domenica 29 marzo 2009

LE STATISTICHE SULLA SESSUALITA’ GAY

Ho appena pubblicato un foglio Excell contenete i risultati del sondaggio sulla sessualità gay attivato da Progetto Gay. La pagina Excell permette di avere un’idea assai più chiara sia rispetto alla pubblicazione anonima dei singoli moduli che rispetto del riassunto statistico per ogni singola domanda del questionario. La tabella appena pubblicata suggerisce molte riflessioni. Buona lettura:

http://spreadsheets.google.com/pub?key=p-wzI5KP1k9hRhIg-_ZKXRw&output=html&gid=0&single=true

Ricordo che per partecipare al sondaggio è sufficiente compilare un modulo online completamente anonimo, che potete trovare alla pagina:

https://sites.google.com/site/progettogay/gay-e-sessualita

Tutti i riferimenti ai sondaggi si possono trovare alla pagina:

https://sites.google.com/site/progettogay/servizi-di-progetto-gay

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Se volete, potete partecipare alla discussione in proposito aperta sul forum Progetto Gay:

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sabato 28 marzo 2009

AMO UN ETERO E LO SOGNO GAY

Ciao Project,
ho 22 anni e mi sento molto deluso dalla vita. Sono gay, lo so, ma mi sembra una specie di condanna, non dico per la cosa in sé e nemmeno perché devo sempre fare finta di essere etero, anche in famiglia, cosa che mi dà moltissimo fastidio, ma per il fatto che i miei amici etero possono stare con una ragazza in pratica quando vogliono mentre io non posso stare con nessuno. A 22 anni non ho mai avuto un ragazzo, non dico solo che non ho mai avuto rapporti sessuali ma nemmeno una carezza, nemmeno un bacio, niente! Che cosa conosco io della sessualità? Che cosa è cambiato da quando avevo 14 anni? In pratica non è cambiato niente e mi sento proprio uno che nella vita non combinerà mai niente, almeno da questo punto di vista. Penso che un ragazzo con me ci potrebbe stare veramente bene, penso che me ne innamorerei in modo totale, ma dove lo trovo un ragazzo che voglia stare con me? Ho letto sul tuo blog delle storie di ragazzi gay che si innamorano di ragazzi etero e sono felici così, in pratica senza sesso. Ma com’è possibile una cosa del genere? Quei ragazzi saranno solo frustrati. O sono così ipocriti da non dire nemmeno a se stessi che sono dei falliti o io vivo proprio su un altro pianeta. Ma come fai a vent’anni a fare finta di essere felice anche senza sesso? Non ha senso! Perché devo fare a meno della sessualità? Le seghe non mi bastano più, voglio un ragazzo vero. Project, questo non è un discorso volgare, ma perché io non posso vivere le cose che vivono tutti gli altri ragazzi? Solo perché le ragazze non mi interessano? Ma non è giusto! Certe volte per la strada vedo certi ragazzi da togliermi il fiato per quanto solo sexy e io mi devo girare dall’altra parte, devo fare finta che non mi interessano. Un ragazzo etero quando vede una ragazza che gli piace se la mangia con gli occhi, ma io non posso fare la stessa cosa se mi fermo a guardare un ragazzo quello si stranisce e allora non lo posso nemmeno guardare. Io lavoro fuori Milano e prendo il treno tutti i giorni. Una volta mi capita davanti un ragazzo splendido, io lo guardo, lui mi guarda, poi ho dovuto fare finta di dormire per tutto il viaggio perché quello stava cominciando a fare facce strane. E poi mi trovo le ragazze che mi fanno gli occhi dolci, tra l’altro non sarò bellissimo ma almeno passabile sono, e mi vengono appresso e non ne posso più perché mi asfissiano. Devo stare attento a quello che dico, devo dire bugie coerenti perché se no mi trovo in difficoltà. Se una ragazza con me ci prova (e succede spesso) devo cambiare discorso e quella ci resta male perché per lei è ovvio che è un rifiuto di lei come persona, ma non le posso dire: scusa sai, ma sono gay! Poi non sopporto le ragazze invadenti e quelle che ti vogliono toccare per forza, per loro è un gioco per me è proprio sgradevole, a una un altro poco le rompevo proprio un braccio. L’anno scorso mi sono iscritto a una palestra, c’erano veramente dei bei ragazzi e la tentazione dello spogliatoio era grandissima, ma in pratica ci sono andato solo due volte. La prima sono andato anche nello spogliatoio, la seconda ci volevo andare ma mi veniva un’erezione violenta e ci ho dovuto rinunciare. Ma te lo immagini, Project, che cosa provavo io a 21 anni a dover non andare più in palestra? Non è giusto! Era una spinta sessuale profondissima e nello stesso tempo non ci potevo andare. Ma perché no? Ma scusa, ma l’imbarazzo in effetti non sarebbe stato nemmeno il mio. Mi capita così … e allora? Ma perché devo rinunciare a una cosa che per me è eccitante per non dare fastidio agli altri? Comunque partita chiusa, quella almeno è chiusa. Non mi sono più iscritto. Ma ci sono tante altre cose che per me sono importantissime: fare due chiacchiere con un amico da solo a solo, proprio con una certa intimità, almeno a parole, oppure magari andarmene due giorni in montagna con un amico. Project, ma tu credi che queste cose siano possibili? Ma nemmeno per sogno! E poi, anche se volessi mettere da parte il sesso (e non voglio proprio) mi piacerebbe almeno potere avere amici gay come si deve, mi piacerebbe potere stare bene con loro parlando di tutto senza tabù e non pensare a cose assurde, cioè non avere paura di cose assurde, parlare proprio di come vivono loro, se lo hanno detto a casa, di come si sentono dentro. Ma perché due ragazzi etero si possono scambiare un po’ di confidenze intime e io non lo posso fare con nessuno? E mi fa una rabbia fortissima perché di ragazzi gay ce ne sono tantissimi e penso che a tantissimi di questi andrebbe benissimo tutto quello che ho detto, ci potrebbero stare benissimo pure loro e invece non succede niente e ce ne stiamo ognuno nel suo buco, rintanati ad aspettare chissà che cosa. Non solo non ho un ragazzo ma nemmeno un amico, uno come me, voglio dire. Insomma, ho provato a contattare qualcuno in chat quando non ce la facevo più, si attaccava a chiacchierare, apparentemente suonava tutto benissimo ma mi sembrava un copione imparato a memoria. Ho avuto praticamente sempre la stessa impressione che l’interesse per me ci fosse solo finché c’era l’ipotesi di finire a letto in poco tempo. Quando provavo a staccarmi un po’ e a rinviare sparivano. Se parlavo di cose mie nemmeno mi stavano a sentire, era tutto finalizzato a ottenere un risultato. Il giorno prima frasi d’amore bollente: “Tu non sei come gli altri!” il giorno dopo: “Vaffanculo! Stronzo!” solo perché non ci sono voluto stare. Adesso con quelle cose basta! L’idea di trovarmi un ragazzo solo per fare una scopatina mi è passata ma mi era durata un paio d’anni. Lo ammetto, anche solo sesso, mi sarebbe piaciuto. Mi aspettavo chissà che cosa, ma con certi deficienti è meglio non avere proprio a che fare. Ultimamente credo di essermi cacciato in un vicolo cieco. Ho un amico da tanti anni, chiamiamolo Marco. Marco mi ha voluto sempre bene e io a lui. Marco è etero, in pratica su questo non ho nessun dubbio. Bene! Se è etero, diresti tu, lascialo perdere perché etero è e etero resta. Lo so che è così, però, anche a livello sessuale, quello che provo pensando a lui è completamente diverso da quello che ho provato con i ragazzi della chat. Con quelli delle chat c’era un po’ l’interesse per la cosa in sé, di loro non me ne fregava proprio niente, con Marco c’è proprio un po’ a’more, anche sessuale. Praticamente quando mi faccio le seghe penso solo a lui ed è una cosa travolgente. È etero, ok, lo so, ma tanto non me lo tolgo dalla testa lo stesso, non ci provo nemmeno, tanto non ci riesco e almeno un po’ di amore anche sessuale me lo sogno, tanto posso solo sognarmelo. Marco mi vuole bene, ma la verità non posso dirla nemmeno a lui, rischierei di sconvolgerlo e almeno come amico voglio tenermelo caro. Project, ma che pensi? Sono incoerente? Me lo dicono tutti! Mi piace il sesso e mi innamoro di un etero! … però la vita è tutta una frustrazione, alla fine che si sogna a fare?

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mercoledì 25 marzo 2009

RAGAZZY GAY E ABUSI SESSUALI

Per cercare di affrontare in modo meno superficiale la questione degli abusi sessuali partiamo dal codice penale e cerchiamo di vedere in sintesi le nozioni penalistiche di:

1) Violenza sessuale
2) Atti sessuali con minorenne
3) Corruzione di minorenne
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VIOLENZA SESSUALE (da 5 a 10 anni di reclusione)

Perché si configuri una violenza sessuale si richiede costrizione a compiere o a subire atti sessuali con violenza o minaccia o abuso di autorità o delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa.
La violenza sessuale è aggravata (da 6 a 12 anni di reclusione) quando è commessa nei confronti di persona non ancora 14enne, oppure con l`uso di armi o di sostanze alcoliche narcotiche o stupefacenti o di altri strumenti o sostanze gravemente lesivi della salute della persona offesa, oppure da persona travisata o che simuli la qualità di pubblico ufficiale o di incaricato di pubblico servizio, oppure su persona comunque sottoposta a limitazioni della libertà personale, oppure nei confronti di persona che non ha compiuto gli anni sedici, della quale il colpevole sia l’ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore.
La violenza sessuale è ulteriormente aggravata (da 7 a 14 anni di reclusione) se il fatto è commesso nei confronti di persona che non ha compiuto i 10 anni.
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ATTI SESSUALI CON MINORENNE

Sono puniti con la stessa pena della violenza sessuale, anche in assenza di violenza o minaccia o abuso di autorità o delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa, gli atti sessuali con persona che al momento del fatto non ha compiuto i 14 anni o non ha compiuto i 16, quando il colpevole sia l’ascendente, il genitore anche adottivo, il tutore, ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato o che abbia, con quest`ultimo, una relazione di convivenza.
Non è punibile il minorenne che, in assenza di violenza o minaccia o abuso delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa, compie atti sessuali con un minorenne che abbia compiuto gli anni tredici, se la differenza di età tra i soggetti non è superiore a tre anni.
La pena è aggravata se la persona offesa non ha compiuto i 10 anni.
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CORRUZIONE DI MINORENNE (da 6 mesi a tre anni)

Si ha corruzione di minorenne quando si compiono atti sessuali in presenza di persona minore di anni quattordici, al fine di farla assistere.
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Se si pensa che la rapina è punita con la reclusione da 3 a 10 anni e che la violenza sessuale è punita con la reclusione da un minimo di 5 a un massimo di 14 se aggravata, si capisce che il codice penale intende sanzionare in modo molto netto la violenza sessuale. Le ragioni non sono solo da ravvisare nell’allarme sociale che quei delitti (si tratta di delitti in senso stretto) comportano ma nell’effettivo e grave danno provocato alla vittima. Danno che non è patrimoniale ma può condizionare spesso in modo pesantissimo la vita.

