sabato 6 ottobre 2007

INCONTRI GAY

Una premessa doverosa, ricevo richieste di link o di citazione da parte di blog collegati a siti di incontri gay (e non solo) e anche da siti che hanno interessi economici collegati alla sessualità. Chiarisco una volta per tutte che non linkerò niente di simile. Io non ho nulla contro queste cose ma non fanno parte della mia cultura, quindi, vi prego, astenetevi dall’inviarmi richieste. Da oggi renderò tutti i destinatari dei miei post, quando ci saranno destinatari, completamente irriconoscibili in modo da evitare nel modo più rigoroso ogni riferimento a persone individuabili. Gli interessati capiranno lo stesso. Non voglio per nessuna ragione diventare un mezzo per mettere in contatto persone che non si conoscono e che io stesso non conosco.
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Il post che segue mi serve solo ad esporre i miei punti di vista, non pretendo di valutare cose che non conosco direttamente, vorrei fare solo una riflessione su quello che per me significa essere gay.
Francamente capisco benissimo che cosa voglia dire uscire da una relazione durata anni e per di più soddisfacente, anche se, personalmente, non ho mai fatto un’esperienza simile e le poche relazioni che ho avuto nel corso degli anni non si sono mai interrotte, hanno sì cambiato significato, ma i rapporti affettivi che stavano alla base di queste cose non si sono mai spezzati. Mi rendo conto che, comunque, un rapporto può realmente finire o traumaticamente o, diciamo così, di morte lenta. E’ ovvio che in una situazione simile si prova una sensazione di vuoto affettivo, si sente la necessità di ricreare un clima come quello che si è perduto e, in un modo o nell’altro, si cerca di trovare una soluzione. I livelli di delusione, più o meno coperti da forme di comprensibile orgoglio, possono essere profondi, si ha l’impressione di non poter aspettare e allora si cerca di forzare i tempi, si cercano strade per poter costruire ipotesi alternative subito. Ad un rapporto durato anni e preceduto da una lunga gestazione si vorrebbe sostituire un nuovo rapporto, ugualmente coinvolgente e affettivamente gratificante, ma su che base? Sulla base di una foto, di un annuncio, di dieci minuti di chat? Mettere annunci cercando un contatto affettivo (e soprattutto sessuale) senza attese troppo lunghe sta diventando una cosa comune tra i gay. Che dietro questi annunci, tanto più se rivolti da giovani a giovani, ci possano essere delle forme di prostituzione sostanziale è piuttosto difficile, il vero rischio di queste cose non è di questo genere, ma è quello di incontrare persone che cercano anch’essere di risolvere i loro problemi affettivi (e, lo ripeto, prima di tutto sessuali) con un colpo di fortuna o di bacchetta magica. Certo, è anche possibile che si vincano milioni di euro con un biglietto che costa 50 centesimi ma francamente non mi sembra probabile e, da quello che ho visto più volte da chi ha fatto realmente incontri tramite siti specializzati, l’esperienza finisce per essere una brevissima esperienza di solo sesso (spesso neanche quello) che, secondo il mio modesto punto di vista, con l’amore gay nel senso serio del termine non ha proprio nulla a che vedere. Molto spesso cercare queste scorciatoie si risolve in un grave dispendio di tempo e di energie alla ricerca di cose che non possono esistere perché ne mancato tutti i presupposti. Può anche accadere che ci siano i colpi di fulmine o pretesi tali, ma alle spalle del colpo di fulmine ci vuole una lunga preparazione che renda poi il colpo di fulmine una cosa seria, senza quella preparazione il colpo di fulmine non è che un apprezzamento estetico circa la gradevolezza fisica di un altro ragazzo, cosa, per carità, importantissima, ma che non ha affatto la consistenza di un autentico rapporto d’amore. Chi cerca solo sesso io non lo giudico, per carità, ma penso francamente che abbia già rinunciato all’idea di una storia d’amore vera, forse per le delusioni ricevute, forse per la frenesia di realizzare tutto e subito. Di ragazzi animati da questa frenesia ne ho conosciuti diversi, ma alla fine li ho visti cambiare strada, magari dopo anni, per tornare all’idea di una relazione affettiva di altro genere. Capisco che la spinta del sesso e della solitudine possano portare a voler bruciare le tappe, ma incontrare un bel ragazzo, che magari si porta dentro tutto un insieme di delusioni e di disperazioni del quale tu non sai assolutamente nulla, chiacchierare un po’ e poi vivere un’avventura di una notte non lo vedo proprio come una cosa esaltante. In queste situazioni si finisce non in una storia d’amore ma in una forma di involontario sfruttamento reciproco nel quale ciascuno tenta solo di risolvere i propri problemi trascurando del tutto il ragazzo che ha davanti e le sue necessità, già per il fatto stesso che non ne sa nulla. Mi diceva un ragazzo che si è trovato in una situazione di questo genere, cito alla lettera: “Quello rideva, scherzava... io pensavo che gli interessasse solo il sesso, poi, quando l’abbiamo fatto, mi sono accorto che non ci capivano affatto e che di me pensava che ero solo uno stronzo che voleva approfittare di lui... ma io mi dico: ma che c’è venuto a fare? Alla fine mi sono sentito peggio di prima.” Questa situazione è stata la conseguenza di un incontro tra due ragazzi “soli”, apparentemente interessati soltanto al sesso, ma delusi dentro e frustrati dal non avere mai trovato quello che cercavano veramente, anche senza ammetterlo... Io mi chiedo, non sarebbe meglio, in certi casi, creare un rapporto di amicizia, cercare di capirsi, non precorrere i tempi come se il sesso fosse la soluzione di tutti i problemi? E anche quelli che prendono il sesso come un gioco che non deve necessariamente avere una base affettiva, non stanno, in fondo, facendo esattamente la stessa cosa? Stanno cercando di non capire di che cosa hanno bisogno veramente. In certi casi avere amici “veri” (anche etero) aiuta a uscire dal senso di delusione e di solitudine molto più di un incontro di una notte. Chi vuole capire capisca!

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