martedì 4 novembre 2008

IMPRINTING GAY

28 ottobre 17.31 CARLO scrive:

Sai un mio amico ha un problema grave ormai cerchiamo tutti d aiutarlo ... vedi lui sin da piccolo ha avuto esperienze omosessuali a 5 anni, poi alle elementari, e poi a 14 anni ha avuto la sua prima strusciatina con una ragazza e dopo numerose esperienze con quest'ultima sa che gli piacciono le donne ... sul campo va meglio ma sulla masturbazione oltre al pensiero delle donne avverte un forte desiderio di masturbarsi su uomini ... io credo che cmq sia stato condizionato da fattori passati, esperienze omosessuali che cmq hanno contribuito a questo suo particolare orientamento ... cmq sia tutti siamo etero però in base al contesto sociale e a fattori, esperienze ecc. scegliamo un orientamento piuttosto che un altro ... quindi la sua dipendenza sessuale è molto forte ma e convinto d poterne uscire ... e quello che voglio sapere è questo ... se ne può uscire?????? mi chiarisci le idee???? sennò ci scappa un morto..
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In questo commento di Carlo sono sintetizzati molti elementi. Provo ad analizzarli in modo conseguente:

Si parte da un’affermazione secondo la quale “tutti siamo etero però in base al contesto sociale e a fattori, esperienze ecc. scegliamo un orientamento piuttosto che un altro”. Questa affermazione, che ha l’apparenza di un luogo comune di buon senso, contiene affermazioni totalmente gratuite. Non mi soffermo neppure sul “tutti siamo etero” che postula una fantomatica identità etero originaria, ma osservo che nessun gay direbbe di avere “scelto di essere gay”. L’identità gay non è affatto una scelta ma una realtà che spesso si fatica ad accettare.

Si parla di un bambino che ha avuto esperienze omosessuali a 5 anni e poi alle elementari. Dire che un bambino di 5 anni ha avuto esperienze omosessuali è probabilmente un modo improprio di esprimersi che potrebbe significare due cose completamente diverse, cioè che quel bambino ha sviluppato con altri coetanei attività esplorative della sessualità in età molto precoce oppure che quel bambino è stato oggetto dell’attenzioni sessuali di adulti. Le due situazioni sono intrinsecamente diverse. Al di là della terminologia si tratta, sia in un caso che nell’altro, di un problema estremamente serio. Le modalità della scoperta della sessualità e la sistemazione psicologica definitiva delle prime esperienze sessuali (imprinting sessuale) hanno sicuramente una importanza enorme nello sviluppo della sessualità adulta, questo significa che ci si può domandare se esperienze sessuali molto precoci possano essere determinanti nella definizione dell’orientamento sessuale. Avere riscontri oggettivi circa il fatto che l’imprinting sessuale possa essere determinante nella definizione dell’orientamento sessuale non è concretamente possibile. Ogni affermazione, sia in positivo che in negativo, resta quindi priva di verifica e in buona sostanza nulla più che un’affermazione di principio. Ciò che invece è possibile riscontrare è la percezione che l’adulto ha dell’imprinting sessuale come condizionante l’orientamento sessuale. In altri termini non possiamo dire se sia o meno condizionante ma possiamo verificare se sia o meno percepito come condizionante da parte dei singoli in un’età in cui l’orientamento sessuale è ormai definito (anche se talvolta non accettato).

