mercoledì 19 marzo 2008

GAY AMICI

Ho esitato tanto prima di scrivere a Project, poi mi sono deciso, intanto per dire che questi blog e il forum non li leggono solo i ragazzi ma pure gli anziani come, che sono perfino più grande di Project ma poco poco. Di anni ne ho 59. Project lo sa che cosa vuol dire, quelli che sono ragazzi non lo sanno e magari pensano che a 60 anni è come a 20. Io scrivo per raccontare quello che m’è capitato tra capo e collo a 59 anni, una cosa molto bella in un senso e molto faticosa in un altro.
Io praticamente fino a 58 anni ho vissuto da solo. Ho un buon lavoro, negli anni mi sono comprato una casetta e stavo tranquillo. Gay sì ma non lo sapeva nessuno, proprio nessuno. Project lo sa, ai tempi nostri se ne parlava poco. A 54 anni ho avuto grossi problemi di salute e ho capito che cosa vuol dire essere gay quando stai male e hai bisogno degli altri. Io ho due fratelli e cinque nipoti, abitano tutti a Bari, come me, ma di me se ne sono fregati tutti, sono stato solo come un cane. Mio fratello grande che ha 62 anni l’unica volta che è venuto a trovarmi s’è messo a parlare col figlio di quello che dovevano fare di casa mia dopo che fossi morto io, perché loro pensavano che non potessi sentire, e invece io ho sentito... tutto ho sentito. Poi grazie a Dio sono riuscito a uscire dal malanno, che non ci credevano nemmeno o medici. M’avevano dato per spacciato e io me la sono vista proprio brutta ma poi, forse che m’hanno curato bene... insomma, a 58 anni io dal guaio ne sono uscito, faccio sempre i controlli, ma mi dicono che non ho più rischi di uno qualunque... prima pesavo 85 chili, dopo ne pesavo 66, però ero vivo e mi sentivo pure meglio.
Così a 58 anni la vita mia è ricominciata da capo e mi sentivo proprio forte, però solo ero prima e solo ero dopo. Al palazzo mio viene ad abitare un signore, uno che io non conoscevo, un bel signore, ma non giovane, sui 50/55 anni, vestiva molto di scuro, come se portasse il lutto. Io ho chiesto al portiere e m’ha detto che era un medico del Policlinico e che era rimasto vedovo da poco. Quando lo vedevo per le scale lo salutavo ma non avevamo confidenza, praticamente niente.
Una sera viene alla riunione di condominio e facciamo tardi, si mettono a discutere che non la finiscono più. Io ci vado ma solo per fare numero, non mi metto nemmeno a litigare con tutta quella gente che non paga nemmeno il condominio e ti dicono sempre che gli altri sono ladri. Io mi guardo a quel signore... quello non diceva una parola, stava lì solo a sentire, quella per lui, là, doveva essere la prima riunione di condominio. Passiamo la serata a aspettare che la gente si sfoghi un pochettino... non capiamo niente, né lui né io, e già mi riusciva simpatico, però sai, un vedovo... non è che mi ci potevo mettere a pensare sopra. Alla fine ci siamo presentati, sembrava proprio una brava persona.
Così piano piano quando ci si incontrava per le scale si diceva qualche parola in più, poi m’ha detto che faceva il medico e io gli ho raccontato della malattia mia, lui m’ha detto di portargli le carte a casa sua in serate che le voleva vedere. La sera ci siamo visti, e quello ne capiva proprio tanto, m’ha spiegato bene un sacco di cose e mi ha chiesto quale dottore mi aveva seguito e m’ha detto che era uno dei migliori e che lui lo conosceva benissimo e m’ha pure confermato che ne dovrei essere completamente fuori, io lo sapevo già, però una cosa del genere sentirsela dire ti fa sempre piacere. Gli ho chiesto della moglie e m’ha spiegato che per lei non c’era stato niente da fare. C’era una fotografia della moglie molto bella, una bella signora sorridente e poi ce n’era una di loro due a Vienna, con lo sfondo della cattedrale di S. Stefano. M’ha detto che era una foto di 25 anni prima, del viaggio di nozze. Gli ho fatto le condoglianze per la moglie e gli ho chiesto se aveva figli e m’ha detto di no e ha aggiunto: “Ma è una lunga storia...” Poi lui ha chiesto a me se avevo figli e io gli ho detto che non ero sposato e ci siamo lasciati così.
