mercoledì 1 febbraio 2012

COME NON HO CAPITO E NON HO ACCETTATO DI ESSERE GAY

Questo post mira a mettere in evidenza i meccanismi tipici della inconsapevolezza e della non accettazione dell’essere gay, in questo senso presenta una rassegna dei meccanismi di rimozione e sottovalutazione di tutti gli elementi che, se correttamente interpretati, porterebbero alla consapevolezza e all’accettazione dell’essere gay.

ESSERE GAY

Assumiamo come definizione di base che essere perfettamente eterosessuale significhi innamorarsi affettivamente e sessualmente in modo esclusivo di persone del sesso opposto e che essere perfettamente omosessuale significhi innamorarsi affettivamente e sessualmente in modo esclusivo di persone del proprio sesso. Resta ovviamente che tutte le posizioni intermedie sono comunque possibili.

Ora il problema è identificare innanzitutto in che cosa si concretizzi l’innamoramento affettivo e sessuale. Che vuol dire per esempio innamorarsi affettivamente e sessualmente in modo profondo di un ragazzo? Provo a rispondere sulla base dell’esperienza maturata in Progetto Gay.

Innamorarsi affettivamente di un ragazzo significa:

1) Desiderarne intensamente la presenza (creare occasioni per stare spesso accanto a quel ragazzo, cercare di ritardare il più possibile il momento della separazione quando si sta con lui, percepire che il tempo passa lentissimo quando aspettiamo di vederlo e che passa velocissimo quando stiamo insieme con lui, scambiare appena possibile sms con quel ragazzo e aspettare ansiosamente le sue risposte, cercare di metterlo totalmente a suo agio, avere il piacere di ascoltarlo).
 
2) Provare per quel ragazzo forme di solidarietà (provare sensazioni di disagio quando lui è in difficoltà o non sta bene, provare sensazioni dei felicità quando lui è felice anche per questioni che con hanno nulla a che fare con noi, volergli stare vicino per aiutarlo a risolvere i suoi problemi).
 
3) Desiderare di conoscere il più possibile sulla vita di quel ragazzo: se ha una ragazza, chi sono i suoi amici, come passa il suo tempo, che ipotesi fa per il suo futuro.
 
4) Provare forme di gelosia (quando quel ragazzo dimostra particolare simpatia o attenzione per una ragazza o per un altro ragazzo, anche al livello di amicizia importante, sperare che le sue storie d’amore finiscano presto o che gli lascino almeno il tempo per rimanere con noi).
 
Innamorarsi sessualmente di un ragazzo significa:

1) Percepire la gradevolezza della presenza fisica di quel ragazzo (restare colpiti dal suo sguardo, dalla sua voce, dalla sua stretta di mano, dal suo modo di sorridere, di muovere le mani, di camminare, vedere qualcosa di perfetto in alcuni particolari fisici di quel ragazzo come il colore della pelle, dei capelli, l’armonia del suo fisico, la forma delle mani o del volto, il calore emanato da quel ragazzo, il suo odore).
 
2) Vivere la presenza di quel ragazzo come sessualmente eccitante (andare in erezione quando si sta vicino a lui, specialmente quando si sta da soli, anche senza nessuna apparente implicazione sessuale).
 
3) Chiedersi se quel ragazzo è anche lui sessualmente coinvolto e cercare di capire, per esempio, se anche lui va in erezione per la nostra presenza.
 
4) Fermarsi ripetutamente a fantasticare su quello che si vorrebbe fare con quel ragazzo immaginandolo sessualmente coinvolto.
 
5) Sognare quel ragazzo in situazioni di nudità o di coinvolgimento sessuale con noi.
 
6) Masturbarsi pensando a quel ragazzo e sognare che anche lui possa fare lo stesso.
È ovvio che tra le forme di coinvolgimento affettivo e quelle di coinvolgimento strettamente sessuale ci sono ampie zone di ricopertura e di continuità e che le distinzioni troppo analitiche hanno un significato molto relativo. Un solo concetto va sempre tenuto presente e cioè che perché ci sia un vero innamoramento non basta né il solo interesse sessuale né il solo interesse affettivo, le due componenti sono entrambe necessarie.