Sulla base dell’esperienza devo osservare che ciò che emerge in chat è legato a situazioni di disagio più o meno grave; quanto non crea problemi non è in genere oggetto di colloquio. Poco importa ad un ragazzo gay se il suo orientamento sessuale derivi o meno da esperienze infantili se il ricordo di quelle esperienze non crea particolari problemi e se l’essere gay è un fatto ormai accettato. Qualora invece il ricordo risulti sgradevole, problematico e non tranquillamente archiviato nell’ambito di una sistemazione organica del proprio passato, oppure l’omosessualità sia vissuta con ansia o non sia accettata, allora per un ragazzo chiedersi se la sua omosessualità deriva da un imprinting infantile ha un senso preciso perché una domanda simile tende a identificare delle colpe dalle quali deriverebbe l’omosessualità. In pratica quando un ragazzo in chat tende ad indagare la propria sessualità infantile alla ricerca del “perché sono gay?”, in realtà si chiede “di chi è la colpa del fatto che sono gay?” Di solito non si identifica nessuna colpa quando l’imprinting sessuale è legato ad una esplorazione sessuale tra ragazzi più o meno coetanei, mentre la colpa viene chiaramente individuata quando l’imprinting sessuale è stato il risultato di un atto di volontà coscientemente compiuto da un individuo molto più grande. Frasi come “però lui non si rendeva nemmeno conto” oppure “però in fondo era un gioco” dimostrano come non sia un comportamento sessuale in sé ad essere considerato colpevole ma come la colpa venga legata alla consapevolezza piena di ciò che si fa e delle relative conseguenze. Il riconoscimento della colpa di un altro individuo crea in un ragazzo la coscienza di essere vittima di un comportamento colpevole altrui e lo spinge a collegare l’origine del proprio orientamento sessuale al fatto di aver subito il comportamento colpevole di un altro individuo (violenza fisica o psicologica o quantomeno strumentalizzazione cosciente), ciò crea grossi problemi circa l’accettazione della omosessualità la cui origine non è considerata spontanea ma è tendenzialmente individuata proprio nell’aver subito violenza. Certo di gran lunga meno complessi sono i problemi legati alla esplorazione sessuale tra ragazzi più o meno coetanei, che è vissuta come un momento di condivisione tra pari in un’atmosfera di morbosità sessuale infantile o preadolescenziale.

Non ha molto senso chiedersi se il fatto che un ragazzo giovanissimo abbia esperienze di esplorazione sessuale con altri ragazzi anziché con ragazze sia la causa del suo orientamento sessuale gay o se proprio perché originariamente gay quel ragazzo cerchi esperienze con altri ragazzi piuttosto che con ragazze, ma certo tra l’avere vissuto esperienze di esplorazione omosessuale infantile o preadolescenziale “fortemente connotate sessualmente” e l’orientamento sessuale gay sviluppato in età successive esiste quanto meno una correlazione statistica che non è tuttavia facilmente riducibile in rapporti di causa-effetto. La specificazione “fortemente connotate sessualmente” è fondamentale perché di norma l’esplorazione sessuale non ha un’autentica connotazione sessuale.

La sessualità preadolescenziale e adolescenziale si sviluppa sulla base di due elementi distinti e correlati:

1) Lo sviluppo sessuale fisiologico, cioè la maturazione sessuale fisica di un ragazzo.

2) Le cosiddette atmosfere (o aure) sessuali.

Le atmosfere sessuali sono percepite molto prima che se ne comprenda il senso in modo sufficientemente chiaro. In genere l’elemento fondamentale che connota come sessuale un comportamento è il tabù (questo non si fa!) che si manifesta sia in forma esplicita come divieto che in forma implicita come rimozione dell’argomento che non è mai preso in considerazione. La proibizione e il tabù caricano un oggetto o un comportamento di atmosfere sessuali, ovviamente la proibizione produce la necessità di superarla ma salvando comunque l’apparenza. Violare il tabù consacrato da un’atmosfera sessuale forte è visto come elemento di crescita che deve essere vissuto tra compagni, in modo segreto, non coinvolgendo il mondo degli adulti: è la cosiddetta morbosità sessuale pre-adolescenziale e talvolta adolescenziale: un contenuto affascina perché è proibito e la proibizione deve essere violata tra pari.

Ormai da diversi anni, mancando una vera educazione sessuale-affettiva, l’educazione sessuale dei ragazzi è totalmente delegata alla pornografia e i contenuti della pornografia sono i tipici tabù sessuali. Vedere insieme un film porno in età pre-adolescenziale ha una dimensione morbosa perché rappresenta la violazione condivisa di un tabù. La morbosità delle trasgressioni le rende momenti carichi di una intensità affettiva e sessuale molto forte, valga l’esempio dei comportamenti anche infantili di esplorazione reciproca della nudità dell’alto, dei primi contatti visivi e non solo con i genitali di un’altra persona, anche in età in cui erezione e eiaculazione sono ancora da scoprire.

