lunedì 14 gennaio 2008

GAY TRA PORNOGRAFIA E SUBLIMAZIONE

Accettarsi o non accattarsi? I lettori che commentano questo blog hanno una età media superiore ai 25 anni. L’osservazione induce a riflettere. Parlando con i ragazzi del blog, leggendo le mail che mi arrivano e dialogando con utenti di altre chat, sempre più o meno di età media intorno ai 25 anni, rilevo che, per moltissimi ragazzi, per le situazioni ambientali difficili, per l’educazione ricevuta e per tanti altri problemi, l’accettazione della omosessualità non è affatto una cosa facile. Una buona parte di questi ragazzi stenta a riconoscersi gay, tenta esperienze etero, evita di pensarsi in chiave gay e soprattutto sublima e trasforma le proprie pulsioni gay in cose che appaiano più accettabili e accessibili come le amicizie molto strette (best friend). Dall’esperienza delle chat rilevo che, in genere, per tantissimi ragazzi (non parlo dei ragazzi del blog che sono veramente un mondo a parte) la dissociazione dell’affettività dalla sessualità è piuttosto marcata. I riferimenti sessuali espliciti hanno la tipica connotazione linguistica della pornografia, sono troppi e inutili, come se parlare del sesso in termini para-pornografici semplificasse le cose. Con questi ragazzi un dialogo serio su temi riguardanti la sessualità non è nemmeno possibile. Ieri sera parlavo su C6 con un ragazzo di 22 anni. All’inizio si presenta in modo educato, mi dice nome e età, mi chiede la mia età, gliela dico, mi risponde dicendomi che mi vuole chiedere un consiglio, dice di non essere gay ma di essere interessato ad un ragazzo gay di 21 anni, cosa un po’ strana, poi mi chiede che cosa può fare per conquistare quel ragazzo. Gli dico che ci deve parlare, che lo deve conoscere meglio, ecc. ecc. poi, chiedendomi scusa per il linguaggio esplicito, mi dice che non ne è innamorato ma che il ragazzo ventunenne è bellissimo, di nuovo una strana osservazione per un etero, e mi spiega come aveva pensato di fare per conquistare il suo bel 21enne, ma in pratica descrive con garbo il tipico set di un film porno. Glielo faccio notare e comincia a spiegarmi quello che, secondo lui, vogliono veramente i gay! Lo fa in modo educato, ma sostiene che i gay pensano solo al sesso ecc. ecc., ed è convinto di quello che dice... A un certo punto gli dico esplicitamente che, secondo me, la sua educazione sessuale deriva solo dai film porno, poi gli chiedo che cosa prova per il ragazzo 21enne. Qui è imbarazzato, non sa che dire, ci mette un tempo lunghissimo a scrivere, cancella e riscrive più volte... poi mi scrive: “Ma tu mi vuoi fare dire che mi sono innamorato di un gay... ma no, non è così... io la ragazza ce l’ho, con lui è solo una cosa di sesso...”. A farla breve quel 22enne sapeva descrivere per filo e per segno senza alcun imbarazzo la scena di un video porno in cui avrebbe collocato il suo amico 21enne ma non riusciva ad accettare di volergli bene. Il 22enne, con ogni probabilità, era un gay ancora incapace di accettarsi (a 22 anni), trincerato dietro una maschera auto-difensiva di eterosessualità. Per questo ragazzo cercare di sedurre un ragazzo gay è possibile pur rimanendo etero. Una dimensione affettiva rifiutata si trasforma in sessualità immediata che, vissuta in un clima quasi di trasgressione porno, è comunque più facile da accettare. Per moltissimi ragazzi che leggono questo blog il meccanismo di non accettazione è esattamente capovolto, nel senso che è la non accettazione della dimensione sessuale esplicita del proprio essere gay che conduce ad interpretare l’essere gay in chiave non sessuale e addirittura a considerare la parola gay, i siti gay come questo, le discussioni serie sulla sessualità, cose non accettabili perché troppo scopertamente legate al sesso. Cerco di spigarmi meglio: i ragazzi che fanno ragionamenti di questo genere una pulsione sessuale gay la sentono eccome ma la realizzano solo nella masturbazione, vissuta tra l’altro con sensi di colpa. La loro sessualità, che comunque esiste, è razionalmente soffocata e rimandata in cantina... Mi capita talvolta, quando parlo con ragazzi molto giovani, di osservare che nei loro discorsi espliciti non c’è mai nessun riferimento al sesso, né diretto né indiretto, tutto resta nel vago di una dimensione affettiva molto intensa ma, almeno dichiaratamente, molto poco sessuale. Talvolta chattare con questi ragazzi è estenuante perché si ha l’impressione che possano travisare completamente ogni riferimento al sesso. Mi spiego meglio, per questi ragazzi, parlare di sesso è così improponibile che chi ne parla, forse, ha delle finalità occulte ed è una persona della quale non ci si può fidare. Mi è capitato due giorni fa, al termine di una lunga chat di sentirmi dire: “Non sapevo che cosa aspettarmi... ma non mi aspettavo che si potesse parlare di sesso in questo modo, non mi era mai successo...” In sostanza il mio interlocutore aveva messo da parte il timore che prima o poi gli potesse arrivare chissà quale proposta oscena, cosa che in partenza considerava una ipotesi plausibile se non addirittura probabile. Ma torno al tema di fondo: ho letto diari estenuanti di amicizie amorose che sono durate anni, in quei diari mancava ogni riferimento esplicito al sesso che comunque aleggiava su ogni pagina. Ho sentito ragazzi palare dei loro amici con linguaggi che non si userebbero nemmeno per un amante dichiarato. Ho visto (forse anche in me stesso) gay che si sono innamorati di ragazzi etero per mettere da parte la sessualità esplicita. Ho letto centinaia di poesie d’amore piene di simboli dietro i quali era evidente un interesse che poteva essere solo sessuale. Ho visto ragazzi gay umiliarsi volontariamente di fronte a ragazzi etero implorandoli di essere amati, tutto questo al di fuori di ogni logica e di ogni lucidità, quasi questa sublimazione dell’eros gay lo rendesse in qualche modo più legittimo e più nobile. Eppure essere gay non è così difficile, è ammettere di esserlo che è difficile, è fare il grande balzo nel buio che è difficile e può essere veramente traumatico. Quando un ragazzo timido, abituato a vivere di masturbazione e di sublimazioni fa il salto nel buoi ed entra del mondo gay si aspetta un’accoglienza a braccia parte. Quello è un momento critico, perché quell’accoglienza non c’è quasi mai e il ragazzo che ha fatto il salto si sente, addirittura, molto più profondamente solo nel mondo gay che in quello etero. Noi gay non siamo diversi dagli altri, almeno sotto il profilo dell’egoismo, e dei problemi degli altri spesso ce ne infischiamo e sono proprio questi aspetti che possono congelare sul nascere gli entusiasmi di un ragazzo gay che con tanta fatica è riuscito a riconoscere in sé stesso quello che è veramente.

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