È chiaro che la violenza sessuale di gruppo o la violenza sessuale tramite costrizione fisica possono creare traumi profondissimi in chi le subisce proprio per l’elemento intrinsecamente violento che la caratterizza. Meno chiaro sembra a prima vista equiparare alla violenza sessuale gli atti sessuali con minore, anche in caso di assenza di violenza o minaccia, quando si tratti di minore infra-14enne o di minore infra-16enne e l’abuso si compiuto da familiari o dal tutore. Ma il legislatore ha inteso tutelare il minore non solo dalla violenza sessuale ma più specificamente da ogni forma di abuso anche non realizzato tramite violenza o minaccia.
Perché gli atti sessuali tra adulti non costituiscano reato si richiede il consenso dei partecipanti, detto consenso deve essere consapevole e libero. Il legislatore penale ha presupposto ex-lege che il consenso dell’infra-14enne o dell’infra16enne nei confronti del familiare non possa essere considerato valido proprio per la mancanza di piena consapevolezza e di libertà. La scelta del legislatore è l’unica compatibile con una tutela sostanziale del minore che non può dipendere dalla valutazione soggettiva del suo presunto consenso.
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Lasciamo da parte il codice penale. La violenza sessuale può essere considerata:

1) dal punto vista dell’autore
2) dal punto di vista della vittima

Per quanto riguarda il punto di vista dell’autore si apre un enorme capitolo legato alla pedofilia, alla sua valutazione penale e psicologica e al come prevenirla e superarla. Mi limito a due sole osservazioni:

1) La maggior parte degli atti sessuali pedofili (su infra-14enni) avviene in ambiente familiare da parte di genitori, zii e amici di famiglia, e già questo fatto li rende assai difficilmente perseguibili perché i responsabili sono proprio le persone che dovrebbero prendersi cura del minore.
2) La maggior parte delle persone che mostrano tendenze pedofile hanno subito a loro volta atti di violenza sessuale o di pedofilia.

Ma fermiamoci sui problemi connessi alla violenza sessuale o agli atti sessuali su minori dal punto di vista della vittima e in particolare sui ragazzi che manifesteranno poi un orientamento sessuale gay.

Gli atti sessuali su minori sono molto più comuni della violenza sessuale vera e propria. Parlando in chat con i ragazzi non è raro incontrare ragazzi che abbiano subito una vera violenza sessuale ma è addirittura frequente incontrare ragazzi che, ben prima dei 14 anni, siano stati coinvolti in attività sessuali con adulti o con ragazzi decisamente più grandi di loro. Si tratta quindi di fattispecie penalmente sanzionate, ma spesso queste cose sono realizzate con familiari o con ragazzi più gradi, con i quali si crea un clima giocoso, le attività sessuali sono vissute dal minore appunto come un gioco e la consapevolezza di quello che è accaduto sopravviene molto tempo dopo i fatti. Quei fatti però si stampano nel cervello dei ragazzi che li hanno subiti e sono il loro vero imprinting sessuale.

Se poi si tratta di atti violenti o peggio di violenza di gruppo il trauma può essere gravissimo. I ragazzi che hanno subito ripetutamente una penetrazione violenta anche da parte di più persone finiscono per associare in modo molto stretto sesso e violenza cosa che crea enormi complicazioni nell’accettazione della loro sessualità.

Un ragazzo che abbia partecipato ad attività sessuali con un uomo adulto in età molto giovane, se arriverà a vivere una vera sessualità etero esclusiva, la vivrà anche come superamento del ricordo di quei fatti e in sostanza la sessualità adulta etero non ne sarà condizionata in modo veramente pesante. Quando invece il ragazzo che ha avuto esperienze sessuali con un uomo adulto quando era giovanissimo, nel crescere, avvertirà pulsioni omosessuali le vivrà male perché le interpreterà non come una sua esigenza spontanea ma come qualcosa che si è introdotto nella sua mente proprio a seguito dell’abuso subito. I ragazzi che hanno subito abusi sessuali proveranno in genere un forte rifiuto della loro identità gay.

I ragazzi che in assenza di violenza o di abusi a sfondo omosessuale si sarebbero identificati spontaneamente come gay, a seguito degli abusi sviluppano delle forme di “eterosessualità di fuga”. Si tratta in realtà di allontanarsi il più possibile dal ricordo della violenza o degli abusi e, siccome si è subito un abuso da uomini, la fuga verso l’eterosessualità è la strada maestra. In sostanza l’imprinting sessuale legato all’abuso (imprinting di rimozione) finisce per agire in senso opposto rispetto al comune imprinting sessuale. L’imprinting sessuale in genere induce a una sessualità imitativa, quello connesso a un abuso induce a una vera rimozione delle forme di sessualità ritenute in qualche modo affini all’abuso subito.

In genere l’orientamento sessuale profondo emerge anche se c’è un imprinting di rimozione, anche se emerge in modo più problematico e conflittuale e più tardivamente. È qui che si inserisce il problema della masturbazione. Come è noto le fantasie masturbatorie sono il principale indice dell’orientamento sessuale, al di là dei comportamenti nei rapporti di coppia. In genere, di norma, se non ci sono interferenze esterne pesanti, l’orientamento sessuale si manifesta chiaramente già dalle prime masturbazioni, non cambia nel corso della vita ed è nella grande maggioranza dei casi tendenzialmente univoco: o eterosessuale o omosessuale. In presenza di forti pressioni ambientali verso l’eterosessualità o di imprinting eterosessuale l’orientamento sessuale di fondo emerge più tardi, anche a 18/19 anni e in via graduale, in un breve periodo 2/3 anni, l’orientamento sessuale si stabilizza. Per i ragazzi che hanno subito abusi le cose sono meno facili, hanno avuto un imprinting sessuale gay ma connesso all’abuso e quindi tentano di rimuoverlo e per l’altro verso, avvertono le pulsioni della loro sessualità gay emergente e cercano di sublimarle o di reprimerle. Questi fenomeni, che condizionano lo sviluppo libero della sessualità, si manifestano attraverso una masturbazione non legata a fantasie esclusivamente etero o esclusivamente gay e lasciano i ragazzi nell’incertezza del loro orientamento sessuale, talvolta i ragazzi si identificano come bisessuali. In questo caso non è neppure il tempo che può risolvere il problema, è necessario staccate la sessualità gay da un ricordo negativo e ancorarla a una esperienza positiva. L’evento che porta alla soluzione del conflitto è l’innamoramento, specialmente quando si tratti di un innamoramento di tipo profondo con coinvolgimento sia a livello affettivo che a livello sessuale. Se il ragazzo si innamora, la sua masturbazione gay si stacca dal ricordo degli abusi e si lega al nuovo oggetto d’amore e in questo senso perde la sua problematicità. Per un ragazzo masturbarsi pensando al suo oggetto d’amore è assolutamente spontaneo e questo fa cadere piano piano il rifiuto della identità gay. Se poi all’innamoramento corrisponde dall’altra parte una risposta affettiva seria, anche non sessuale, il trauma dell’abuso si può considerare superato perché l’identità gay comincia ad essere vissuta come un valore.

Vorrei fare un’osservazione, ho conosciuto diversi dei ragazzi gay che hanno subito abusi, parlo soprattutto di abusi ripetuti o di vera violenza, e hanno raggiunto ottime posizioni sociali. In sostanza, la rimozione della sessualità gay, che nei casi peggiori può durare fin dopo i 30 anni, e la concreta impossibilità di partecipare profondamente a una relazione etero “di fuga” induce questi ragazzi a sublimare la sessualità e a dedicarsi in modo molto serio allo studio e alle attività professionali che sono un vero valore compensativo. La sessualità è ridotta alla masturbazione episodica e essenzialmente fisica, che crea indubbiamente molti meno problemi di una sessualità di coppia. La sublimazione delle energie sessuali verso le attività professionali, se per un verso complica e rallenta la maturazione psico-affettiva di questi ragazzi, per l’altro li gratifica e li compensa in modo non banale. Si tratta già comunque di una reazione positiva e concreta all’idea che aver subito abusi possa condizionare la vita e quasi distruggerla. L’autostima a livello sociale aumenta in modo netto anche se la sessualità-affettività resta in questi casi il grande rimosso che prima o poi bisognerà affrontare. Tuttavia essendo di fatto mancata la maturazione psico-affettiva adolescenziale, il ragazzo si trova ad affrontarne le tappe ad un’altra età, anche oltre i 30 anni, e deve imparare tutto da sé: deve capire che cosa vuole realmente e che la sessualità non è una scelta ma un dato di fatto con precise basi di carattere psico-fisiologico, deve capire che per un gay un rapporto con una donna, a livello sessuale, è possibile ma non è gratificante, che la sessualità e l’affettività sono cose complementari ma diverse. Quanto più pesante è risultato a livello soggettivo l’abuso subito, tanto più marcata è la spinta verso una sessualità etero di fuga e quindi verso la sublimazione della sessualità nell’attività professionale, non risultando la sessualità etero realmente soddisfacente. In buona sostanza i ragazzi che hanno subito abusi vissuti molto male si trovano a vivere in età decisamente adulta le esperienze dell’adolescenza gay, come il tentativo di fuga nell’etero o i sensi di frustrazione per una cotta verso l’amico etero. Queste cose possono andare avanti per anni ma poi, inevitabilmente, si arriva alla presa di coscienza del proprio vero orientamento sessuale.

Certo è che, se è comunque difficile per un ragazzo gay accettare la propria identità, lo è certamente di più per un ragazzo che abbia subito abusi. Il sostegno psicologico, in questi casi, può facilitare di molto il superamento del disagio.

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lunedì 23 marzo 2009

RAGAZZI GAY TRA DUBBI E INDECISIONI

Questo post è dedicato ai dubbi e alle indecisioni dei ragazzi gay, non ai dubbi circa l’orientamento sessuale ma ai dubbi che assalgono i ragazzi quando si apre concretamente davanti a loro la prospettiva di una vita di coppia.

Il sogno di un ragazzo gay è non solo la reciprocità dell’innamoramento ma trovare nel proprio ragazzo un appoggio, uno stimolo a superare in concreto situazioni che da soli è difficilissimo superare. Devo sottolineare che per un ragazzo gay la decisione di mettersi in coppia con un altro ragazzo ha un significato molto diverso da quello che ha per una ragazzo etero mettersi in coppia con una ragazza. Il fatto che la coppia etero sia la regola generale e la coppia gay sia l’eccezione, per un ragazzo gay è profondamente condizionante. La coppia gay ha una intrinseca dimensione di visibilità (comunque si cerchi di non pubblicizzarla) che non ha nulla a che vedere con la visibilità del singolo. Se un ragazzo è gay e non vuole manifestarlo, con un po’ di buon senso e di prudenza può continuare a passare per etero davanti a tutti senza eccessive difficoltà, se invece si mette in una coppia stabile la cosa diventa in qualche modo visibile, se poi la coppia convive l’evidenza dei fatti si impone a chiunque. In buona sostanza, per un ragazzo gay, costituire una coppia gay senza convivenza equivale a dichiararsi ad un limitato ma indefinito di numero di amici, mentre costituire una coppia gay convivente significa in pratica dichiararsi pubblicamente. Per questa ragione sono in particolare i ragazzi gay non dichiarati quelli che presentano le maggiori esitazioni di fronte all’idea di creare un rapporto di coppia.

1) Quando un ragazzo gay non dichiarato ma disposto a rischiare incontra un altro ragazzo della stessa mentalità la coppia, se ha solide basi affettive interne, nasce forte, ossia con una spontanea propensione ad affrontare le difficoltà sociali. In altri termini essere in coppia rafforza la volontà costruttiva.

2) Quando invece si incontrano due ragazzi di cui uno ha forti timori ed esitazioni cominciamo a nascere i problemi perché la prospettiva della vita di coppia è vista dai due ragazzi in modi profondamente diversi.

