mercoledì 31 dicembre 2008

NON SO SE E QUANTO SONO GAY

Ciao Project,
stanotte poi non ho dormito. Penso che sarai stravolto anche tu, ma forse tu solo per le ore piccole, ma io proprio per la cosa in sé. Ho capito un sacco di cose e ho meno paura, non che mi sia passata, ma mi sembra più controllabile. Quando ti ho chiamato ero nel panico e pensavo che mi avresti fatto discorsi completamente diversi. Io l’idea fissa del coming out ce l’avevo in testa e anche l’idea di provare a stare con un ragazzo, volevo fare un passo definitivo, che non mi desse la possibilità di tornare indietro, volevo una certezza. In pratica queste cose le davo per scontate. Per uno come me che è stato sempre etero, almeno fino a sei mesi fa, ma proprio senza il minimo dubbio, puoi capire che cominciare a sentire interesse per i ragazzi, anche a livello fisico intendo, è stato sconvolgente. Io questa cosa l’ho combattuta con tutte le mie forze, perché fino a sei mesi fa con la mia ragazza ci stavo bene e la desideravo proprio, poi ho cominciato a provare altre cose ma non volevo, non capivo il perché, non ce n’era proprio nessuna ragione. Ti ho raccontato di quello che è successo in palestra il 4 luglio. Io ci andavo tre volte alla settimana e ormai eravamo tutti amici e nello spogliatoio ogni tanto si gioca un po’, anche giochi a sfondo sessuale, ma così, proprio tanto per giocare, cose che non mi avevano fatto mai nessun effetto. Io stavo lì con la massima indifferenza proprio come sempre, loro si sono messi a giocare e ho cominciato a sentire che mi veniva un’erezione, ma non era mai successo e non c’era niente di diverso da altre volte, eppure il 4 luglio è successo. Dopo la prima reazione di imbarazzo mi sono rivestito rapidamente e me ne sono andato via, in pratica sono scappato, quando sono uscito sentivo che dentro continuavano a scherzare e volevo tornare dentro però mi sono fatto forza e non sono rientrato, ma la pulsione di rientrare per assistere l’ho provata fortissima e l’erezione non mi passava. Ho dovuto usare la borsa come foglia di fico per non dare spettacolo all’uscita dalla palestra. A casa mi sentivo eccitato ma anche sconvolto perché era una cosa strana del tutto imprevista. Ho avuto l’impulso di masturbarmi ma non l’ho fatto e sono rimasto in mezza erezione per un sacco di tempo, ma non volevo che succedesse. Più resistevo più la cosa mi sembrava incontrollabile, come se una cosa esterna e sconosciuta avesse preso possesso di me. La sera non riuscivo a togliermi la scena dalla testa. È stata l’ultima sera da etero, diciamo così, con la mia ragazza, lei era contenta perché non mi aveva mai visto in quello stato ma io non pensavo a lei ma alla scena dello spogliatoio e quando l’abbracciavo immaginavo di stringere Marco ma lei non lo poteva sapere. Dopo l’ho riaccompagnata a casa e l’ho salutata come sempre, anzi forse con più entusiasmo del solito perché pensavo che solo lei mi avrebbe potuto tirare fuori dalla situazione nella quale ero finito. La notte ho dormito pochissimo e la mattina non ce l’ho fatta più emi sono masturbato pensando a Marco. C’era tutto un misto di desiderio e di rigetto. Mentre lo facevo provavo a spostare il pensiero su Sara e non era affatto un pensiero sgradevole, cioè Marco e Sara mi eccitavano tutti e due. Per un verso ero contento perché pensavo che la storia di Marco fosse solo una fantasia e mi dicevo che non ero gay, ma al momento dell’orgasmo stavo pensando a Marco, questo lo avevo notato e mi metteva in crisi. Con Sara ho preso tempo. Non ci siamo visti per una settimana, un periodo incredibilmente lungo usando il metro di valutazione di soltanto un mese prima. In quella settimana non sono andato nemmeno in palestra ma l’idea d Marco mi tornava in mente ossessivamente. Lui non mi ha visto in palestra e mi ha chiamato e anche solo il sentire la sua voce al telefono mi mandava in erezione, mi sembrava