sabato 6 ottobre 2007

STATISTICHE SUI GAY

Rilevo dall’analisi delle chiavi di accesso ai miei blog che piuttosto frequentemente compaiono richieste del tipo “quanti sono i gay”. Ho fatto una rapida ricerca in internet. C’è da rimanere scoraggiati per la schematicità (superficialità) estrema con la quale Wikipedia affronta l’argomento, anche se parlando di omosessualità presenta notizie interessanti e piuttosto poco conosciute.

Io non sono uno statistico ma il pianeta gay per me non è un pianeta sconosciuto.
Il primo vero problema delle statistiche, in ogni caso, è quello della scelta del campione sul quale affettare l’analisi. Poniamo per ipotesti che si tratti di un campione di 10.000 individui che costituiscano un sottoinsieme “proporzionale” della popolazione generale, cioè che si tratti di un campione effettivamente significativo. Se su questo campione si deve effettuare un’analisi statistica oggettiva, come un’analisi sul reddito, basta l’esame delle denunce fiscali e delle buste paga. Ma quando è necessario interrogare il soggetto per ottenere da lui le risposte, le cose sono molto meno semplici. Mi spiego con un esempio. I sondaggi sugli orientamenti politici della popolazione possono essere oggettivi se si considera solo l’iscrizione formale a un partito, comportamentali se basati sull’espressione del voto, fatto oggettivo ma non verificabile e comunicato esclusivamente dall’intervistato; il sondaggio può poi essere totalmente soggettivo, quando il dato raccolto consiste nella dichiarazione dell’intervistato di “preferire” un orientamento politico.
Quando si cerca di effettuare rilevazioni che riguardano l’orientamento sessuale delle persone il problema si presenta analogo: chi deve essere considerato omosessuale? Chi è pubblicamente militante in movimenti gay? Chi ha comportanti tipicamente gay? (tra l’altro difficilissimi da definire e rilevabili solo con una totale collaborazione dei soggetti intervistati), oppure chi “si sente gay”? Si tratta di cose che non hanno nulla a che vedere l’una con l’altra e che, anche nell’ipotesi di piena collaborazione dell’intervistato, porterebbero a risultati totalmente diversi. E aggiungo che un’intervista su questi argomenti, anche se condotta con criteri di totale anonimato, è ben lontana dall’essere affidabile, come lo sono in genere tutte le interviste che riguardano realtà soggette a una valutazione morale (per quanto impropria). Chiedere a qualcuno se paga le tasse o se è fedele alla moglie comporta un alto rischio di risposte inaffidabili.
Dietro tutto questo c’è un problema serio. Che cos’è un gay? Francamente credo che, al di là di ogni falsa identificazione sulla base di criteri comportamentali, abbia senso solo ritenere gay chi si ritiene tale da sé: “è gay chi ci si sente”. A parte il fatto che il sentirsi gay è un fenomeno molto pesantemente condizionato a livello a livello sociale. Ci sono paesi del mondo in cui l’omosessualità è sanzionata con la pena di morte e paesi dove il matrimonio gay è perfettamente equiparato al matrimonio eterosessuale, sentirsi gay in due realtà così opposte non è certo la stessa cosa. Credo possa essere utile a tale proposito una carta del mondo che rappresenta in modo chiaro la situazione di integrazione legale della omosessualità.
Premesso quanto sopra, risulta evidente che è possibile al massimo avere un’idea molto vaga della consistenza numerica della popolazione omosessuale, tenendo presente che gran parte della popolazione ha avuto nella vita almeno una relazione omosessuale (o di amicizia amorosa con persone dello stesso sesso) e buona parte degli omosessuali non giovani non ha mai avuto rapporti omosessuali e alcuni di essi si sono addirittura sposati. Il fatto che l’essere gay non è “di norma” un fenomeno emergente si rileva anche dal fatto che, pur essendo i miei blog tutti esplicitamente gay, vengono aperti e letti in più pagine da centinaia di persone al giorno e a partire della più diverse chiavi di ricerca, si tratta di persone delle età più varie, che sicuramente hanno qualcosa a che vedere con il mondo gay ma che in rete hanno la certezza dell’anonimato (una cosa sacrosanta in questa materia) e quindi possono essere se stesse senza rischi.