3) Quando poi entrambi i ragazzi sono assillati da dubbi e da timori la coppia nasce debolissima, se nasce.
Riporto qui di seguito un tratto di conversazione in chat tipico della situazione 2):

Marco: Che pensi?
Andrea: Sì, sarebbe bello …
Marco: Ma dipende solo da noi
Andrea: Dai, non mi ci fare pensare, tanto è impossibile, ma dove andiamo?
Marco: Scusa, ma lavoriamo tutti e due, una casetta piccola piccola ce la possiamo permettere
Andrea: Ma come faccio? E a i miei che dico? Me ne vado di casa e dico che vado a vivere con te? È una cosa impossibile, dovrei rompere con tutti, e se poi non funziona?
Marco: Ma perché non dovrebbe funzionare? Scusa, ma tu mi vuoi bene?
Andrea: Ma lo sai, il problema non è quello, è che poi devo continuare a vivere pure il resto della vita mia, non posso tagliare con tutti. Se mia madre lo sapesse ci rimarrebbe secca, lei da me si aspetta che io metta su famiglia, ma con una ragazza
Marco: Ma se ce ne andiamo proprio in un’altra città?
Andrea: Guarda, intanto dovrei mollare il lavoro … e come faccio? E un altro lavoro dove lo trovo? Sono cose troppo incasinate. Qui in città avrebbe un senso, ma se ce ne andiamo da un’altra parte non ce la facciamo nemmeno a sopravvivere, scusa ma il lavoro chi ce lo dà?
Marco: E allora qui, dai! Non i dire di no! Andrea, ti prego, pensaci seriamente, non sto scherzando
Andrea: Marco, dai, lasciamo perdere, forse è stata anche una cosa sbagliata il fatto che ci siamo messi insieme, tu il coraggio dei certe cose ce l’hai, io, per te, sono una palla al piede
Marco: Ma che dici!!! Ma ti sei rincitrullito, Andrea, io ti amo! Non posso vivere senza di te!
Andrea: Marco, lasciamo perdere, le cose romantiche sono belle solo nei romanzi, noi non possiamo andare da nessuna parte.
Marco: E se io una casetta minima a prendo? Sono andato per agenzie e ne ho trovata una che ce la possiamo pure permettere …
Andrea: Marco non mi forzare, non mi piacciono queste cose, mi metti a disagio
Marco: Scusa Andrea, però non voleva essere una forzatura, ma a te non piacerebbe proprio l’idea di vivere insieme?
Andrea: Certo che mi piacerebbe, e lo sai benissimo, ma tanto non lo potremo mai fare, ma come faccio? Marco così ci sputtaniamo tutti e due, la gente gli occhi ce li ha. Un altro po’ e hanno capito anche così, ma se ce ne andassimo a vivere insieme sarebbe come pubblicare gli annunci sul giornale. Te la senti tu? Io onestamente no, sono un codardo lo so ma che ci posso fare, io di fare le crociate contro il mondo non me la sento
Marco: Scusa Andrea, vabbe’ dai, lasciamo perdere, facciamo che non te l’ho detto
Andrea: Ma io come ragioni tu lo so e mi sento come una valigia pesante che tu ti devi portare sempre appresso … vabbe’ dai, lasciamo perdere

Molto spesso l’irresolutezza del costruire una convivenza esterna si riflette pesantemente anche sulla dimensione affettiva del legame di coppia. Il brano della conversazione che riporto di seguito ne è un esempio.

Massimo: Mannaggia, ma tu fai sempre così, mi smonti sempre tutto
Maurizio: Senti Max, ne abbiamo parlato tante volte, non me la sento, non me la sento e basta e poi non mi assillare. Scusa, se ti smonto sempre tutto e tu vuoi altro, che ti posso dire, finiamola qui, ma scusa ma tanto io che ci sto a fare? A casa tua hanno un’altra mentalità, a casa mia non lo accetterebbero mai, ma scusa ma perché i tuoi di te lo sanno e miei di me non sanno nulla? Perché io sono più cretino di te? Massimo a te ti è andata bene a me no! E non c’è niente da fare, non è colpa mia è così, e poi noi siamo diversi, è una dato di fatto, insomma certe volte mi sento a disagio, cioè io avrei bisogno di un ragazzo che ragiona come me, con tutte le mie paure e tutto il resto.
Massimo: Ma se continui così non ti realizzerai mai, ormai hai 31 anni!
Maurizio: Bella sottolineatura! Mi è piaciuta molto! Vabbe’, fammi andare che è tardi

Esistono rimedi alle situazioni di indecisione? La risposta in termini immediati è al quanto scoraggiante. L’indecisione nella grande maggioranza dei casi non è legata alla situazione concreta ma rappresenta il riflesso di una condizione di repressione nella quale un ragazzo vive, almeno quando l’indecisione non ha radici nella vita affettiva o sessuale stretta della coppia. Chiaramente la dimensione dei rapporti familiari gioca un ruolo di primissimo piano. I ragazzi indecisi spesso non hanno alcun dialogo con i genitori o li temono, vivono in ambienti repressivi in cui il pregiudizio è forte. In situazioni del genere, spingere un ragazzo ad ingaggiarsi in una vita di coppia che avverte come intrinsecamente pericolosa è sostanzialmente una forma di violenza, anche se in teoria a fin di bene. Bisogna sempre tenere presente che l’opzione tra il dichiararsi e il non dichiararsi è una cosa privatissima che affonda radici profonde nel vissuto individuale. In questo campo i modelli sono difficilmente esportabili. Bisogna tenere presente che l’idea di costruire concretamente una vita di coppia convivente è ancora oggi una specie di utopia per la maggior parte dei ragazzi gay e non perché questo non sia nei loro desideri ma perché non vedono la cosa concretamente praticabile, in particolare in certe zone d’Italia o in piccole comunità dove non è possibile garantirsi nemmeno un minimo di privacy.

Le esitazioni possono anche avere altre motivazioni di origine interna alla coppia, come per esempio:

1) Volontà di mantenere un ambito di indipendenza individuale che nella vita di una coppia convivente sarebbe difficile mantenere
2) Rapporto affettivo o sessuale non pienamente coinvolgente
3) Incomprensioni reciproche anche su problemi marginali che finiscono per incrinare la solidità del rapporto
4) Ruoli economici non confrontabili all’interno della coppia
5) Mancanza di sostanziale parità dovuta a differenze sociali o a comportamenti che possono mettere in crisi la stabilità di coppia (infedeltà)

In questi casi le esitazioni possono essere così gravi da rendere impossibile la prosecuzione di una convivenza già iniziata o da impedire che si arrivi ad una convivenza.

Le cosiddetta riserva mentale, ossia l’accettazione di un rapporto con riserva, costituisce la minaccia più seria alla vita di coppia. E’ il caso del “sì ma”, del “sì però” ove il ma e il però sono indici di mancato coinvolgimento a tutti i livelli. In sostanza l’accettazione “con riserva” di un rapporto significa accettazione finché non si trova di meglio. Una coppia è stabile quando i suoi componenti non cercano alternative. Chi sente nel ragazzo che ama una accettazione con riserva deve capire che si tratta appunto di accettazione con riserva e che una eventuale vita di coppia partirebbe in questo caso su radici molto deboli. L’amore ha una dimensione irrazionale, ma la costruzione della vita di coppia, e ancora di più la costruzione di una convivenza, ha bisogno di una valutazione razionale delle prospettive perché si tratta di impostare una vita a due e per impostare una vita a due bisogna essere realmente in due senza riserve.

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venerdì 20 marzo 2009

STORIA GAY A LIETO FINE

Oggi, 20 Marzo 2009, alle 17.24, mi è pervenuta una e-mail che pubblico con estremo piacere su tutti i siti di Progetto Gay. Chiedo scusa all’autore ma sono costretto, per ragioni di privacy, a omettere mezza riga del testo e a cambiare i nomi delle persone, che renderebbero potenzialmente identificabili i protagonisti.
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Ciao Project,
sono capitato sul tuo sito cercando storie di ragazzi gay un po' piccantine ed invece quello che mi colpisce sono alcuni post di belle storie che nulla hanno di erotico. Mi piace l'idea di raccontare la quotidianità della vita gay, quella vera che proviamo sulla nostra pelle tutti i giorni, con gioie e dolori.
E proprio questo mi è improvvisamente venuto voglia di fare: raccontare la mia storia e se vorrai potrai pubblicarla sul sito (lo spero). E sai perché ho voglia di raccontarla? Perché è una storia qualunque e perciò è speciale nella sua normalità. Ma soprattutto perché è una storia serena, a lieto fine. E ce n'è bisogno in questo periodo. Non per via della famigerata crisi, no, ma a causa del clima di intolleranza, paura ed oscurantismo che si respira tutti i giorni filtrato dalla tv, dai giornali da internet. Ma nella mia storia non c'è spazio, per mia enorme fortuna, per queste parole ma solo per l'amore,

Mi chiamo Marco, ho 30 anni e lavoro (omissis). Ho conosciuto l'altro protagonista di questa storia, Maurizio circa 7 anni fa. Io uscivo a pezzi dalla prima e burrascosa storia della mia vita che durava da quando avevo 18 anni. Ho scoperto presto di essere gay (14 anni) finendo tra le braccia di un compagno di classe davvero bellissimo. Altrettanto presto mi dichiaro in famiglia ricevendone in cambio dolore e disprezzo. Ma dura poco e i miei imparano lentamente ed a fatica ad accettarmi. Tra i 16 ed i 18 anni frequento locali, rispondo ad annunci (non si usava quasi per niente internet allora...) e conosco una miriade di ragazzi. Con qualcuno ci faccio anche sesso ma mi innamoro di un ragazzo molto più grande ed assolutamente incompatibile con me verso i 18. La nostra storia è un tira e molla continuo fatto di litigi ed incomprensioni ma fatto sta che dura parecchio, Poi lui mi lascia ed io mi struggo più per la paura di restare solo che per amore di lui. Nella testa mi ronza assillante una domanda: troverà qualcuno da amare? Li per lì la risposta mi sembra :no! Quanti altri gay felicemente in coppia conosci? Nessuno, mi rispondo! Mi inizio ad immaginare un futuro fatto di saune e batuage (all'epoca esistevano, ora non so...), siti internet e locali per rimediare un po' di calore. C'è chi vuole vivere così, niente di male. Ma non è quello che desidero io. Non mi do per vinto e inizio a setacciare il web alla ricerca di un "fidanzato" e mi imbatto in Maurizio. 10 anni più di me, informatico, serio ma capace di chattare per ore ricordando i manga ed i cartoni dell'infanzia. Mi attira e ci conosciamo. Niente fuoco e fiamme o amore a prima vista. Solo una sensazione: tra i tanti ragazzi che ho visto, conosciuto o con cui ho solo chattato è il primo che mi va di rivedere...Da allora siamo inseparabili. Abbiamo comprato insieme la casa dove viviamo da 4 anni e coltiviamo l'hobby per i viaggi "zaino in spalla" attraverso il Sud America (almeno questo perchè per il resto siamo diventati così pantofolai...). I nostri amici (quelli veri!!!) sanno di noi e nessuno ci ha voltato le spalle, anzi con alcuni la relazione è migliorata perché ora si può parlare con sincerità di tutto. Lui è riuscito a confessarsi anche a sua madre, fervente cattolica. Non ti dico i tentennamenti (come mi facevano stare male...) e la paura di essere rifiutato, di dover rompere con la madre che tanto ama. Ma non è andata così. Ci ha letteralmente dato la sua benedizione dando prova di grande apertura mentale. Siamo stati fortunati, è vero. e dobbiamo ringraziare lei, i miei genitori e parenti, sua sorella e suo cognato ed i nostri meravigliosi amici (Francesca ed Emanuela, Silvana, Mary, Aldo, Roberto, Elena e Giulia ecc). Tutto qua... abbiamo una vita maledettamente normale e forse noiosa. Ma è la vita che volevamo e siamo felici. Insieme.
Marco

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GAY E TRAPPOLE FAMILIARI

Ciao Project,

ti mando questa mail perché penso che possa essere utile a tanti ragazzi, se vuoi pubblicala.