tremendamente sexy, cosa che prima non avevo mai pensato. Ho evitato di masturbarmi per cinque giorni poi il sabato Marco è venuto da me e siamo andati a fare due passi. Io andavo in erezione al solo sentire il suo calore vicino, voleva che andassimo al cinema a vedere non so che cosa, ma se mi fossi seduto vicino a lui non avrei potuto rialzarmi della sedia per l’erezione, e così non ci sono andato e la frustrazione è stata terribile. Marco mi diceva che mi vedeva diverso ma la sua presenza mi metteva a disagio anche se la desideravo tantissimo. In una situazione simile che fai? Molli la ragazza! Ma come stanno le cose glielo dici o no? Sono stato una giornata intera a pensarci. Sara non la potevo imbrogliare, lei a me ci aveva sempre tenuto moltissimo e che mi voleva bene lo vedevo, era proprio evidente. Domenica sera vado da Sara, usciamo, ce ne andiamo in un parcheggio fuori mano, dopo molto tergiversare le dico come stanno le cose. Prima è incredula, poi le racconto tutta la storia, mi sta a sentire con la massima attenzione poi mi prende la mano, la bacia, la accarezza, se la porta sul viso e io mi eccito in modo fortissimo. Abbiamo fatto l’amore in modo bellissimo, travolgente. Dopo le ho detto: “Mi sa che sono molto confuso.” Lei non ha commentato, mi ha solo baciato la mano come all’inizio. Ci siamo ridati appuntamento per la domenica successiva. La questione gay mi sembrava che non esistesse proprio più. Ero raggiante, problema superato! Ed era stato tutto facilissimo. Ho continuato a non andare in palestra per tutta la settimana e mi sono masturbato ripensando a come avevo fatto l’amore con Sara. La domenica successiva le cose con Sara sono andate di nuovo benissimo e le paure gay ormai erano archiviate, o almeno sembravano. Il lunedì vado in palestra. Tutto bene! Marco non c’è, sto perfettamente a mio agio. Gli altri ragazzi non mi interessano proprio, faccio pure da doccia, nessuna reazione. Dico a me stesso: “Scampato pericolo!” Il mercoledì però Marco in palestra c’è. Mi saluta con un abbraccio che mi imbarazza (Marco è etero, quindi tutta la storia della mia cotta, o quasi, è assolutamente unilaterale). Lo vedo entrare nello spogliatoio, sarebbe ovvio entrare insieme, come abbiamo sempre fatto, ma invento una scusa e non entro con lui, così, mi dico, evito del tutto le tentazioni. Il ragionamento sembrava giusto, ma se ero etero perché avrei dovuto evitare le tentazioni? Per un etero quelle tentazioni non ci sono proprio. Il mercoledì l’ho evitato, ma poi ci ho ripensato mille volte, mi tornava alla mente la scena dei giochi sessuali ma la cacciavo via cercando di pensar ad altro. Avevo pensato di non andare in palestra il venerdì successivo ma mi sembrava assurdo, mi dicevo che ci dovevo andare perché ero etero e non avevo nulla da temere, ma in realtà ci volevo andare per stare con Marco nello spogliatoio. Tra l’altro con Sara ero stato onesto ma con Marco non avrei potuto in nessun caso e mi sentivo proprio come un ladro o meglio come un guardone. Ho sempre fatto le cose pulite e il fatto di dover fingere non mi piaceva. Marco è un ottimo ragazzo e siamo amici da anni. Insomma, venerdì entro con Marco che è sempre stato disinibito e che si comportava come si era sempre comportato. L’erezione torna puntuale. Ovviamente per me niente doccia, resto seduto sulla panca dello spogliatoio ad aspettare che Marco torni dalla doccia. Vorrei guardarlo, ma ho paura che se ne accorga, allora non lo guardo, ma mi costa tantissimo. Solo uno sguardo rapidissimo per non dare nell’occhio. Non posso alzarmi per l’erezione. Marco si riveste e esce io resto lì. Lo spogliatoio era vuoto. Metto la testa sotto il rubinetto. Appena sono in condizioni passabili esco anche io. Marco sta al bar che mi aspetta, mi fa cenno, lo raggiungo, beviamo una cosa poi usciamo. Provo un forte desiderio che Marco non se ne vada e nello stesso tempo vorrei