lunedì 15 giugno 2009

GIOCO E SESSO GAY

Questo post è dedicato al rapporto tra il gioco e la sessualità e mira a mettere in luce il diverso significato del gioco sessuale in relazione all’orientamento sessuale delle persone coinvolte.
Un grandissimo numero di ragazzi, se non addirittura tutti, si sono ritrovati prima o poi a partecipare o ad assistere a episodi di gioco a sfondo sessuale cioè di gioco nel quale intervengono più o meno scopertamente contenuti sessuali o contenuti concernenti la nudità. Si parte da contenuti esclusivamente verbali, come nel gioco della verità su contenuti sessuali, e si passa per il contatto fisico non specificamente genitale, come nella lotta fatta per gioco che, per esempio al mare, fatta con addosso il solo costume, comporta un contato fisico molto diretto, e si arriva fino a giochi esplicitamente sessuali in cui è compresa anche la possibilità di toccarsi i genitali, oppure è previsto che uno dei partecipanti resti nudo alla fine del gioco (strip poker). Il gioco sessuale può essere non malizioso, cioè può nascere senza alcuna esplicita finalità sessuale, ma può anche essere programmato proprio al fine di creare un coinvolgimento sessuale. In alcuni casi il gioco sessuale rasenta il confine della violenza, quando cioè si tratta di giochi di gruppo imposti a una vittima non consenziente. È il caso del “fare la stira”, un gioco sessuale non privo di violenza che si praticava in ambiente scolastico o universitario nei confronti delle matricole o in ambiente militare, quando il servizio militare era obbligatorio, e consisteva nel denudare un ragazzo in gruppo, ovviamente contro la sua volontà, tenendolo fermo e impedendogli di difendersi, spesso gli altri ragazzi toccavano anche i genitali della vittima anche se in atteggiamento giocoso. La dimensione violenta era notevolmente attenuata dal’idea del gioco che accompagnava il rito e dal fatto che chi era stato vittima della stira poteva la volta successiva partecipare al gioco verso un altro ragazzo. Va sottolineato che questo gioco sessuale è caratteristico di ambienti esclusivamente maschili (caserme e classi scolastiche maschili). Oggi, con l’obbligo delle classi miste e anche delle squadre di educazione fisica miste, questi usi sono pressoché scomparsi. Tra i giochi al limite del gioco sessuale c’è il tickling, cioè il solletico, che comincia banalmente come un gioco ma consente a due ragazzi di familiarizzarsi con la reciproca fisicità e soprattutto abbassa la soglia delle difese e scioglie molto i comportamenti. Il riso diventa sfrenato e il contatto fisico si accetta in una dimensione di gioco e di divertimento. Non è affatto improbabile che un ragazzo gay vada in erezione trovandosi in una situazione simile, cosa che non accadrebbe con altrettanta facilità anche in situazioni esplicitamente sessuali. Il ridere è il cavallo di Troia della sessualità che permette ad un ragazzo di accettare in questo modo ciò che esplicitamente non accetterebbe. Attraverso il tickling e attraverso i giochi sessuali si manifestano spesso i primi segni di una sessualità gay in ragazzi che si sono ritenuti sempre etero. Tuttavia il partecipare a giochi sessuali tra persone dello stesso sesso non significa affatto che si è gay. In una classe maschile fare la stira era un tipico gioco sessuale etero. Sottolineo che non è la partecipazione al gioco sessuale che determina l’orientamento sessuale ma che a seconda dell’orientamento sessuale, la partecipazione al gioco sessuale è vissuta in modo totalmente diverso. I ragazzi etero, che partecipano a un gioco sessuale tra ragazzi dello stesso sesso, lo vedono come gioco, al massimo come gioco disinibito, ma non come attività sessuale, i ragazzi gay che partecipano allo stesso gioco lo vivono specificamente come un’attività sessuale. La differenza nel modo di partecipare si riverbera nel fatto che un ragazzo etero che ha partecipato a un gioco sessuale con altri ragazzi non ne caricherà il ricordo di valenze sessuali, cosa che invece farà il ragazzo gay. Il ragazzo gay farà di quel ricordo, che per lui è chiaramente un’esperienza sessuale, una fantasia masturbatoria forte e quel ricordo si stamperà in modo indelebile nella sua memoria.
