vista il volto di Marco. Sotto casa di Rocco Andy si fece riprendere dalle esitazioni, non voleva suonare il citofono, perdeva tempo in tutti i modi possibili.
- Dai Marco, adesso facciamo un altro giro del palazzo, suoniamo tra un minuto.
Marco cedeva sistematicamente, fecero un primo giro del palazzo, poi un secondo, poi Marco si avvicinò al citofono e all’ultimo momento Andy lo fermò, ma si sentì chiamare dalla finestra.
- Ciao Andy, venite su, è aperto.
Andy arrossì dalla vergogna: forse Rocco e Rosa avevano visto dalla finestra tutta la scena che aveva fatto. Si sentiva maledettamente imbarazzato. Non perse tempo e si affrettò ad entrare, quando si chiuse il cancello pensò di essere in trappola, voleva scappare, ma Rocco scese per le scale per salutare e Andy dovette andare avanti.

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