CAPIRE DI ESSERE GAY E ACCETTARE DI ESSERE GAY

L’essere gay può essere vissuto senza attribuire all’innamoramento oggettivo che si vive alcuna connotazione consciamente gay, in questo caso non si potrà parlare di identità gay perché il significato dell’innamoramento non è ancora stato inquadrato correttamente dalla persona che pure lo vive. Si manifesta così il problema di capire e di accettare di essere gay, problema che, in ambienti fortemente orientanti alla eterosessualità, può non essere di facile soluzione.
 
CONSAPEVOLEZZA
 
Le idee più tipiche che ritardano le presa di coscienza della omosessualità fanno ricorso alla sostituzioni dei termini che contengono riferimenti alla sessualità con altri più neutri o a pretese motivazioni alternative dell’interesse verso un altro ragazzo e sono più o meno sintetizzabili così:
 
1) Non sono innamorato di un ragazzo ma lo considero come esempio da seguire perché lui è bello, realizzato e felice e io non lo sono. Si tratta della cosiddetta categoria del “modello” assai usata tempo fa per contrastare la consapevolezza di essere gay attraverso la lettura dell’interesse verso un altro ragazzo in termini di pura emulazione.
 
2) Mi piace ma è solo un piacere estetico. In questa classica affermazione non si usa l’espressione “sono innamorato” ma al suo posto l’espressione “mi piace”, individuando il motivo dell’attrazione al di fuori della sfera sessuale in una dimensione puramente estetica. Si dice: “Mi giro a guardarlo ma solo perché è bello” e quel “solo” tende ad escludere l’idea di un coinvolgimento sessuale.
 
3) Mi sento fisicamente attratto da lui ma non ne sono innamorato perché sono eterosessuale e quindi mi innamoro solo di ragazze. Osservo a questo proposito che l’ultima affermazione capovolge la logica del discorso e trasforma quelle che dovrebbero essere le conclusioni in premesse. Secondo la logica si dovrebbe dire: “Mi innamoro solo di ragazze (dato di fatto) quindi sono eterosessuale (verifico la definizione di eterosessuale)”, si dice invece: “Sono eterosessuale (affermazione assiomatica assunta per principio) quindi mi innamoro solo di ragazze (comportamento dovuto, deduzione dall’assioma)”. Sottolineo che dire “Mi sento fisicamente attratto da lui ma non ne sono innamorato perché sono eterosessuale e quindi mi innamoro solo di ragazze” significa operare una separazione tra la sessualità “essere fisicamente attratti” (noto che anche qui non si usa l’espressione “innamorarsi”) riservata ai ragazzi e l’innamoramento affettivo che sarebbe il “vero innamoramento” riservato alle ragazze. Chi usa questo linguaggio è convito di vivere per le ragazze un amore “più alto” perché non sessualizzato.
 
4) È solo una fase transitoria, quando troverò la ragazza giusta tutte queste fantasie passeranno. Questa frase esprime la cosiddetta concezione della omosessualità transitoria o evolutiva. Qui non si nega l’attrazione omosessuale ma la si svilisce confinandola in una dimensione cronologicamente limitata, ma meglio sarebbe dire attribuendole una dimensione di sostanziale immaturità affettiva e sessuale che sarà superata dall’avvento di una sessualità etero matura “quando arriverà la ragazza giusta”. Direi che l’idea della fase transitoria è particolarmente subdola perché non definisce nessun limite temporale concreto e permette una serie indefinita di rinvii della questione a una ipotetica risoluzione automatica generata dall’esterno. Il punto di vista della omosessualità come espressione di una adolescenza non ancora compiuta e cioè della omosessualità superabile è quello adottato dalla Congregazione per l’educazione cattolica per l’ammissione in seminario delle persone con tendenze omosessuali. La Chiesa “non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay. Le suddette persone si trovano, infatti, in una situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne. Non sono affatto da trascurare le conseguenze negative che possono derivare dall'Ordinazione di persone con tendenze omosessuali profondamente radicate. Qualora, invece, si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo l'espressione di un problema transitorio, come, ad esempio, quello di un'adolescenza non ancora compiuta, esse devono comunque essere chiaramente superate almeno tre anni prima dell'Ordinazione diaconale.”
 