In una società in cui non ci sono tabù sessuali connessi alla nudità, che è accettata come una cosa comune, la nudità perde il suo carattere morboso perché manca l’aura sessuale intorno ad essa. In epoche e in società diverse gli stessi fatti possono essere vissuti in modo morboso o addirittura senza alcuna implicazione sessuale a seconda dell’ambiente. Classico è l’esempio del nudo che ha subito nel corso della storia una progressiva liberalizzazione. Sottolineo un fatto paradossale il nudo per i gay ha normalmente una valenza molto meno morbosa che per gli etero. La segregazione per sesso, se toglie ai ragazzi etero la possibilità di vedere ragazze nude, per esempio in ambiente sportivo, offre invece ai ragazzi gay lo spettacolo comune della nudità di altri ragazzi. Per un ragazzo etero vedere una ragazza nuda è molto più difficile di quanto non sia per un ragazzo gay vedere un ragazzo nudo, di conseguenza il senso di trasgressione che prova un ragazzo etero nello spiare la nudità di una ragazza è più forte di quello che prova un gay nello spiare un ragazzo. Le attività sportive in comune, divenute estremamente diffuse, hanno praticamente tolto alla nudità di un ragazzo gran parte della morbosità che essa poteva rivestire in precedenza per un gay.

In età infantile e al limite pre-adolescenziale, quando la nudità non è esperienza comune, essa può rivestire caratteri di morbosità, ma da quando esiste un’attività sportiva in comune, diciamo dagli 11 anni in poi, la morbosità sessuale si manifesta in trasgressioni che vanno oltre la dimensione del nudo, si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di comportamenti esclusivamente imitativi dei modelli proposti dalla pornografia messi in pratica da ragazzi non sessualmente maturi. Questi comportamenti, col passare del tempo e con la maturazione sessuale fisiologica, assumono via vita, o possono assumere, una connotazione autenticamente sessuale. Tuttavia nella grande maggioranza dei casi l’esplorazione sessuale reciproca serve a dare a un ragazzo la dimensione della sua maturazione sessuale, la cui realizzazione è percepita tipicamente attraverso la crescita dei peli pubici e la dimensione del membro. I confronti sulla dimensione del membro in età pre-adolescenziale sono comunissimi e non hanno nulla a che vedere con l’omosessualità. L’esplorazione sessuale reciproca in buona sostanza non è neppure avvertita come una forma di imprinting sessuale perché in essa prevale l’elemento di ricerca della tranquillità in rapporto al proprio sviluppo sessuale.

Riassumendo, salvo rare eccezioni, l’esplorazione sessuale reciproca in età infantile o preadolescenziale non è generalmente caricata di valenze autenticamente sessuali e non è vissuta come imprinting sessuale e realisticamente non ha un peso nella determinazione dell’orientamento sessuale. Naturalmente, nei casi in cui l’enfatizzazione del contenuto sessuale è forte, queste esperienze possono essere vissute come un vero imprinting e in quel caso l’ipotesi che possano essere correlate, senza un preciso rapporto di causa ed effetto, con l’orientamento sessuale adulto è un’ipotesi realistica.

Nel caso in cui un ragazzo si senta vittima di interessi sessuali da parte di adulti gli eventuali contatti sessuali subiti non solo sono vissuti come un imprinting sessuale, ma come un imprinting negativo e violento. In questi casi, per i ragazzi che si scopriranno gay, l’accettazione della omosessualità sarà molto problematica perché sarà vista come esito di un imprinting violento del quale si è rimasti vittima e che ha interrotto e deviato il normale corso della maturazione della sessualità. Che ciò sia oggettivamente vero o meno poco conta perché è la percezione del fatto che crea il disagio.

Quanto al fatto riportato nel commento citato che un ragazzo al quale “piacciono le donne” provi forti desideri di masturbarsi pensando a uomini, sono portato a pensare, come ho detto più volte che si tratti di un ragazzo gay che tende a scappare dalla sua identità. Potrebbe anche avere un senso un’ipotesi di bisessualità basata sul fatto che il ragazzo si masturba sia penando agli uomini che pensando alle donne, che è una caratteristica della bisessualità non a periodi, ma il quadro complessivo e il “forte desiderio” di masturbarsi pensando agli uomini ricorda da vicino le situazioni tipiche dei ragazzi gay in fuga dalla omosessualità.

Se volete, potete partecipare alla discussione su questo post aperta sul forum di Progetto Gay:
http://progettogay.forumfree.net/?t=33871571

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