mercoledì 3 settembre 2008

AVVICINARSI DA ADULTI ALLA SESSUAITÀ GAY

Il presente post è dedicato alle persone che si sono accettate come gay in età adulta o si stanno avviando in quella direzione.

Nella mia attività di colloquio in chat sul tema della omosessualità e dell’orientamento sessuale, mi capita diverse volte di incontrare ragazzi non più giovanissimi, tra i 30 e i 40 anni, che si riconoscono gay in età pienamente adulta. Situazioni del genere si presentavano prima sporadicamente ma ultimamente non è più così e, tra le persone che mi contattano, i 30/40enni che escono da lunghi e faticosi percorsi di riconoscimento del proprio orientamento sessuale, tendono a diventare una percentuale consistente, in torno all’8-10%. A tutta prima l’idea che un ragazzo di oltre 30anni non si sia accettato come gay non sembra molto credibile perché in genere anche i ragazzi che provengono dalla eterosessualità finiscono per accettare l’identità gay intorno ai 21/22/23 anni. Esistono però situazioni in cui il processo di accettazione della identità gay si blocca sul nascere sia nel caso che ci siano state che nel caso che non ci siamo state esperienze affettive e sessuali etero.

Vale la pena di sottolineare un particolare importante. Nella quasi totalità dei casi i ragazzi che si riconoscono gay dopo i 30 anni sono pienamente consapevoli da moltissimo tempo del loro orientamento sessuale, intendo dire che, a differenze dei ragazzi che terminano il loro processo di accettazione a 21/22 anni, non si sono mai considerati veramente etero. Un ragazzo che si riconosce gay a 20/21 anni può essere stato profondamente innamorato di una ragazza e può essersi sentito etero nel senso vero del termine, cioè può avere anche desiderato sessualmente delle ragazze masturbandosi pensando a quelle ragazze, il che significa che l’orientamento sessuale di quel ragazzo aveva tutti i caratteri di un orientamento eterosessuale, che dopo si è scoperto inconsistente ma che di gay non aveva nulla; in sostanza questi ragazzi sono inizialmente inconsapevoli della loro vera sessualità e il loro comportarsi come etero non è una finzione, quando però si accorgono che quella non è la loro vera sessualità cercano inizialmente di reprimere la sessualità gay anche avviando relazioni etero, ma il tentativo non consiste mai in una repressione violenta della propria sessualità, perché le fantasie gay spesso non sono represse e questi ragazzi si masturbano pensando ai ragazzi, senza nessun senso di colpa, questi ragazzi, in fondo, sanno già, più o meno chiaramente, che finiranno per accettarsi come gay e il problema, più che interno alla persona, è di tipo sociale e familiare. I ragazzi che si riconoscono gay in età adulta (30-40 anni) anni, invece, nella grande maggioranza dei casi, sono consapevoli del proprio orientamento sessuale fin dall’inizio e lo reprimono, ma il livello di repressione non è analogo a quello dei ragazzi che mettono in conto la possibilità di accettare l’identità gay, se la riconoscono come la propria. Questi ragazzi tentano letteralmente una distruzione della loro sessualità che può operare a due livelli, uno esterno che si manifesta in atteggiamenti senili, nel sistematico sviare ogni argomento che rimandi in qualsiasi modo alla omosessualità, nell’usare abbigliamento molto serio, o addirittura formale anche quando non è assolutamente necessario, nel moderare il linguaggio escludendo ogni possibile riferimento sessuale. Spesso questi atteggiamenti si accompagnano ad una tendenziale riduzione dell’attività sessuale che, ovviamente, è vissuta quasi esclusivamente a livello di masturbazione. La masturbazione è disturbata da sensi di colpa, da iterati tentativi di smettere o di viverla solo a livello fisico senza nessun coinvolgimento della fantasia, dato che si tratterebbe di fantasie gay. Talvolta emerge un tentativo di sessualità etero alla base del quale c’è però la piena consapevolezza che non è quello che si vuole. Questi ragazzi vivono il sesso etero come una specie di male necessario se si vuole esorcizzare l’idea di essere gay, se non addirittura come una forma di violenza autoimposta. La conseguente dimensione di frustrazione sessuale è profonda sia a livello di masturbazione che a livello di rapporti eterosessuali, quando ci sono. Devo sottolineare che questi ragazzi non fingono di reprimersi ma lo fanno veramente e in modo violento al punto di manifestare segni di depressione. Vedono il futuro nero, sono portati a sopravvalutare la situazione di disagio in cui vivono, considerandola tragica, vivono le amicizie solo in modo formale e quindi non hanno amici. Se l’educazione ricevuta, il clima sociale in cui sono inseriti e alte circostanze contribuiscono ad appesantire la situazione, lo stress diventa fortissimo, ma quando il disagio è, o appare, insostenibile, arriva, finalmente, in parecchi casi almeno, l’idea di “rompere il cerchio” e di uscire dal meccanismo perverso dell’autorepressione. Questi ragazzi cominciano a cercare qualcosa di gay in internet ma, lo devo sottolineare, in genere non cercano sesso ma tentano di esplorare il mondo gay per capire se in quel mondo c’è un posto “dignitoso” anche per loro. La parola “dignitoso” è fondamentale, perché questi ragazzi sono spesso profondamente scoraggiati, per loro, venire a contatto con il mondo gay non è affatto un’esperienza facile e per accettare l’idea devono vincere remore profonde. Se questi ragazzi si sentissero