Sono un ragazzo di 24 anni, sono cresciuto in una famiglia che mi ha voluto bene, almeno all’inizio. Fin da giovanissimo sono stato istradato in tutti i modi verso l’eterosessualità. L’idea della fidanzatina è stata una delle mie ossessioni da quando ho cominciato ad avere una qualche idea di che cosa fosse il sesso. Ho una cugina che ha due anni più di me ed è figlia unica come me. È la mia unica cugina e non ho cugini maschi. Un solo zio, fratello di mio padre e padre di mia cugina. I miei da quando ero piccolissimo hanno provato in tutti i modi a farmi mettere insieme a mia cugina, mi ricordavano di farle un “regalino” quando era il suo onomastico o il compleanno e il regalino lo pagavano loro, ma i regalini, da quando abbiamo avuto 15/16 anni, si sono fatti regaloni, orologi di valore, spille d’oro e perfino la fedina. Io all’inizio non capivo bene il senso di tutto questo e un po’ mi sentivo lusingato. Siamo sempre andati in vacanza insieme la mia famiglia e la sua (gli unici parenti), prendevamo un unico appartamento e ci stavamo insieme al mare due mesi. I miei mi hanno anche regalato una bella canoa da rematore, naturalmente a due posti, io e mia cugina stavamo sempre in canoa, dalla mattina alla sera, tutto sembrava nomale. Diciamo che fino a 16/17 anni la presenza costante di mia cugina mi aveva anche fatto pensare che in fondo avrei potuto innamorarmene, anche se la mia sessualità privata è sempre stata esclusivamente gay. Le pressioni dei suoi su di lei hanno avuto l’effetto voluto, perché penso si sia proprio innamorata di me, ma per me dovere sentire le pressioni dei miei che davano ormai tutto per sconto era un vero incubo. Per fortuna mia cugina è molto cattolica e diciamo che sul lato sessuale si è sempre frenata molto e, almeno fino a 19/20 anni non mi ha mai messo in grosse difficoltà da quel punto di vista. Poi sono cominciati i problemi perché era evidente che cercava una strada per arrivarci, un po’ per gioco e un po’ sul serio mi abbracciava, finché la cosa era semplice e diretta ci si poteva pure stare, in pratica erano coccole a basta, ma poi, giocando giocando ha cominciato a provocare di brutto e a cercare di toccarmi. Io l’ho fermata una volta con una scusa, poi un’altra con la cosa della religione e ho cominciato a prendere le distanze. Lei insisteva, io cercavo di diradare le situazioni in cui ci si sarebbe trovati da soli insieme, ma ogni tanto era inevitabile che succedesse e lì mi sentivo proprio aggressivo, in parole povere la odiavo. Non ce l’ho con mia cugina che tra l’altro è una bella e brava ragazza, ma io non voglio finire stritolato da un meccanismo perverso di carattere familiare e non voglio nemmeno raccontare i fatti miei a nessuno, lei tra l’altro non è un’estranea ma la figlia dell’unico fratello di mio padre quindi, se lei sapesse, tutti i miei parenti saprebbero e per me una cosa del genere è assolutamente inconcepibile. Capisco che se non faccio un discorso chiaro devo arrivare comunque a interrompere il rapporto e lo devo fare subito e nel modo più radicale possibile, a costo di distruggere l’armonia familiare. La settimana scorsa è accaduto un fatto che mi ha dato estremamente fastidio e che mi ha fatto capire quanto i miei siano ipocriti. Hanno invitato mia cucina a pranzo a casa mia. Mamma ha preparato tutto e poi lei e papà se ne sono usciti con una scusa in tarda mattinata. Mia cugina è arrivata, i miei l’hanno avvisata per telefono che sarebbero arrivati non prima delle otto di sera e “poi” hanno avvisto anche me. In pratica sono stato costretto a rimanere solo a casa con mia cugina e nessuno mi toglie dalla testa che lo abbiano fatto apposta perché mia cugina mi ha detto che aveva detto a mia madre che io con lei non ci provavo mai veramente. Insomma, mia cugina,giocando giocando ci prova pesantemente. Io la respingo ma proprio in modo drastico, lei mi fa una scenata da film e se ne va sbattendo la porta, ovviamente chiama i miei e racconta tutto. I miei tornano a casa dopo 10 minuti (vedi la combinazione!) e mi chiedono che cosa è successo, io dico urlando a mia madre: “Ma lo sai che voleva quella da me?” e mia madre mi risponde “Beh, e che c’è di male!” Mia madre e sempre stata cattolica irriducibile ma secondo lei il fatto che dovessi fare l’amore con mia cugina (in una situazione combinata proprio da mia madre!) era una cosa ovvia! Mia cugina non l’ho più vista da qualche giorno ma penso che l’abbiano convinta/costretta a chiedermi scusa, cosa che mi fa scadere mia cugina sotto le scarpe e penso che torneranno all’assalto. Mia madre mi ha preso di punta e voleva sapere i particolari, poi ha insistito per sapere se avevo un’altra ragazza. Ai miei l’idea che uno possa essere gay non passa nemmeno per l’anticamera del cervello, perché loro pensano che i gay siano quelli che vanno in giro tipo checca. Io ho avuto la dabbenaggine di insistere sul fatto che non c’era nessun’altra ragazza e qui sono stato veramente cretino, perché adesso tornare indietro e inventarsene una è difficile. Comunque, in un modo o nell’altro ne devo assolutamente uscire, perché sono arrivato a odiare la mia famiglia che considero un aggregato di ipocrisia e di maneggi di tipo economico. Non si sono mai chiesti che cosa potesse passare per la testa a me. Project, puoi capire che tipo di vita gay posso avere io! Devo stare attento a tutto, in pratica qualche volta, non più di un paio, mi sarebbe piaciuto cominciare a pensare di coltivare un’amicizia seria con due ragazzi dell’università. Con loro ho provato a studiare insieme, forse non se ne sarebbe fatto nulla comunque, ma in pratica ho abbandonato la partita prima di cominciare perché tanto non sarei potuto andare da nessuna parte. La prossima estate dovrei laurearmi e non vedo l’ora di andarmene da casa. Voglio cambiare città, se potrò me ne andrò all’estero. Non ne me voglio andare per andare a fare chissà che cosa ma per non vedere più i miei che hanno solo tentato di ingabbiarmi. Non so se troverò mai un ragazzo, forse non lo troverò ma a questo ci sono preparato ma quello che voglio prima di tutto è andarmene di casa, mi basterebbe anche solo trovare un amico per chiacchierare un po’ e per essere me stesso, per smetterla finalmente di fingere. Mi sono anche detto che potrei fare un bel coming out in famiglia e fregarmene di tutto ma una cosa del genere la potei fare solo se non stessi più a casa mia. Se la facessi adesso sarebbe un inferno. Ma come fa gente adulta e anche evoluta a non avere la più pallida idea dei gay? Ho anche pensato che potrebbero essere tutte e solo fisse mie e che magari se lo dicessi ai miei loro capirebbero, ma non credo proprio che sarebbe così. Ma adesso tutti questi problemi sono ancora lontani. Adesso devo capire come difendermi dalle scuse di mia cugina. Alla fine penso che la soluzione più semplice sarebbe inventarsi una ragazza o magari portare i miei a un sospetto concreto di questo tipo. Ho dato il cellulare a diversi miei amici che mi chiamano spesso e sono uscito con loro la sera più volte di seguito proprio perché si pensasse che ho un’altra ragazza. Mia madre forse i primi sospetti ce l’ha. Project, sembra una situazione paradossale, tu che faresti? Ma cose di questo genere succedono a molti altri ragazzi? Mi piacerebbe moltissimo saperlo. Certe volte mi sento proprio in gabbia e non ho il coraggio di fare un passo e questo a 24 anni penso sia proprio pazzesco. Forse sono io che non sono all’altezza della situazione, però preferisco pensare che il mio comportamento derivi dalla necessità di non espormi. Ti confesso un’altra cosa, è la prima volta che contatto un sito gay e sono un po’ in ansia perché non so che cosa posso aspettarmi. Diciamo che io in dimensione gay sto a zero totale. L’indirizzo del mittente di questa mail è anche il mio contatto msn (tutto creato per l’occasione!).

Ciao Project, mi piacerebbe molto sapere che ne pensi.

M.P.

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martedì 17 marzo 2009

GAY INDECISI

Ciao Project,

salto i convenevoli e vengo al fatto. Se ti chiedo un consiglio lo faccio dopo averci pensato parecchio.

33 anni di cui quasi 20 passati a chiedermi che cosa vado cercando. Da quando mi ricordo. fantasie sulle donne pochissime, avventure etero parecchie, fantasie sui ragazzi tantissime, da sempre, ma storie con ragazzi nemmeno l’ombra. Con le ragazze non ho mai avuto problemi ma lo faccio perché piace a loro. Per me non è sgradevole, anzi non mi dispiace ma i miei desideri sono proprio altri, a due delle ragazze che ho avuto ho provato a dire che sono gay ma il risultato è stato che si sono fatte una risata. Io vado in erezione facilmente quando sto in tante situazioni diverse, mi succede anche con le ragazze ma mi succede anche quando vado in autobus perché l’autobus dà dei sobbalzi. Project, che io ricordi, negli ultimi 10 anni non mi sono mai masturbato pensando a una ragazza. Prima raramente succedeva ma da quando ho cominciato ad avere rapporti con le ragazze non ho fatto più fantasie su di loro. Mi capita spesso di stare con una ragazza e di immaginare che sia un ragazzo. Preferisco le ragazze con pochissimo seno proprio perché mi danno la sensazione di abbracciare un ragazzo. Quando sto con una ragazza non mi piace andare al sodo, alla fine lo faccio perché sarebbe strano non farlo, ma per me le carezze e le coccole ancora vanno bene anche con una ragazza ma poi quando si va proprio sul genitale la sensazione che non è un ragazzo è nettissima e il pensiero se ne va da un’altra parte. Sui ragazzi ci fantastico tanto e cerco di non mettermene in testa nessuno in particolare, vado praticamente a cercare foto e video anche porno ma non è proprio una fissa, qualche volta sono rimasto incantato anche dalle foto di ragazzi vestiti, immagino di abbracciarli e di sentire il loro calore. Ho pensato tante volte che preferirei potermi addormentare al fianco di un bel ragazzo senza fare nulla piuttosto che passare 10 notti di sesso con una ragazza. Mi costruisco mentalmente le storie che mi piacerebbe vivere, anche sesso, ma francamente quello tipo porno proprio mi disgusta. Con un ragazzo vorrei complicità, tenerezza, insomma mi sono chiesto tante volte se in effetti non sono solo un mezzo gay. Project, ho letto le cose che hai scritto sui gay invisibili e mi ci sono ritrovato molto. Non so se per essere gay, diciamo così, sia obbligatorio pensare alle cose che si vedono nei video porno. Se fosse così io non sarei nemmeno gay o solo un po’. Io penso a un ragazzo perché mi innamoro di un ragazzo, anche sessualmente è ovvio, però quella è solo una parte di un rapporto molto più complesso. Poi c’è un’altra cosa, io con le ragazze sono poligamo, nel senso che anche quando sto con una, magari posso pure dire di sì ad un’altra, ed è pure successo. Con un ragazzo non succederebbe affatto così penso che sarei monogamo in senso stretto anche dal punto di vista affettivo. Però il punto cruciale è proprio questo io con un ragazzo non c’ho mai provato, mi piace pensarci, diciamo che è un po’ la mia fissa intellettuale, ma poi quando mi trovo vicino non a un ragazzo qualunque ma uno di quelli che mi fanno un effetto sessuale, mi blocco del tutto, mi sento imbranato, magari mi incanto a sentirlo parlare ma non ho nemmeno il coraggio di dirgli ciao. E cavolo, ho 33 anni! E forse il punto è anche questo, mi piacciono i ragazzi più giovani di me, diciamo soprattutto dai 18 ai 22/23, anche oltre, però per quelli fino ai 23 anni ho una specie di venerazione. Non è nemmeno una questione sessuale. Sono belli. In fondo è il massimo splendore della bellezza di un ragazzo. Già all’età mia non hai più nulla di quello che eri dieci anni prima. Ho visto ieri un ragazzo di una bellezza unica, Project, sto delirando, mi capita spesso, poi quando una ragazzo così me lo trovo davanti mi sento un imbranato completo al punto che se ci parlo mi impappino e magari dico enormi scemenze e allora non c i parlo. È da gay una cosa del genere? E se poi magari con uno che mi piace riuscissi a rompere il ghiaccio e lui magari fosse pure interessato alla fine che ci combinerei? Io penso proprio niente ed è per questo che non mi ci caccio nemmeno. Project t, ti allego il mio contatto msn [omissis]