La differenza nel modo di vivere la partecipazione al gioco sessuale da parte di un ragazzo etero e da parte di un ragazzo gay può creare grossi problemi e di fatto li crea nel caso in cui il gay si sia innamorato dell’etero e tra i due ragazzi l’atmosfera sia tanto disinibita da consentire di fatto giochi sessuali, cosa tutt’altro che rara. Ciascuno dei due proietta sull’altro il proprio modo di vivere il gioco sessuale, così l’etero pensa che anche per il suo amico il gioco sessuale sia solo un gioco senza vere valenze sessuali e in questa chiave si sente disinibito perché presuppone che l’altro ragazzo sia anche lui etero. Il gay interpreta la partecipazione al gioco sessuale da parte del suo amico etero come se fosse una vera e propria attività sessuale gay e comincia a lavorare di fantasia sul fatto che il suo amico dice di essere etero ma in realtà è un gay latente che prima o poi si accorgerà di essere gay perché “se uno partecipa a un’attività chiaramente sessuale con un ragazzo non può che essere gay”. Come è comprensibile questi tipi di proiezioni sull’altro del proprio modo di vivere l’esperienza del gioco sessuale possono creare attese, illusioni e successivamente cocenti disillusioni. Il gioco sessuale viene spesso usato dai ragazzi gay, consapevolmente o inconsapevolmente, come tentativo per coinvolgere un loro amico in una dimensione sessuale. Per un ragazzo gay è effettivamente molto difficile capire che un ragazzo etero vive un gioco sessuale in modo completamente diverso. In questo senso provare a coinvolgere un amico in un gioco sessuale non è assolutamente un sistema sensato per verificare il suo eventuale essere gay. Per capire se un ragazzo è gay c’è una sola strada, cioè parlare con lui in modo esplicito, cosa molte volte assai difficile se non impossibile, ma ricorrere a surrogati non espliciti del discorso diretto significa scegliere metodi del tutto inaffidabili.
Una caratteristica tipica dei giochi sessuali nei quali un ragazzo gay tenta di coinvolgere un suo amico per testarne l’eventuale omosessualità o per indurlo alla omosessualità, è costituita dalla gradualità che è una caratteristica tipica del gioco sessuale non spontaneo ma pianificato. In questa situazione, un ragazzo gay che non conosce l’orientamento sessuale del suo compagno cerca di coinvolgerlo dapprima in giochi in cui la dimensione sessuale sia poco evidente, se la risposta partecipativa dell’amico è spontanea, dopo un po’ di tempo, il ragazzo gay sperimenta un gioco in cui i contenuti sessuali sono più espliciti, se anche in questo caso la partecipazione dell’amico è spontanea diventa possibile programmare un altro passo in avanti verso una sessualità ancora più esplicita. Secondo il punto di vista del ragazzo gay, quando l’amico avrà accettato giochi scopertamente sessuali avrà con ciò stesso dichiarato la sua omosessualità. Questa strategia dei piccoli passi sposta sempre più avanti il limite che separa il gioco dalla sessualità. Non sono rarissimi i casi di ragazzi etero che accettino perfino di farsi masturbare dal loro amico che ritengono etero. Un fatto del genere viene automaticamente interpretato dal ragazzo gay come manifesta ammissione di omosessualità da parte del compagno. Questa conclusione deriva da un presupposto, che, cioè, ciò che conta per identificare un gay sono i comportamenti esterni, ossia che ci sono “comportamenti” tipicamente gay che un etero non metterebbe mai in pratica. In realtà l’esperienza insegna che per identificare un ragazzo gay bisogna conoscere l’interpretazione che egli dà dei comportamenti propri ed altrui. In altri termini non sono i comportamenti in sé che definiscono un gay ma le interpretazioni che quella persona dà di quei comportamenti.

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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul forum di Progetto Gay:

http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=23&t=290

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