respinti dal mondo gay al momento del primo approccio con questa realtà, finirebbero per tonare in un meccanismo perverso di repressione-frustrazione. Quello che cercano è la “normalità gay”, vogliono capire se il mondo gay sia compatibile con una vita normale. Questi ragazzi del mondo gay non sanno nulla, lo vedono con timore ma anche con infinita curiosità. Va detto che quando un ragazzo 30/40enne si iscrive ad un forum come Progetto Gay o entra nella nostra chat e avvia un discorso serio, quel ragazzo è già fuori dal guado e il problema più grosso lo ha sostanzialmente risolto da sé. Quando incontro ragazzi in queste situazioni mi rendo conto che per loro l’esigenza assolutamente prioritaria è quella di poter parlare, perché questi ragazzi si ritengono spesso dei casi limite, dei casi unici e valutano i loro comportanti come segno di un fallimento totale della loro vita. I colloqui con questi ragazzi sono una cosa serissima, si tratta di adulti che stanno cercando una loro strada e che lo fanno in totale onestà. Il dialogo parte lentamente ma è autentico, non reticente, e col passare delle ore si manifesta un calo dei livelli di ansia. Per questi ragazzi, sentirsi dire: “Tanti ragazzi vivono esperienze del tutto simili alle tue” è una rivelazione. Tendono a creare un rapporto di amicizia e, per la prima volta, vedono la realtà del mondo gay e si possono rendere conto che non c’è nulla di patologico, che essere gay non ha nulla di eccessivo e che, in buona sostanza, un posto per loro in una dimensione gay sera c’è eccome. Trattandosi di adulti, il discorso su temi strettamente sessuali è piuttosto facile e questi ragazzi nel poter parlare “seriamente” della loro sessualità provano un senso di liberazione notevole. Non si tratta di temi tabù ma di temi che riguardano la vita di tutti. Ciò che in genere mi colpisce di più nei contatti con questi ragazzi è il tono depresso e la lentezza nell’aprire un varco alla speranza. La proiezione verso il futuro è assente o debolissima, la fiducia in se stessi è minima, la paura, ormai non di essere gay, ma di vivere la propria identità è spesso angosciosa, il bisogno di incoraggiamento si avverte fortissimo. Si tratta di ragazzi che stanno vivendo una vera e propria rinascita e il processo è traumatico. Parlare con questi ragazzi è gratificante perché si costruiscono dei rapporti di vera e seria amicizia, il confronto è leale e il dialogo autentico. Per questi ragazzi avere amici gay seri è importantissimo perché con loro possono trovare una possibilità di confronto su tematiche gay. Chi si sente gay, ormai senza problemi, tende a sottovalutare le difficoltà che questi ragazzi devono superare anche per il fatto che si tratta di adulti, cosa che però in questo caso non rende affatto le cose più facili. Quando questi ragazzi hanno riguadagnato un po’ di fiducia in se stessi e nel futuro, si apre davanti a loro un nuovo capitolo, che non è più quello dell’identità gay, ma quello dell’approccio alla sessualità gay. In genere in questa seconda fase si manifestano le vere debolezze di questi adulti per i quali in sostanza la sessualità gay, come cosa possibile, è una scoperta recente. Non è facile trovare l’equilibrio nelle cose del sesso, e persone che si sono represse in modo drastico per anni si fanno prendere facilmente dall’idea del “tutto e subito” e, paradossalmente si sentono attratte dai siti di incontri e dalle chat che sembrano offrire in tempi rapidissimi un modo per risolvere il problema. Il rischio di queste cose consiste nella dissociazione tra sessualità e affettività e nella riduzione dell’essere gay al praticare il sesso “come si crede che facciano i gay”. Si affacciano a questo punto discorsi che si sentono anche in altre situazioni, del tipo: “Visto che non potrò avere mai una vita affettiva come la desidero, almeno trovo una soddisfazione sul piano sessuale.” In questo discorso, in questa situazione specifica, come in tutte le altre situazioni in cui lo si sente, c’è una premessa sbagliata: “Non potrò mai avere una vita affettiva come la desidero”. Questa premessa è il segno evidente che chi la mette in campo non si è mai innamorato. Mi spiego meglio. Chi si è innamorato sa benissimo che innamorarsi non serve a realizzare i propri desideri ma a creare una comunicazione profonda con un altro individuo, nell’innamorarsi c’è un incontro di due persone, innamorarsi nel senso “reciproco” del termine significa provare la sensazione di essere finalmente in due. Chi non ha passato un’esperienza del genere manca di un elemento fondamentale e valuta l’amore in termini di soddisfazione individuale e non di altruismo, che è l’essenza dell’amore. Sembrerà paradossale ma un ragazzo 16enne che ha vissuto un innamoramento profondo vede il sesso con più maturità di un adulto che non ha mai conosciuto un vero innamoramento reciproco. L’ipervalutazione della sessualità, e per di più in chiave si soddisfazione individuale, è uno dei rischi più grossi della scoperta della sessualità gay in età adulta. Ma non voglio chiudere parlando di rischi. A che servono gli amici gay seri? Servono a creare un dialogo serio e un confronto aperto anche sui temi della sessualità perché lo scambio di esperienze aiuta a crescere e a vivere.

Se volete, potete partecipare alla discussione su questo post aperta sul Forum di Progetto Gay:
http://progettogay.forumfree.net/?t=31607531

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