scappare via. Mi chiede cose cosa ho, mi dice che mi vede strano e che si poteva andare a prendere una pizza. Io accetto, andiamo in un locale all’aperto. Sara mi chiama, lui capisce chi è e se ne va dentro a ordinare per lasciarmi parlare liberamente. Sara mi chiede che sto facendo. Le dico che sto con Marco per una pizza. Lungo silenzio. Poi mi augura di passare una buona serata e mi saluta, nella sua voce si legge una certa preoccupazione o forse una delusione. Marco torna, parliamo del più e del meno, arrivano le pizze, il discorso non parte, gli dico: “Andiamo via, così parliamo un po’ in macchina.” Restiamo in macchina nel parcheggio della pizzeria. Dico a Marco che ho qualche preoccupazione per il mio rapporto con Sara e poi alla fine (io sono fatto così) gli racconto tutta la storia. Lui si gira verso di me e mi dice: “Se fossi gay anche io mi innamorerei di te, ma non sono gay.” Gli dico che lo so benissimo e che gli ho raccontato la storia per onestà. Restiamo a palare fino a notte alta e mi sento gay al 100%, ma dovrei dire che avevo l’impressione di sentirmi gay al 100% perché pensavo che stavo tradendo Sara o meglio avrei voluto lì anche lei, certe volte fantasticavo di avere loro due uno a destra e uno a sinistra, i miei due amori. Marco l’ha presa bene nel senso che ha continuato a telefonarmi ma in palestra non l’ho più visto, pensavo di dirglielo ma non l’ho fatto e avere perso questo aspetto del nostro rapporto mi è costato moltissimo. La domenica ho parlato con Sara. Lei pensava che il venerdì, con Marco, fosse finita a letto. Le ho detto che Marco sapeva e che anche lui mi voleva bene ma che la nostra era una storia platonica perché lui era etero. In realtà la storia era platonica solo dal lato di Marco, dal mio proprio no. La sera ho fatto l’amore con Sara, in modo meno convinto ma non era finzione. Ormai sono tre mesi che la cosa va avanti così. Forse sono innamorato più di Marco che di Sara, almeno sessualmente è così, ma mi masturbo pensando a tutti e due ma con Marco non ho nessuna possibilità e correrei dietro all’impossibile, con Sara è diverso, perché lei è innamorata di me e mi prede come sono e io in fondo ci sto bene. Traendo le somme ero arrivato a una decisione, quella di fare una scelta. Non mi piace non essere né carne né pesce, ecco perché l’idea del coming out e del provare con un ragazzo. E qui torno a te, Project, ci hai perso praticamente una notte intera ma qualche cosa ho capito. Mi hai fatto ragionare sulle conseguenze di un coming out sbagliato e penso che tu abbia ragione anche e soprattutto per il fatto che io voglio scappare da una situazione di incertezza e lo stesso vale per l’andare con un ragazzo. Un altro po’ e mi mangiavi ieri notte. Già, il problema non è andare con un ragazzo ma col ragazzo che ami, è vero, ma, sai, Project, io amo Marco e lo amerò sempre, anche se tu dici che prima o poi passerò oltre e penserò ad altri. E poi mi ha stupito l’idea che tu non dessi automaticamente per scontato che io fossi gay, mi hai detto: “Aspetta!” e mi hai fatto capire che non devo decidere niente ma accettare quello che sono, come dice Baldwin, che ti piace tanto. La storia l’ho riscritta qui un po’ per fare chiarezza dentro di me e un po’ per dirti grazie (se vuoi, pubblicala, tanto i nomi come avrai visto sono cambiati). Mi sento Meno frenetico (mi piace questa tua espressione) e penso che cercherò di ragionare e di capire bene come sono veramente prima di agire. Ieri notte c’è stata una cosa che mi ha dato un po’ fastidio ed era l’insistenza sul preservativo e sul sesso protetto. Io con Marco tanto non ci farò mai niente, quindi sono raccomandazioni inutili, però capsico il senso di quello che mi hai detto e adesso, a mente fredda, ti ringrazio. Ti farò sapere gli sviluppi, credo di avere ancora parecchie cose da imparare.

S. M.

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