Un abbraccio

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mercoledì 11 marzo 2009

INNAMORARSI DI UN GAY SPOSATO

Ciao Project,
leggo i tuoi siti da molto tempo e mi hanno aiutato parecchio. Mi chiamo Maurizio, ho 26 anni e penso di avere una marea di problemi legati alla sfera del sesso. Faccio una vita apparentemente normalissima, mi sono laureato da poco e ho trovato anche lavoro, so benissimo che di questi tempi è difficilissimo e che sono stato fortunato e tra l’altro faccio un lavoro che mi piace. Da quando ho cominciato a lavorare non vivo più a casa dei miei ma con un po’ di soldi che mi hanno prestato i miei ho comprato una minicasetta in campagna, vicinissimo al posto dove lavoro, e ci vivo da solo ormai da dieci mesi. La solitudine non mi pesa, esco di casa la mattina alle sei e torno dopo le sette di sera, pranzo e cena in mensa, non cucino. Ho internet e dalle otto di sera in poi navigo in rete. Praticamente ho scoperto i tuoi siti quando sono andato a vivere da solo. Avevo pensato quasi subito che mi sarebbe piaciuto parlare un po’ con te ma poi mi sembrava una cosa imbarazzante e ho lasciato perdere. Però leggendo ho trovato molte cose che mi hanno un po’ chiarito le idee, ma poi ogni volta che leggevo qualcosa che mi interessava direttamente mi dicevo che avrei dovuto scriverti e alla fine l’ho fatto. Ti potrà sembrare strano, ma non ho mai potuto parlare seriamente con nessuno di cose riguardanti la sessualità. A casa mia l’argomento è sempre stato tabù ma non solo riguardo ai gay ma a tutta la sessualità. Non ho mai avuto amici, piuttosto conoscenti ma non erano certo ragazzi coi quali avrei potuto parlare di cose sessuali. Fino ai 21 anni non avevo internet, sentivo qualcuno che parlava di tutto quello che ci si può trovare ma mi sembravano cose sporche, per depravati, e così mettevo da parte la questione anche se ho sempre saputo di essere gay, diciamo che la cosa l’ho considerata come una cosa negativa e che mi era capitata e che mi sarei dovuto tenere, una specie di angolo patologico al quale mi dedicavo solo nei momenti di autoerotismo e anche con grossi sensi di colpa. In pratica, fino ai 21 anni ho sempre cercato di reprimere la mia omosessualità attraverso lo studio, ma ovviamente quello che uno è viene comunque a galla ma, diciamo così, non mi accettavo nel senso pieno del termine. Quindi fino a 21 anni ho cercato di negare a me stesso di essere gay anche se quelle cose le vivevo attraverso la masturbazione che però mi attirava e nello stesso tempo mi creava una marea di complessi, come se in pratica io stessi distruggendo la parte migliore di me per lasciare spazio alla parte gay, adesso so che è assurdo ma allora ragionavo così. A 21 anni le cose sono cambiate, ho avuto il mio primo computer collegato a internet e sono diventato sesso-dipendente, in pratica passavo le nottate a vedere foto e video porno e anche qui c’è stata un’evoluzione, all’inizio ansia e sensi di colpa, poi mi sono scatenato ma col tempo l’interesse andava calando. I primi tempi mi sentivo eccitatissimo anche solo a pensare che mi dovevo mettere al computer a vedere dei porno, poi, nel corso di un paio d’anni, le cose sono cambiate al punto che in pratica i video non dico non mi facevano più nessun effetto ma quasi, e comunque ne vedevo molto meno ed ero diventato molto selettivo, su cento me ne potevano interessare al massimo due o tre. Poi c’è stata la fase delle chat, diciamo che ho cominciato a 22 anni, un po’ come per i video porno, all’inizio una curiosità enorme, ma qui era diverso, mi dovevo esporre ma non lo volevo fare. Le primissime esperienze sono state squallide, proposte oscene e basta, ma non ho desistito e finalmente ho incontrato Stefano che non ha fatto come tutti gli altri (ne avevo provati in chat almeno una trentina), mi diceva una marea di cose belle che mi piacevano molto. Dopo diverse settimane di lunghissimi colloqui giorno e notte, dato che lui non faceva nessuna proposta come facevano tutti gli altri, ci ho provato io, gli ho chiesto di andare in cam ma non ha voluto. La cosa mi ha spiazzato, non capivo perché, ho pensato che mi stesse imbrogliando ma non riuscivo a capire il senso, perché se avesse voluto approfittare della situazione avrebbe dovuto andare al sodo, e invece non succedeva e anzi più passava il tempo e meno si parlava di sesso e poi non aveva proprio niente che mi facesse pensare male. Ho insistito diverse volte perché si facesse vedere in cam ma non lo ha mai fatto. Dopo circa sei mesi che ci conoscevamo è sparito e non l’ho più sentito. Non ho la più pallida idea del perché, le ho pensate tutte, che fosse un uomo grande, anche se mi aveva detto di avere 24 anni, che fosse magari un uomo sposato o un prete o magari un ragazzo che aveva dei problemi tipo handicap. La storia di Stefano mi ha scombussolato parecchio, forse di lui mi sarei anche innamorato. Ancora adesso qualche volta mi rileggo i testi delle conversazioni con Stefano e resto colpito dal livello del discorso che non aveva nulla del classico dialogo da chat erotica. Al tempo della chat con Stefano, che è durata più di sei mesi, non avevo cercato nessun altro, poi ho ricominciato. Poco dopo il mio 23^ compleanno, dopo una marea di cose squallide, ho conosciuto un ragazzo di Alessandria, chiamiamolo Marco, non era del livello do Stefano, ma mi sembrava un bravo ragazzo e non abitava nemmeno troppo lontano dalla casa dei miei, io allora vivevo con loro. Con Marco alle proposte concrete ci siamo arrivati, era anche tutto sommato un bel ragazzo, o almeno passabile, diciamo che ho perso una marea di tempo a cercare di convincermi che con lui in effetti qualche cosa avrebbe potuto pure nascere però per me non era realmente attraente dal punto di vista sessuale, diciamo che da quando l’ho visto in cam ho smesso di masturbarmi pensando a lui. Che avrei dovuto fare? Avrei dovuto dire la verità, lo so benissimo, ma non ho fatto niente del genere, avevo paura che se ne andasse, con lui stavo bene se si trattava di parlare, in un certo senso era un amico ma per lui la cosa non si poteva fermare lì. Lui insisteva e io scappavo, cercavo scuse, ho tirato avanti così, tenendolo sulla corda per un paio di mesi, alla fine mi ha fatto un altolà e mi ha detto: “se non ne vuoi sapere me lo devi dire” ma io non ho avuto la faccia di dire le cose come stavano e abbiamo combinato un appuntamento. Ci siamo visti un pomeriggio, dovevamo andare in una casetta sua in campagna vicino Alessandria. Visto di persona non mi attirava per niente, gli ho detto che non me la sentivo, lui ha cercato di insistere ma mi sono girato e mi sono messo a correre, sono proprio scappato via nella maniera più vergognosa, lui non ha nemmeno provato a seguirmi. A casa ho visto che mi aveva bloccato su msn. Questa è stata la mia avventura più coinvolgente con un ragazzo, almeno fino a poco tempo fa. Adesso hai capito che contatti ho avuto con i ragazzi gay. Dopo la storia di Marco ne ho pensate di tutti i colori, mi sono chiesto se sono gay, se sono un caso patologico, se non fosse il caso di provare con una ragazza, ma per me è proprio un terreno assolutamente sconosciuto e poi sono cose che non mi sono mai passate per la testa. A questo punto della vita sono nella confusione più totale anche perché mi è accaduto un fatto che non avrei mai immaginato. Da cinque mesi di mesi è venuto a lavorare con me in ragazzo di 27 anni, chiamiamolo Andrea, che è proprio l’incarnazione del mio ideale di uomo, credo di non averne mai visto uno più bello, per un suo sorriso darei l’anima, ha una voce così dolce che mi scombussola le budella, ho anche occasione di parlarci e quando succede mi sento in paradiso. È Andrea la vera ragione per cui ti scrivo, Project, perché mi sta proprio sconvolgendo la vita, io per lui farei pazzie, ho cominciato ad esplorare un po’ il terreno, forse è presto per dirlo ma ho tutta l’impressione che lui sia interessato a me, mi cerca, mi sorride, mi tratta proprio in modo affettuoso, ma c’è un problema enorme, Andrea è sposato da 5 anni ed ha anche un bambino. Nelle nostre conversazioni non me lo ha mai detto e qui dove lavoro non lo sa nessuno ma io l’ho saputo con certezza per vie traverse. Se Andrea fosse etero al 100% finirei per togliermelo dalla testa. Di ragazzi bellissimi ce ne sono tanti e lui sarebbe uno dei tanti che con me non possono avere nulla a che vedere, ma io penso che Andrea non sia veramente etero, non è una cosa che io spero, è una cosa che io penso sulla base di tanti minimi elementi che mi ha fornito e che credo mi abbia fornito a ragion veduta. Project, cerca di capire, non sto fantasticando, io ho proprio l’impressione nettissima che Andrea stia cercando di dirmi questo in tutti i momenti in cui ci troviamo insieme, non ci riesce ma ci sta provando e io mi sento in grosse difficoltà, non è tanto il fatto che io me ne possa innamorare che mi fa paura quanto il fatto che lui si possa innamorare di me. Io per me anche a costo di spaccarmi il cuore, potrei sempre fare macchina indietro, ma se lui perde la testa dove andiamo a finire? Andrea non è un frequentatore di chat ma è un uomo sposato, secondo quello che penso io, è un uomo sposato gay che si sente disperatamente solo e sta cercando di costruire qualcosa con me e io non so che fare, ho paura di queste cose, non so se me la sentirei di affrontare una situazione simile e non so da dove cominciare. Project, diciamo che di quello che ho detto sono sicuro al 98% e credo che a un discorso esplicito con Andrea ci arriveremo presto ma temo che anche lui possa essere spaccato in due dentro. Ma perché un uomo sposato con un figlio evita del tutto qualunque accenno alla famiglia? Dovrebbe essere una cosa bella e invece lui non ne parla mai con nessuno. Del fatto che è sposato e che ha un figlio ne sono assolutamente sicuro. Mi chiedo se sia moralmente onesto per me allontanarlo dalla sua famiglia standolo a sentire e magari offrendogli una possibilità di buttare fuori tutto quello che si porta dietro. Per me è una persona importantissima e ti dico che penso a lui dalla mattina alla sera ma accetterei anche di non vederlo più pur di non rovinargli la vita, ma lui mi cerca e ho l’impressione di essere anche io ormai una presenza importante per lui. Ecco sono arrivato alla fine della storia. Project, ti prego dai per scontata l’idea che Andrea non sia etero, o almeno che non lo sia al 100%, e dimmi che faresti tu. Ho bisogno di un confronto serio.