Insomma, piano piano tra noi s’è creato un certo rapporto, d’amicizia va’... io non è che mi potessi mettere in testa chissà che cosa, quindi diciamo che avevo trovato un amico, che era pure una cosa importante perché coi parenti miei avevo proprio tagliato tutti i rapporti... e un’amicizia così mi faceva piacere, un medico competente, una brava persona, uno dignitoso, non impiccione... mi dicevo che pure tra gli etero ci sta tanta brava gente... Io allora ancora lavoravo, non stavo in pensione come adesso, e tempo per pensare alle cose mie non ce ne avevo troppo, però questo signore mi piaceva molto, ma proprio come persona, una brava persona.
Poi viene a un’altra riunione di condominio, ci salutiamo e ci sediamo vicini ma l’amministratore non arriva e la gente si comincia a spazientire e una delle streghe del condominio viene dove stavamo noi e attacca una storia su due ragazzi che vivono al palazzo nostro. Quelli sono sicuramente due ragazzi gay, ma gente dignitosa, proprio bravi ragazzi, che io ne ho avuto subito simpatia, appena sono venuti a stare da noi e pure due bei ragazzi. La signora se ne esce con un: “Ma voi non l’avete ancora capito....” e il dottore le ha fatto: “Che cosa?” e lei: “Ma quelli sono due omosessuali...” e il dottore fa: “E allora?” La signora prova la filippica sulla morale del palazzo: “Ma pensa che quelli sono come noi? ...” ma il dottore risponde: “Signora quelli hanno gli stessi diritti che ha lei, tali e quali” E a me m’è venuto da pensare che la signora diceva “quelli e noi”, il dottore diceva: “quelli e lei” e non è per niente la stessa cosa: il dottore non si metteva proprio nella categorie della signora pettegola, nemmeno dall’altra parte, ma nella categoria della signora no! Per lui la distinzione tra noi e loro non funzionava.
Una cosa del genere non era indifferente però quello era vedovo e a casa sua c’erano le fotografie della moglie e del viaggio di nozze, però c’era pure il fatto che non avevano figli e lui aveva detto che il fatto di non avere figli era “una lunga storia”. Mi sono fatto coraggio e alla fine della riunione gli ho detto che m’era piaciuto moto come aveva risposto a quella signora e lui m’ha detto che quei poveri ragazzi li dovevano lasciare in pace che quelli si devono vivere la vita loro come si deve. Gli ho detto che per quei due ragazzi avevo molta simpatia e lui m’ha risposto senza esitare: “anche io!”
Qualche giorno dopo è capitato che io stavo parlando col dottore nell’androne del palazzo (allora ancora ci davamo del lei) e quei due ragazzi sono entrati. Li abbiamo salutati, ma è stato un momento particolarissimo, abbiamo avuto l’impressione nettissima che i ragazzi avessero una simpatia per noi, è stato proprio uno scambio di sorrisi, una cosa molto particolare, poi loro sono saliti e io sono rimasto col dottore a parlare ed è stato là che il dottore m’ha detto: “Ma perché non ci diamo del tu?” e abbiamo fatto le presentazioni, dieci minuti dopo m’ha chiesto se m’andava di cenare da lui quella sera o il giorno appreso. Io ho detto di sì e alle otto stavo da lui.
Piano piano abbiamo preso l’abitudine che lui veniva a cena da me un sabato sera e io da lui il sabato appresso. Quando mi vedeva per le scale mi diceva: “Ci vediamo sabato” e io il sabato l’aspettavo. Così, a scambio di visite e di inviti a cena siamo stati quasi sei mesi, poi è successo un fatto nuovo.
