lunedì 21 gennaio 2008

QUANDO I CANI AIUTANO I GAY

Ieri sera ho avuto la fortuna di riuscire a parlare su msn con Gayproject. Mi ha fatto un gran bene e poi mi sono sentito molto sereno ma anche molto responsabilizzato. Ora con Francesca abbiamo deciso di portare un nostro contributo tematico al forum. Stamattina siamo andati insieme a portare a correre i nostri cani. E da lì è venuto questo spunto, anche perché ieri sera ne avevo parlato un po’ anche con Gayproject . Scivoliamo veloci via sul fatto che avere un cane è una responsabilità ed un impegno serio e sappiamo che siete troppo intelligenti per discutere di queste cose, ed eliminiamo subito il dubbio che qui si voglia parlare di avere un cane come surrogato affettivo che sia a me che sono biologo (anche se sfortunatamente al momento non lo faccio) e Frà che è veterinaria (e che per sua fortuna fa la veterinaria) ci fa un gran orrore. Un cane va trattato da cane e solo così senza umanizzarlo si può renderlo felice ed essere felici e soddisfatti pure noi. No, quello che noi volevamo dire sono altre due cose. La prima è che il doversi prendere cura di una creatura che dipende completamente da noi può essere a volte una vera e propria spinta al non rinchiuderci in noi stessi in un momento particolarmente difficile, se vogliamo una depressione che per noi gay, non mi piace molto usare questa etichetta ma almeno è sintetica, purtroppo è un evento molto frequente, perché ci costringe comunque a fuoriuscire da nostri pensieri per prestare attenzioni e cure ad un altro essere che non siamo noi o almeno anche solo ad uscire fuori casa per portare fuori il nostro cane a passeggiare e correre ed incontrare altri suoi simili per renderlo felice.
La seconda cosa è questa e la vedo con Davide. Lui è molto introverso e timido e con gli altri si imbarazza facilmente soprattutto quando li affronta da solo. Ma quando lui porta la nostra cagna al parco a giocare questi intoppi non ci sono più. Tra padroni di cani tutta l’attenzione, fateci caso, è focalizzata sul proprio e sugli altrui cani. Si ha un immediato e svagato argomento di dialogo e si instaurano facilmente dei rapporti umani se non almeno una bella chiacchierata. Ora non sto parlando di quelli che “usano” i cani per abbordare, e ce ne sono, parlo solo di persone che portano fuori il loro animale per piacere proprio e del cane. Anche a distanza di mesi a volte non ci si è ancora presentati e ci si individua con il nome del proprio cane. Davide torna a casa e mi dice sai il padrone di Molly mi ha raccontato, o la padrona di Winston dice …. o ancora Andrea di Sunny pensa … Io vedo chiaramente quando accompagno Davide al parco quanto lui sia a suo agio. Una volta ci hanno chiesto di chi era Nisa, la nostra cagna, e Davide ha detto Nisa è nostra. L’osservazione successiva è stata semplicemente che il ragazzo in questione si era accorto che quando Davide veniva da solo Nisa non lo sganciava mai ma di continuo tornava dopo una corsa a verificare dove stesse e si faceva fare una carezza quando eravamo assieme faceva la matta con gli altri cani e pure era disobbediente. Poi ha parlato di come anche in famiglia da lui il suo Sunny aveva un atteggiamento diverso con ogni componente. Dopo quella chiacchierata Nisa è diventata per Andrea e per altri che stavano ad ascoltare la Nisa di Davide e Federico. E scusate se come inizio è poco.
Mi piacerebbe sentire che ne pensate, che esperienze avete al riguardo su entrambi i punti e tutto quanto vi viene in mente.
Federico
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