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RAGAZZI GAY E DUBBI DI ORIENTAMENTO SESSUALE

I problemi di orientamento sessuale possono essere i più vari, cercherò qui di sintetizzare alcune idee guida su quelli che si osservano più comunemente,

Partiamo da un principio, ossia del fatto che l’orientamento sessuale di un ragazzo emerge realmente solo nelle manifestazioni “libere” della sessualità masturbatoria, cioè che è gay non il ragazzo che ha rapporti sessuali con un altro ragazzo ma il ragazzo che, in assenza di altri condizionamenti, si masturba pensando ai ragazzi. Il principio deriva dal fatto che nelle situazioni reali di coppia i condizionamenti non sono eliminabili mentre nell’ambito della masturbazione la fantasia sessuale agisce in modo tendenzialmente libero. L’orientamento sessuale, rilevato in questi termini, si mantiene nel corso della intera vita, tuttavia può in certi periodi, in particolare dell’adolescenza, e nella prima giovinezza, in assenza di una sostanziale libertà,essere represso da sensi di colpa, da motivazioni connesse alla riprovazione sociale e da ogni altra forma di non accettazione da parte del ragazzo. La repressione-rimozione può avvenire a livello completamente inconscio e il condizionamento può essere così profondo che un ragazzo che “in assenza di condizionamenti” si masturberebbe pensando esclusivamente ai ragazzi, arriva a masturbarsi pensando alle ragazze come fanno gli eterosessuali e a vivere per anni una vita che ripete tutti i comportamenti tipici dei ragazzi eterosessuali.

Tra le condizioni fondamentali che possono reprimere pesantemente le manifestazioni del vero orientamento sessuale di un ragazzo (condizioni connesse all’educazione, all’omofobia sociale sociale, alla religione, ecc.) un posto particolarissimo spetta all’imprinting sessuale, cioè ai primi contenuti di carattere sessuale che si stampano della mente a seguito di esperienze ad elevato valore simbolico in termini di sessualità (come assistere a momenti di nudità anche socializzata, come accade in uno spogliatoio, o spiare la nudità di altre persone) o addirittura a seguito delle prime concrete esperienze sessuali in età molto preoce. L’imprinting sessuale può essere più o meno forte e conduce in genere alla scoperta della masturbazione o ad essa è strettamente connesso. In pratica, la prima sessualità masturbatoria si struttura sulla base dell’imprinting sessuale ma non è affatto detto che questo imprinting sessuale corrisponda all’effettivo orientamento sessuale del ragazzo. Così accade che ragazzi che successivamente si scopriranno gay si masturbino per lunghi periodi della loro vita pensando alle ragazze o anche alle ragazze, fatto che comporterà per loro l’assunzione di una falsa identità etero e produrrà comunque problemi di identità sessuale.

Ma l’imprinting sessuale non interferisce solo con l’orientamento sessuale gay-etero, nel senso che un ragazzo gay può assumere comportamenti etero o viceversa, ma l’imprinting sessuale gay può essere problematico anche per un ragazzo gay in termini di “modalità” dell’orientamento sessuale.

È ben chiaro a tutti che il termine gay rappresenta solo una categoria che raggruppa genericamente persone sessualmente orientate verso persone dello stesso sesso senza tuttavia definire le modalità di questo orientamento. Ma le modalità dell’essere gay sono molto variabili non solo a livello di comportamenti ma anche a livello di orientamenti specifici.

Alcuni ragazzi preferiscono ragazzi con determinate caratteristiche fisiche , altri con altre caratteristiche, ma al di là dei parametri fisici che definiscono l’attrattiva che un uomo può avere per un gay, esiste un parametro oggettivo molto importante che definisce la modalità dell’essere gay ed è l’età delle persone verso le quali si prova interesse sessuale.
Su un campione di ragazzi di età media di 23,5 anni, circa il 13% afferma di innamorarsi preferenzialmente di ragazzi più giovani, circa il 67% afferma di innamorarsi preferenzialmente di coetanei e circa il 21% dichiara di innamorarsi tendenzialmente di ragazzi più grandi. Di quel 21% un quarto circa preferisce persone nettamente più grandi, si tratta dei cosiddetti rapporti intergenerazionali. Non si tratta comunque di fenomeni statisticamente trascurabili perché su questo si è sviluppato il genere “mature” della pornografia che, deve essere sottolineato, non trova la maggioranza dei suoi fruitori tra gli uomini adulti ma tra i ragazzi gay piuttosto giovani la cui sessualità è orientata verso uomini maturi.

L’imprinting sessuale verso gli uomini maturi può intervenire anche su ragazzi etero e ne può mascherare la sessualità etero che tuttavia, in assenza di profondi condizionamenti esercitati soprattutto dalla pornografia, finisce quasi sempre, anche se spesso dopo periodi di disorientamento e di ansia, per manifestarsi in modo chiaro e in tempi non lunghissimi, tanto che in genere un ragazzo etero dell’età di 21/22 anni che abbia avuto un imprinting gay verso uomini maturi ha definitivamente archiviato gli effetti di quell’imprinting. È possibile che in qualche caso le cose siano più complicate ma non ne ho mai visto esempi concreti.

Per quanto riguarda i ragazzi gay la questione è molto delicata. I gay, in genere, non sono favorevoli ad accettare i rapporti intergenerazionali e questo comporta che i ragazzi che provano attrazione sessuale verso uomini maturi vivano una pesantissima condizione di disagio. Da quello che ho visto direttamente si tratta di situazioni di prostrazione tra le peggiori che ho trovato nel mondo gay. Come già accennato la situazione si complica quando un ragazzo vive in stato di sostanziale emarginazione sia di fronte ai coetanei etero che di fonte ai coetanei gay e vive la sua sessualità esclusivamente attraverso la pornografia. Quando manca una vera socializzazione con i coetanei maschi, le esigenze affettive dei ragazzi gay orientati verso uomini maturi finiscono più di qualche volta per indirizzarsi verso le ragazze che offrono al ragazzo un rapporto affettivo autentico all’interno del quale per quei ragazzi è certamente possibile arrivare a praticare anche una sessualità etero. In buona sostanza non è raro trovare ragazzi gay orientati verso uomini maturi che siano indotti a superare l’emarginazione che sono costretti a vivere accettando di costituire una coppia etero. Si tratta in questi casi di ragazzi che vivono rapporti affettivi serissimi e profondi con le loro ragazze e che si adeguano ad una sessualità etero pur di non perdere il contatto affettivo del quale hanno disperato bisogno. Ovviamente questo ragazzi coltivano il loro orientamento sessuale sul piano separato della masturbazione.

L’orientamento sessuale dei ragazzi gay verso uomini maturi è nella maggioranza dei casi transitorio e tende a recedere quando la socializzazione con altri ragazzi è accompagnata ad un contatto affettivo serio, non sessuale, con un adulto. In buona sostanza alla base dell’orientamento dei ragazzi verso uomini maturi c’è la sessualizzazione dell’affettività che nel mondo di oggi è un fenomeno in espansione. Per paradossale che possa apparire, è spesso così difficile manifestare la propria effettività che la si trasferisce sul piano dell’interesse sessuale. Ne deriva, tra l’altro, l’insoddisfazione dovuta al fatto che i rapporti sessuali con persone mature, che dovrebbero rispondere ad esigenze di tipo sostanzialmente non sessuale, nella grande maggioranza dei casi trascurano del tutto quelle esigenze. Quando i ragazzi gay orientati verso uomini maturi hanno la possibilità di sperimentare direttamente il tipo di rapporto sul quale hanno tanto fantasticato, si rendono facilmente conto che, salvo casi veramente eccezionali, ben difficilmente un uomo adulto è disposto a coinvolgersi in rapporti affettivi e sessuali con ragazzi giovani, la disponibilità sul lato sessuale si trova facilmente ma la disponibilità affettiva necessaria per costruire un rapporto serio e stabile è un’assoluta rarità.

Nella stragrande maggioranza dei casi i ragazzi gay orientati verso uomini più grandi provano delusioni sia nei rapporti etero, che per loro sono una forzatura sotto il profilo sessuale, che nei rapporti con uomini maturi che finiscono per rivestire sistematicamente il carattere della occasionalità ed essere privi di vero valore affettivo. I sensi di colpa e di confusione in questo modo aumentano e si avvia un’opera di progressiva mitizzazione di un rapporto gay astratto che risulti finalmente effettivamente soddisfacente sia sotto il profilo affettivo che sotto il profilo sessuale. La mitizzazione carica quel rapporto di valenze fortissime, la sessualità tendente verso gli uomini maturi ne risulta affievolita e la sublimazione della sessualità tende ad affermarsi. Quando poi si presenta l’occasione reale di un contatto sessuale con un gay più o meno coetaneo in un rapporto sia affettivo che sessuale, l’ansia è così forte e l’occasione è così pesantemente caricata di valenze simboliche che si arriva talvolta a non poter nemmeno andare in erezione al momento in cui si realizza concretamente la possibilità di un vero contatto sessuale, a qualunque livello esso sia. La frustrazione che ne segue è pesante non tanto per la cosa in sé quanto perché la mitizzazione del rapporto gay tra coetanei ne esce praticamente distrutta.

Dopo questa fase se ne apre spesso un’altra non priva di problemi, ossia quella della sperimentazione sessuale. Il ragazzo che si sente confuso circa la propria sessualità cerca di metterla alla prova per avere le idee più chiare, innescando un ciclo perverso di tentativi e delusioni o parziali delusioni. Gli esperimenti sessuali, ossia il mettere alla prova la propria sessualità, non hanno nulla della immediatezza e dalla spontaneità della vera sessualità, sono delle costruzioni mentali il cui fine non è né il contatto interpersonale né il piacere sessuale ma la verifica della propria sessualità, come se la sessualità dovesse rispondere sempre e comunque agli stimoli, cosa lontanissima dalla realtà. I dubbi circa il proprio orientamento sessuale (anche in termini di modalità) inducono i ragazzi a “provare per vedere che succede” talvolta si tratta di esperimenti deliberatamente e consapevolmente accettati proprio come esperimenti, altre volte la sperimentazione sessuale è solo parzialmente consapevole e il ragazzo ha l’impressione di vivere una vera storia d’amore o qualcosa di molto simile e la coscienza piena della motivazione reale arriva solo dopo la delusione finale. Le delusioni tuttavia non spengono il ciclo delle sperimentazioni ma ne avviano una nuova fase in un’altra direzione.

Nella ricerca dei motivi dell’insoddisfazione connessa alla sperimentazione sessuale si considera spesso il tempo passato a negare la propria omosessualità a se stessi e a gli altri ma si trascura altrettanto spesso l’idea che la sessualità è il completamento di una dimensione affettiva e si finisce di nuovo nella sessualizzazione dell’affettività con i rischi tipici che una cosa del genere comporta.

Avere rapporti affettivi seri di amicizia con altri ragazzi, gay e non, significa avere informazioni dirette circa la sessualità degli altri, in particolare degli altri ragazzi gay, evitando di cadere nella trappola dei modelli sessuali forniti dalla pornografia. Si tratta di una vera e propria funzione di prevenzione rispetto alle visioni più settoriali e agli ambienti etichettati gay, ove si finisce spesso in cerca d’amore nel senso alto del termine e dove si trova al massimo una parziale disponibilità sessuale connessa alla promiscuità diffusa in certi ambienti.

