martedì 20 novembre 2007

TEMPO PER ACCETTARE UN AMORE GAY

Questo post è dedicato a Codice a compimento di una promessa. Il testo è una riduzione (per motivi di spazio) di un diario scritto da un ragazzo gay ventiduenne nel 2004. Come sempre sono stati cambiati i nomi ma il documento è autentico.

Domenica 1° Febbraio 2004, ore 23.18.
Marco, Marco, Marco, Marco, Marco... oggi per la prima volta ho capito che cos’è la felicità totale. Tu c’eri... sì, stavi vicino a me, a dieci centimetri da me, mi guardavi negli occhi, non sei scappato, non hai detto scemenze... sei rimasto zitto... e quel silenzio era mio, solo mio, tutto per me... poi m’hai dato quel buffetto sulla guancia e hai sorriso. Io prima mi sentivo strano, ma tu mi hai trattato con tenerezza, un buffetto su una guancia non me l’avevi mai dato, io per un attimo ho toccato la tua mano e tu non l’hai ritratta... Mannaggia, come voglio che sia vero! Lo voglio alla disperata... non posso fare a meno di te... Ti prego, dimmi che è vero... E’ vero, io la dichiarazione non te l’ho fatta ma tu hai capito lo stesso... lo so che hai capito lo stesso, lo so, l’ho sentito dentro, mi sono sentito sciogliere dentro, ho sentito che Marco mi ama. Come vorrei che fosse vero. Mi vergogno a scrivere in questo diario le mie reazioni a livello fisiologico, ma ci sono state eccome, per me quella tenerezza era sessuale, lo so che era sessuale, lo so che era sessuale anche per te... perché senza una spinta sessuale non si può sorridere così... Ma io domani ti rivedo, ma come faccio a non saltarti addosso? Ma come faccio a controllarmi? ... ma tanto lo so benissimo che ci riuscirò, ci sono riuscito sempre. Marco! Io ci sono... ti prego un momento come quello di oggi fammelo rivivere di nuovo...

Martedì 3 Febbraio 2004, ore 23.10.
Non so che dire e non so che pensare... mi aspettavo tutto diverso... Perché no? Dimmelo... perché no? ... Io te l’ho chiesto esplicitamente e me l’hai detto tu che sei gay... e allora perché no? Tu hai cercato di dorarmi la pillola il più possibile... mi hai detto che mi vuoi bene... Ma che vuol dire che mi vuoi bene? Ma che vuol dire che mi vuoi bene ma che non puoi stare con me? ... l’hai detto tu che sei gay... e poi non hai detto che non vuoi ma che non puoi... ma perché non puoi? Io l’impressione che tu fossi interessato a me l’ho avuta... forse non ho capito niente... ma non è vero... tu sei interessato a me... e allora perché no? Non puoi... ma che vuol dire? Ti fa schifo stare con me? Ma io questa impressione non l’ho mai avuta. Non sapevo che dire. Istintivamente ti avrei abbracciato strettissimo e ti avrei baciato e la cosa ti avrebbe fatto piacere ma mi sono sentito congelato. Ho pensato che tu volessi chiudere con me ma mi hai dato appuntamento per domenica 8... e oggi è solo martedì... però domenica ti rivedo, non so che pensare, se amarti, se odiarti, adesso sto solo male perché non ci sei.

Domenica 8 Febbraio 2004, ore 22.45.
Se non mi vuoi, perché mi prendi le mano? Prendersi per mano è una cosa intima... che bisogno ce n’è se non mi vuoi? In un’altra situazione mi piacerebbe, ma così mi imbarazza... mi prendi per mano e mi dici che non starai mai con me, mi dici che mi ami, perché questo hai detto e mi dici che non potrai stare mai con me... ma perché? Te l’ho chiesto tante volte: Perché? Perché? Perché? hai detto che non hai una ragazza, che non hai un altro ragazzo, che vuoi bene solo a me, solo a me... e allora perché no? Dimmelo, spiegamelo... io non lo capisco... ma perché ti stai imponendo un sacrificio del genere? Tu mi stai torturando, quello che fai non lo capisco... Marco... ma perché non mi parli chiaro? Di che hai paura, l’hai detto tu che sei gay...

Martedì 10 Febbraio 2004, ore 23.10.
Senza sesso! Ma che vuol dire senza sesso? Ma perché senza sesso? Oggi ci siamo pure baciati ed è stato bellissimo, è stato bellissimo pure per te, non lo puoi negare! ... Tu mi baci... e mi baci in quel modo... e poi mi dici che mi ami senza sesso... ma non è vero! Maledizione, ma come posso farti capire che bacarsi in quel modo è sesso, lo è sotto tutti i punti di vista, in fondo tra quello e andare a letto insieme la differenza è minima... ma per te è enorme. Hai 21 anni caspita! Non sei un ragazzino! Prenditele le tue responsabilità! Marco... ma perché mi baci, se non vuoi stare con me? Se non ti va, vattene via... io ti rispetto lo stesso e ti voglio pure bene... ma perché mi devi fare soffrire così? Vieni da me, mi baci e poi mi dici di no... ma è assurdo!

Mercoledì 11 Febbraio 2004, ore 23.45.
Che giornata folle! Tre ore fa pensavo che con te fosse finito tutto e adesso mi sento sconvolto. Mi hai aggredito come se fossi il tuo peggiore nemico, nemmeno con durezza, ma con disinteresse, mi dovevi buttare in faccia tutta la tua indifferenza e sei riuscito a farmi piangere. Quando te ne sei andato sbattendo la porta (erano le sei in punto) mi sono sentito morire, eri quasi violento, tu che prima mi baciavi in qual modo oggi eri violento. Sono stato a piangere di rabbia e di disperazione per tre ore. Sono stato proprio uno schifo... non capivo più niente, volevo almeno capire qualcosa ma non capivo più nulla, mi sembravi cattivo, un’altra persona, spietato, ti comportavi come non ti eri mai comportato e allora ti ho odiato... poi mi hai chiamato. Quando ho sentito la tua voce mi sono dimenticato di tutto e ho saputo dirti solo che ti voglio bene. Tu mi hai lasciato parlare, poi finalmente ti ho detto quella parola che non riesco a dirti mai, ti ho detto: “Marco, io ti amo”. E allora tu mi hai interrotto e mi hai detto solo: “Ti prego, dammi ancora un po’ di tempo... non dire nulla... passo da te domani pomeriggio... adesso finiamola qui... non fare commenti, ti prego, passo domani, ciao”. E hai chiuso il telefono. Non ti ho richiamato, volevo mandarti un sms ma non l’ho fatto, avevo un bisogno disperato di sentire di nuovo la tua voce ma non ti ho richiamato. Le tue parole me le sono scritte immediatamente per non cambiare nulla e le ho rilette mille volte... evidentemente per te è difficile, a me sembra impossibile, ma per te è difficile. Marco, io ti starò vicino sempre, comunque. Richiamarmi oggi è stato un gesto d’amore. Ti amo, Marco, non posso vivere senza di te.

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