Una sera vado da lui, ormai c’era una certa familiarità... e mi dice che mi vuole fare una domanda, premette che se voglio posso benissimo non rispondere ma ci terrebbe moltissimo a una riposta sincera, e mi chiede perché non mi sono sposato. Il mi sono sentito in imbarazzo, lui se n’è accorto e mi ha detto: “Scusa... allora te la dico io una cosa, io sono gay”. Beh... ci sono rimasto di sasso. Una cosa simile non me la sarei mai aspettata... c’è stato un silenzio lunghissimo, non sapevo proprio che cosa fare, io di me non l’avevo mai detto a nessuno ma non potevo non rispondere e non lo potevo nemmeno imbrogliare, dopotutto lui aveva rischiato moltissimo. Insomma dopo parecchi secondi che non dimenticherò mai gli ho setto: “Pure io sono gay...” Ha tirato un profondissimo respiro di sollievo, si vedeva che doveva avere passato dei momenti di ansia terribile... Poi mi dice: “Adesso mettiti a tavola e mangiamo, dopo ti racconto tutto..."
Dopo cena ci sediamo in salotto e mi racconta la sua storia. Si era sposato a 25 anni, la moglie non sapeva che era gay perché lui non glielo aveva detto e pensava che la cosa l’avrebbe comunque superata ma per lui un contatto sessuale con la moglie era una cosa innaturale, qualcosa di strano alla quale non si sentiva affatto portato, ma la moglie di lui era innamorata realmente e anche lui le voleva bene ma in un latro modo. Lei avrebbe potuto chiedere l’annullamento del matrimonio ma non voleva mettere il marito in difficoltà e poi lo amava. In sostanza hanno passato insieme più di 25 anni di una vita matrimoniale che era in pratica un bel rapporto di amicizia. Lui parlava con la moglie delle sue fantasie gay che però restavano sistematicamente fantasie un po’ perché lui non voleva compromettersi e un po’ perché il rapporto affettivo con la moglie aveva finito per essere una cosa veramente seria.
Quando sono tornato a casa mia mi sentivo stranissimo, non facevo che pensare a tutto quello che mi aveva detto lui, pensavo a che cosa sarebbe successo dopo ma, ve lo devo dire subito, non è successo niente di quello che voi potreste aspettarvi. Non so nemmeno dire se mi sono innamorato del dottore o se lui s’è innamorato di me, francamente non abbiamo mai avuto rapporti sessuali, in primo luogo perché lui non era affatto incline a queste cose e in secondo luogo perché non era quello il tipo di attrazione che provavo verso di lui. Però a nostro modo ci amiamo e ci vogliamo bene. Non so se a voi questa sembra una storia gay o un’assurdità, perché mi rendo conto che qui ci manca il finale della favola, però le cose sono andate proprio così.
Però c’è stato un momento in cui mi sono sentito molto in difficoltà. Una sera mi dice: “Ti dispiace se la prossima volta da me non siamo soli?” Gli dico che possiamo benissimo vederci un altro giorno, ma mi risponde che ci tiene moltissimo che io ci sia. Io chiedo: “Ma chi è?” e lui mi dice che è una sorpresa. Io non ho la faccia di dirgli di no ma temo che lui mi voglia presentare qualcuno e sono molto imbarazzato... anzi, diciamo la verità, sul momento l’ho proprio odiato per questa proposta. Mi si era squalificato di colpo, non lo stimavo più, mi chiedevo come avessi potuto perdere tempo appresso a un individuo così grossolano, come avessi fatto a non capirlo fin dall’inizio. Nei giorni successivi mi accennava sempre a sabato e mi irritava moltissimo.
Finalmente sabato arriva. Mi vesto bene perché so che ci saranno ospiti e mi presento a casa sua. Mi fa sedere, mi dà un aperitivo, poi suonano, io sento salire una specie di fastidio per la recita che sta per cominciare... poi mi vedo i due ragazzi del quinto piano, mi giro verso di lui con uno sguardo che diceva tutto. Posso solo dire che è stato uno dei giorni più belli della mia vita. Che ragazzi erano quelli! E come ci si stava bene! ... Adesso voi mi potrete dire che la cosa vi sembra strana però questi sono momenti di felicità che non si dimenticano più.... Anche questo è essere gay.
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Se volete, potete partecipare alla discussione su questa testimonianza aperta nel Forum di Progetto Gay:
http://progettogay.forumfree.net/?t=26211435

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