L’errore vero che moltissimi ragazzi in stato di confusione e di sperimentazione sessuale commettono è quello di considerare come “sessualità gay” quella che viene proposta in ambienti frequentati praticamente in modo esclusivo da gay dichiarati. Spesso i ragazzi non dichiarati avvertono come un muro che li separa da quegli ambienti con i quali non si identificano affatto e il loro sentirsi gay va in crisi per questo, ossia per la difficoltà di accettare quei comportamenti che essi credono essere tipicamente gay. Un ragazzo arriva così ad una conclusione assurda: “Ma se quelle cose non fanno per me vuol dire che non sono gay e allora non so che cosa sono”. La stragrande maggioranza dei gay non è pubblicamente dichiarata e non frequenterebbe mai locali etichettati gay non solo perché il frequentarli equivale a dichiararsi ma perché non ne sente affatto l’esigenza. Per capire che cos’è il vero mondo gay e come vivono veramente i gay non si può guadare la minoranza dei gay dichiarati che frequentato i locali gay e vivono secondo quelli che la mentalità comune ritiene essere i modi di vita gay, per capire chi sono i gay bisogna arrivare a un dialogo vero con ragazzi gay non pubblicamente dichiarati, cosa che solo teoricamente è difficile, perché i ragazzi gay non dichiarati si incontrano dappertutto, a scuola, all’università, sui posti di lavoro e perfino in chiesa. Se moltissimi ragazzi in stato di confusione e di sperimentazione sessuale potessero conoscere la realtà del mondo gay vero e non solo di quello commerciale e mediatico arriverebbero molto prima ad accettarsi e ad avere approcci seri con la sessualità in termini di sessualità affettiva. Progetto Gay serve proprio a favorire il contatto tra i ragazzi gay e la realtà del mondo gay.

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martedì 3 marzo 2009

ATTRAZIONE GAY ETERO

Il tema “Attrazione Gay-Etero”, in questo ultimo periodo è uno di quelli in assoluto più frequenti nelle chat con i ragazzi, direi che anzi si tratta proprio del tema più discusso e di quello che polarizza il massimo di attenzione. Giorni fa ho pubblicato una mail di un ragazzo etero che mantiene un ottimo rapporto con due ragazzi gay che si sono innamorati di lui, separatamente uno dall’altro, ma il tema ricorre anche quando si parla con non più giovanissimi, anche 40enni e anche sposati. Tutto questo lascia pensare che ci sia un progressivo cambiamento nel modo di intendere il rapporto gay-etero, sia dal lato gay che dal lato etero. Queste cose, se ormai non sono più viste come un tabù, non sono però né semplici da gestire né tanto meno riducibili a schemi elementari. La presenza di problematiche connesse ai rapporti gay-etero tra 40enni che scoprono molto tardi la loro omosessualità o tra gay o bisessuali sposati si giustifica sulla base di una osservazione. Un uomo che si scopre gay a 40 anni si rende conto di essere omosessuale perché avverte un interesse sessuale indirizzato verso altri uomini ma siccome questa presa di coscienza avviene in una ambiente non gay la probabilità che il 40enne si innamori di un gay è decisamente bassa e il suo primo innamoramento sarà con ogni probabilità verso un etero, lo stesso discorso e a maggiore ragione si può fare per gli uomini sposati.
Poniamoci ora dal punto di vista di un ragazzo gay non dichiarato, che quindi è abbastanza restio a frequentare ambienti etichettati come gay e a cercare amici fra i gay dichiarati. Questo ragazzo si troverà immerso in un ambiente etero e avrà amici etero, tra questi amici sarà portato inevitabilmente a identificare un ragazzo di cui innamorarsi. Per un ragazzo gay che vive in un ambiente etero è certo molto più facile innamorarsi di un ragazzo etero anche se questo comporta dei problemi che all’inizio non sembrano neppure condizionanti. Ma, sia ben chiaro, un ragazzo gay che si innamora di un ragazzo apertamente etero lo fa con la segreta speranza che quel ragazzo sia gay e che prima o poi arrivi ad ammetterlo.
La partenza può essere più o meno in sordina, si va dalle amicizie che evolvono lentamente verso l’amicizia amorosa alle vere e proprie passioni che comportano forme di dipendenza psicologica anche molto marcata. Innamorarsi non è un fenomeno astrattamente mentale ma un fenomeno che contempera aspetti di affettività e di sessualità propriamente detta e, anzi, è proprio la sessualizzazione unilaterale del rapporto che è il segno tipico del’innamoramento. La presenza dell’altro è sentita come necessaria, la sua fisicità, la sua voce sono vissute come elementi apportatori di serenità e la sua presenza assume una netta coloritura sessuale. Quando un ragazzo gay si innamora, concentra sul ragazzo di cui è innamorato tutti i suoi interessi sessuali, va in erezione al solo pensiero di quel ragazzo, fa su quel ragazzo le sue fantasie sessuali e si masturba pensando a quel ragazzo. In sintesi si potrebbe dire che l’immagine di quel ragazzo entra nella fantasia sessuale del ragazzo che se ne è innamorato. Qui emerge il vero rischio di questi rapporti ossia la tendenza a interpretare come reale il mondo dei desideri connessi alla fantasia sessuale: “Sono innamorato di quel ragazzo, quindi lui è innamorato di me!”. In altri termini il desiderio induce a un salto indebito dal piano reale dell’innamoramento unilaterale al piano fittizio dell’amore corrisposto, o che potrebbe essere corrisposto. Questo salto dalla unilateralità alla condivisione è però spesso oggettivamente immotivato. Le motivazioni, fortissime sotto il profilo soggettivo, sembrano autorizzare e sostanziare l’ipotesi di una almeno ipotetica bilateralità. In questo modo, la dissimmetria, che è la caratteristica di fondo ineliminabile dei rapporti gay-etero, viene dissimulata sotto le apparenze di una ipotesi di possibile omosessualità dell’amato, tutta da verificare. Si tratta di ipotesi palesemente fittizie ma esse alimentano una speranza di fondo. Bisogna tenere presente che in effetti più che palare di rapporto gay-etero bisognerebbe parlare dal lato gay di rapporti tra un gay e un possibile gay nascosto o represso sotto le apparenze di un etero. Questa è, almeno in origine, la chiave di interpretazione della cosiddetta attrazione gay-etero.
Diciamo subito che i rapporti gay-etero non sono mai proiettivi al 100%, non si tratta cioè di pure fantasie di reciprocità radicalmente staccate della realtà. In pratica nella quasi totalità dei casi dei livelli più o meno profondi di condivisione esistono. Sa va da vere e proprie forme di amore reciproco senza sessualità condivisa, quando l’etero capisce e accetta di essere oggetto di desiderio sessuale da parte del ragazzo gay, a forme assai più labili di simpatia più o meno ondivaga. Intanto le situazioni si configurano in modo molto diverso a seconda della dimensione più o meno esplicita del rapporto. I rapporti gay-etero più seri non solo non sono messi in crisi dalla piena consapevolezza della situazione da parte del ragazzo etero, ma ne sono anzi rinsaldati. Non c’è bisogno di sottolineare che in un vero rapporto d’amore, cioè di reciprocità affettiva, la chiarezza reciproca è un postulato essenziale. Quando i rapporti sono costruiti sul non detto e quando il timore circa il fatto che la chiarezza possa distruggere il rapporto invita alla reticenza è lecito ipotizzare una forte unilateralità.
In linea teorica per un ragazzo gay una storia d’amore, in senso sia affettivo che sessuale, ma un storia condivisa, richiede il verificarsi di una serie di precondizioni circa il ragazzo di cui ci si innamora:
1) che sia gay,
2) che sia fisicamente corrispondente agli archetipi di ragazzo ideale del ragazzo che se ne innamora,
3) che abbia un carattere compatibile,
4) che la situazione logistica consenta la costruzione di un rapporto reale,
5) ecc.
Il verificarsi contemporaneo di tutte queste condizioni non è di per sé probabile e un ragazzo gay, pur di arrivare a costruire una storia d’amore, si adatta a diversi compromessi: accetta di viaggiare, almeno entro certi limiti, chiude un occhio sulla compatibilità caratteriale, spesso limita le sue esigenze anche in fatto di bellezza fisica (corrispondenza all’archetipo ideale) e, in ultima istanza, è disposto anche a rinunciare all’idea che il ragazzo da amare sia gay. In un certo senso, anche se l’espressione sembra poco rispettosa, “meglio un etero oggi che in gay domani (che potrebbe anche significare mai)”.
Nell’ipotesi di gran lunga più comune, di un rapporto che nasca senza una vera chiarezza di fondo, si verificano spesso dei fraintendimenti, talvolta radicali e totalmente fuorvianti. Il gay e l’etero interpretano i gesti e i discorsi del compagno secondo codici completamente diversi il che può portare a momenti di imbarazzo pesante. In un rapporto non chiaro l’espressione “ti amo” non è usata e al suo posto compare (peraltro molto raramente) l’espressione “ti voglio bene” alla quale però il gay attribuisce quasi il significato di una dichiarazione d’amore, mentre l’etero dà un significato assolutamente generico. Ma i fraintendimenti più imbarazzanti sono quelli relativi ai gesti affettuosi, come la carezza, il bacio, l’abbraccio e talvolta anche vere forme di disinvoltura e di assenza di imbarazzo a livello sessuale. Il gay tende a caricare questi gesti di significati che per l’etero non esistono affatto. Tra ragazzi strettamente etero esistono spesso forme di disinibizione fisica che sono viste dal gay come forme di vero coinvolgimento sessuale, interpretazione tuttavia totalmente fuorviante.
Accontentarsi o non accontentarsi? Che cosa ci si può aspettare da un rapporto gay-etero? La risposta non può essere data a priori perché ci sono rapporti gay-etero in cui in cui i livelli di coinvolgimento e di soddisfazione sono profondi da entrambe le parti anche se il coinvolgimento sessuale è solo unilaterale. Un parametro strettamente correlato alla reciprocità può aiutare a valutare un rapporto gay-etero e si tratta dell’andamento della soddisfazione nel tempo. Se la soddisfazione mantiene nel medio periodo un andamento stabile il rapporto si può ritenere in buona parte reciproco, se la soddisfazione registra una flessione il coinvolgimento è probabilmente unilaterale. Le relazioni scarsamente condivise hanno un andamento della soddisfazione rispetto al tempo tendenzialmente parabolico, dopo un periodo di rapido aumento, segue una altrettanto rapida diminuzione della soddisfazione, fino ad arrivare a livelli negativi di disagio anche forte, collegati a rifiuti espliciti o alla sopravvenuta consapevolezza di difetti intrinseci del rapporto come falsità, ipocrisia, strumentalizzazione, doppio gioco. Le relazioni condivise presentano indici di soddisfazione che tendono a stabilizzarsi a livello tanto più alto quanto maggiore è il livello di condivisione. Per la definizione stessa di rapporto gay-etero il livello si soddisfazione resta comunque al di sotto, e spesso di parecchio, del livello massimo possibile relativo a una condivisione ideale anche a livello sessuale. In un qualsiasi rapporto e quindi anche in un rapporto gay-etero che abbia un apprezzabile indice di condivisione, il livello si soddisfazione dal lato gay può essere raggiunto mantenendosi sempre al di sotto della linea che indica il livello di stabilità (rapporto inizialmente sottovalutato dal lato gay) ma può essere raggiunto anche dopo una prima forte impennata, legata in genere all’idea che l’altro ragazzo sia o possa essere gay, accostandosi alla linea di stabilità dall’alto (rapporto sopravvalutato dal lato gay e successivamente ridimensionato).
Vorrei concludere questo post con una osservazione, credo che sia accaduto più o meno a tutti i ragazzi gay di trovarsi implicati in qualche modo in rapporti gay etero. Spesso i ragazzi gay si trovano nella condizione di trascinare il rapporto: prendono sempre l’iniziativa, temono di essere importuni, avvertono dall’altro lato una reazione in tono minore, provano desideri fortissimi nei confronti del ragazzo di cui sono innamorati ma si guardano bene dal manifestarlo anche minimamente. Questi sono gli indici tipici di un rapporto fortemente unilaterale. Quando il rapporto è di questo tipo e una relazione condivisa non è possibile neanche a libello medio-basso, un ragazzo gay dovrebbe chiedersi se il suo innamoramento abbia un minimo di prospettiva, il che, al limite potrebbe anche essere, o se sia una fantasia totalmente unilaterale e, valutando la cosa a mente lucida, ne dovrebbe trarre le dovute conclusioni. So benissimo per esperienza diretta che in questo campo valutare le cose a mente lucida è difficilissimo ma non è comunque mai male mantenere un atteggiamento equilibratamente razionale, almeno nei limiti che la situazione permette.