Mi limito a fornire dei dati, con l’ovvia premessa che devono essere presi con le molle:

1) La percentuale di tentati suicidi tra giovani omosessuali è tre volte superiore a quella della popolazione generale. Esistono ancora molte situazioni difficili in cui manca un'accettazione di sé, in cui ci sono problemi in famiglia e, ancora oggi, ci sono problemi legati al bullismo.

2) Riporto notizia di fonte ANSA.
Nuove statistiche suggeriscono che San Francisco e' la città del mondo con la più alta percentuale di popolazione gay, il 20% dei maschi adulti. Lo ha annunciato il capo dell'ufficio addetto alle statistiche sanitarie del Dipartimento alla salute del comune. Un quarto dei gay della città e' sieropositivo. San Francisco è la città più gay del mondo, ma questo significa soprattutto che è la città a più alta promiscuità sessuale e a più alto rischio AIDS. La parola “gay” in questo caso ha un senso significativamente diverso da quello che ha in Italia. Secondo le statistiche, a San Francisco abitano, su una popolazione complessiva di 764.000 abitanti, circa 63.000 uomini gay dai 15 anni in su, pari a un quinto dell'intera popolazione maschile. Il 25% dei maschi gay e' sieropositivo, per un totale di 16.000 uomini infettati, un dato assolutamente spaventoso.

3) Alcuni dati statistici estremamente seri di fonte governativa U.S.A., pubblicati tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90, sono allarmanti, li riporto qui di seguito perché smentiscono totalmente l’idea degli U.S.A. come paradiso gay:

a) Il 30% di tutti i suicidi di giovani è collegato con l'identità sessuale.
b) Il 45% dei gay maschi e il 20% delle donne ha segnalato aggressioni verbali e/o violenza fisica nel periodo della scuola superiore come conseguenza del proprio orientamento sessuale.
c) In Pensilvania, il 33% degli uomini gay e il 34% delle donne ha segnalato violenza fisica (botte) da parte di un membro della famiglia come conseguenza del diverso orientamento sessuale.
d) In uno studio psicologico su 484 allievi di sei università, il 18% degli uomini intervistati ha ammesso di avere commesso atti di violenza o di intimidazione contro ragazzi e/o ragazze ritenuti gay o lesbiche.
e) Il 28% degli allievi gay della scuola superiore ha dimostrato cadute di rendimento scolastico a causa dell’aggressività subita a seguito del proprio orientamento sessuale.
f) L’80% della gioventù gay e bisessuale segnala problemi di forte isolamento.
g) Il 26% dei gay è costretto a lasciare la propria casa a causa dei conflitti con le famiglie dovuti all’identità sessuale.
h) Circa il 20% di tutte le persone con AIDS ha tra i 20 e i 29 anni; dato il periodo lungo di latenza fra l'infezione e l'inizio della malattia, molti probabilmente sono stati infettati quando erano ancora adolescenti.
i) Il 53% degli allievi riferisce di aver sentito osservazioni omofobiche fatte dal personale della scuola.
l) Da uno studio sulla depressione nella gioventù gay, i ricercatori hanno trovato una incidenza superiore di quattro o cinque volte rispetto ai corrispondenti gruppi non gay.
m) Gli omosessuali negli U.S.A. sono le vittime più frequenti di “crimini di avversione”.
n) In uno studio australiano recente, su 1500 ragazzi gay e adolescenti lesbiche, si rileva che l’80% del campione non ha parlato ai genitori della propria omosessualità.
o) Gli studi di statistica sulla popolazione gay, in questi ultimi 7 anni, hanno indicato che una percentuale tra il 25% e il 40% delle lesbiche e dei gay giovani ha tentato il suicidio.
p) In Australia ci sono circa 19.000 giovani senza casa (barboni giovani). È stato valutato che un numero compreso tra 5.000 e 6.250 di questi è omosessuale. L’essere barboni era dovuto a una vasta gamma di fattori, fondamentale tra questi il conflitto violento con le famiglie conseguenza della dichiarazione di omosessualità.

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