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domenica 1 marzo 2009

VOGLIO BENE A DUE RAGAZZI GAY MA SONO ETERO

Ciao Project,

mi sono deciso a scriverti anche se non so nemmeno che cosa c’entro io con le cose che fai tu. Tu ti occupi dei ragazzi gay e io credo proprio di non essere gay, anzi direi che ne sono quasi certo. Ho letto tutte le cose che hai scritto sull’orientamento sessuale e tante lettere di altri ragazzi ma, onestamente, non mi ci ritrovo. Tu mi dirai: e allora che mi scrivi a fare? Io penso di essere etero perché le ragazze mi eccitano proprio, se devo cercare un sito in rete cerco un sito di ragazze, l’orientamento sessuale mio è quello, ma io tra i ragazzi etero non sono mai stato bene, con le ragazze sì, almeno fino a quando si rimane sul sessuale e non si cerca di costruire altro, ma coi ragazzi etero non sono mai riuscito ad andare d’accordo. Saranno forse solo mie fissazioni e forse conosco poco i ragazzi etero, ma con loro non ho mai potuto costruire nulla di più di una chiacchierata stupida. Un po’ anche con le ragazze è così, se la metto sul sessuale, ok, funziona, ma se cambio registro l’entusiasmo mi passa proprio. Io ho due amici gay, chiamiamoli Marco e Andrea, che non sanno l’uno dell’altro e io mi guardo bene dal dire a Marco di Andrea e viceversa. Sono due ragazzi che nessuno prende mai per gay. Marco ha 27 anni, fino a un paio d’anni fa aveva la ragazza. Andrea ha 21 anni e da quello che sembra vive in funzione dello studio da quando aveva 15 anni. Io di anni ne ho 28. Tra me e questi due ragazzi, separatamente però, si sono creati rapporti di amicizia molto belli. Per me non hanno un’attrattiva sessuale, giusto forse un po’ Andrea, ma un po’ e solo quando si creano dei momenti di confidenza molto intima, ma sono cose sulle quali non ho mai costruito castelli in aria o fantasie di nessun genere. Io attualmente non ho una ragazza, ne avevo una fino a due anni fa e si stavo bene ma poi è andata a vivere in un’altra regione e piano piano ci siamo persi di vista. Quando è capitato che sono rimasto solo, cioè che la mia ragazza è partita, proprio in quei giorni, Marco ha rotto con la sua ragazza. Eravamo di nuovo scapoli tutti e due e la sera andavamo un po’ in giro per pizzerie. Io che Marco fosse etero non l’avevo mai messo in dubbio, poi piano piano una sera dopo l’altra l’amicizia è diventata un’amicizia stretta e una volta, in macchina, abbiamo parlato delle nostre ragazze e lui mi ha detto che aveva lasciato la sua perché pensava di essere gay, apparentemente l’ha buttata lì senza nessuna sottolineatura ma gli deve essere costato moltissimo. Ho sempre pensato che si aspettasse da me un discorso dello stesso tipo, forse pensava che la nostra amicizia in realtà potesse essere altro, ma sicuramente Marco era del tutto fuori dalle mie prospettive sessuali (su Andrea invece qualche piccolo dubbio lo avrei avuto). Probabilmente è rimasto deluso perché non gli ho detto quello che avrebbe voluto sentire. Onestamente mi sentivo gratificato che Marco mi avesse fatto un discorso del genere, abbiamo continuato ad uscire un paio di volte la settimana per andare a prendere la pizza. Abbiamo parlato tanto. È probabilmente il migliore amico che ho e sa praticamente tutto di me, penso che un po’ sia innamorato di me ma non mi dispiace, certo non posso corrispondere ai suoi sentimenti, ma con lui non mi sono mai sentito in imbarazzo e il fatto che almeno un po’ sia innamorato di me non mi condiziona affatto, cioè mi dispiace per lui perché non trova quello che vorrebbe. Io da Marco mi sento amato ed è una cosa che mi fa piacere e gliel’ho pure detto e gli voglio bene, non è a livello sessuale che non mi viene proprio ma è un bravissimo ragazzo e un amico vero. Quanto ad Andrea il discorso non è molto diverso, c’è che è parecchio più giovane di me. Non è quello che si direbbe un bel ragazzo, ha 21 anni ma gliene potresti dare pure 15, ma è molto affettuoso, ci siamo trovati subito bene insieme, lo conosco da quando aveva 19 anni, era l’hanno che ha fatto la maturità, era il fratello piccolo di un mio amico. Una volta sono andato a casa loro, il mio amico non c’era ma c’era Andrea, con me è stato proprio affettuosissimo ma anche un po’ timoroso, si vedeva che stavamo bene insieme. Mi sorrideva in modo disarmante, ho provato a dire che dovevo andare via e che ero venuto per vedere il fratello e ho proprio visto un attimo di delusione nel suo sguardo e allora ho cercato di non deluderlo e siamo rimasti a parlare per parecchio tempo, alla fine mi ha chiesto se volevo fare due passi con lui la domenica mattina e gli ho detto di sì. A rompere il ghiaccio ci abbiamo messo diversi mesi senza mai parlare di cose troppo private. Un girono mi chiama e mi dice che ha bisogno di parlare con me. Alla fine mi dice che si è innamorato di me e poi mi chiede se sono gay, io gli dico la verità, non sono gay, lui mi guarda e si mette a piangere. È stato uno dei momenti emotivamente più intensi che io abbia mai vissuto, in pratica ci siamo abbracciati ma lui dopo qualche secondo si è staccato, c’è rimasto malissimo, non sapevo che dire e come comportarmi ma sono rimasto a parlare con lui, prima con disagio, poi meno. Nei mesi successivi ho notato che ha fatto dei grossi sforzi per staccarsi da me ma poi ogni volta che ci provava dopo tornava indietro. Ho pensato pure ti tagliare io perché mi sa che così non gli permetto di vivere una vita sua possibile perché continua probabilmente ad aspettarsi da me qualcosa che non penso possa proprio esistere. Io ad Andrea voglio un bene profondo ma non ne sono innamorato nel senso sessuale del termine, cioè non desidero una vera intimità sessuale con lui. Forse l’accetterei pure, ma non sarebbe una cosa mia, lo farei per lui. Certe volte penso che lo farei. Ma è un’ipotesi molto forzata. Marco e Andrea si conoscono ma ognuno pensa che l’altro sia etero, mi sono chiesto se non farei meglio a dire a tutti e due come stanno realmente le cose, ma in realtà, anche se si conoscono, tra loro non è scoccata nessuna scintilla. Sembra un paradosso, ma due ragazzi gay che si conoscono non si innamorano l’uno dell’altro, ma entrambi si innamorano di me, cioè di un etero. Con Marco e con Andrea io in sostanza non provo nessun coinvolgimento sessuale, nemmeno con Andrea, però con loro sto bene. Se ho bisogno di sesso vado su internet lo cerco lì, ed è solo sesso etero, ma con loro sto bene veramente. All’esterno nessuno capisce niente non credo nemmeno che sospettino o cose del genere, siamo solo un gruppo di amici, tra questi amici ci sono io, c’è Marco e c’è Andrea.


Project, avevo cominciato a scrivere questa e-mail e l’avevo interrotta a questo punto, poi ho letto una cosa che avevi scritto tu tanto tempo fa sui rapporti tra gay e etero e sui gay che si innamorano degli etero, in questi post mi ci ritrovo pari pari, però, diciamo così che io la vedo dal lato dell’etero, mentre tu hai scritto quello che si prova del lato del gay, però dal lato dell’etero sono sì cose che hanno un grosso valore ma pure un grosso rischio. Io con questi ragazzi sto bene, direi che per me sono più che amici, il sesso non c’entra niente e io per quelle cose continuo a pensare alla donne, però con loro sto bene. Forse potrei dire che sono gay dal punto di vista affettivo e non sessuale. Per assurdo che possa essere, io con Marco o con Andrea ho pure pensato che sarebbe bellissimo viverci insieme ma addirittura tutti e tre insieme, cioè vivere nella stessa casa, loro magari potrebbero avere anche una vita sessuale tra loro, la cosa non mi creerebbe nessun problema, ma forse sono tutte fantasie stupide perché tra Marco e Andrea non c’è mi stato nulla, però mi piacerebbe anche vivere solo con Marco e soprattutto solo con Andrea. Certe volte penso che la presenza di questi due ragazzi possa perfino essere deleteria per me, perché da due anni a questa parte di fatto ho smesso di cercare contatti reali con le ragazze. In pratica dopo che se n’è andata via la mia ragazza non ho più avuto rapporti con le ragazze né sessuali né relazioni di nessun genere. Ho la mia vita sessuale privatissima come credo tutti i ragazzi che non hanno una ragazza (o un ragazzo) ma quella è tutta basata solo su fantasie etero. Ho provato pure a cercare di fare fantasie su Andrea ma la sento proprio come una cosa forzata, il cervello va spontaneamente in un’altra direzione. L’ho fatto perché, diciamo così, razionalmente, se fossi gay con Andrea starei benissimo (e forse pure con Marco) e, per paradossale che sembri, in un certo senso mi dispiace non essere gay, ma non credo ci sia molto da fare. Dopo che ho letto le cose che hai scritto tu, mi sono chiesto se un ragazzo gay innamorato di un etero riesce a capire veramente quello che si prova dall’altra parte. Certe volte ho proprio paura che Marco e Andrea tendano ad escludermi dalla loro vita, Andrea ci ha provato esplicitamente più volte, Marco mi vuole bene ma è più freddo e soprattutto più controllato di prima, ma queste cose a me fanno male, mi sento veramente come ghettizzato solo perché non sono gay e mi sento a disagio per questo, cioè ci sto proprio male. Poi mi sono chiesto: ma è possibile che queste cose capitino solo a me o che siano cose comunque rarissime? Francamente non credo che tutti i ragazzi etero che sono l’oggetto d’amore di un ragazzo gay si comportino con indifferenza, anzi io penso proprio il contrario. Insomma io voglio bene a questi ragazzi ma non c’è una spinta sessuale ma è una cosa seria lo stesso che in un certo senso pesa molto anche sulla mia vita. Per assurdo che sia, io così sto bene e se mi mancassero ne risentirei parecchio. Ecco questa è la mia storia. Dimmi quello che ne pensi e cerca di metterti pure dell’altra parte. Pubblicala, se lo credi opportuno, perché mi piacerebbe sapere se ai ragazzi del forum sono capitate cose del genere e come si sono comportati.

Ciao. Luca


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