ACCETTAZIONE
 
Una volta che comunque si sia giunti alla consapevolezza di essere gay, la cosa non è comunque sempre accettata pacificamente, perché parecchi preconcetti molto radicati ne ostacolano l’accettazione. Molti di questi preconcetti sono di derivazione religiosa e sono quindi intrinsecamente dogmatici. I meccanismi della non accettazione fanno leva sempre sulla necessità di una appartenenza (familiare, religiosa o sociale) che sarebbe incompatibile con l’omosessualità. Le idee più tipiche che rendono difficile l’accettazione della omosessualità si possono riassumere così:
 
1) Sono cose che fanno tutti, sono solo delle forme di esplorazione della sessualità. In questa frase si concentrano due approcci negazionisti distinti: a) “lo fanno tutti” (cosa assolutamente non vera) quindi il tuo non è un comportamento autenticamente omosessuale. b) “non si tratta di omosessualità ma di esplorazione sessuale”, torna qui la tecnica del cambiare nome alle cose per negarle.
 
2) I gay sono persone fissate col sesso e ne fanno di tutti i colori e io non ho nulla a che vedere con loro. Con affermazioni di questo genere si cerca di generare un senso di disgusto verso l’omosessualità degradandola moralmente. Qui si può parlare propriamente di omofobia interiorizzata.
 
3) È un vizio che mi devo togliere. Questa affermazione rappresenta in un certo senso un passo in avanti perché l’omosessualità è pienamente consapevole ma bollata, perfino da chi la vive, col marchio della immoralità. In queste situazioni pesano molto le iterate condanne della omosessualità da parte della chiesa. Il catechismo della chiesa cattolica e i documenti pontifici in tema di omosessualità parlano di “grave depravazione”, “funesta conseguenza di un rifiuto di Dio”,“mancanza di evoluzione sessuale normale”, “costituzione patologica”, “comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale”. San Pio X, nel suo Catechismo del 1910, classifica il “peccato impuro contro natura” come secondo per gravità solo all’omicidio volontario, fra i peccati che “gridano vendetta al cospetto di Dio” (Catechismo maggiore, n. 966). E il Catechismo aggiunge (n.967) “Questi peccati diconsi gridare vendetta al cospetto di Dio, perché lo dice lo Spirito Santo e perché la loro iniquità è così grave e manifesta che provoca Dio a punirli con più severi castighi”. Queste affermazioni non hanno bisogno di commento. Non vi è dubbio che un omosessuale per essere cattolico dovrebbe considerare l’omosessualità il peggiore dei vizi. L’idea della omosessualità “contro natura”, che è di derivazione dogmatica, è ancora oggi diffusissima anche tra persone sotto altri aspetti di buon livello culturale.
 
4) Devo farmi vedere da uno psicologo perché così non va. Tra i pregiudizi più diffusi circa l’omosessualità c’è il fatto che sia ritenuta una patologia psichiatrica o un disordine mentale. Va sottolineato che il percorso per eliminare l’omosessualità dal catalogo dei disturbi psichiatrici è stato molto lungo e tortuoso, ha portato ad una infinità di polemiche e tuttora, nonostante le posizioni contrarie degli ordini professionali, molti psicologi, psichiatri e psicoterapeuti, che affermano “il diritto degli omosessuali di essere curati” espressione paradossale, tendono ad applicare terapie volte alla modificazione dell’orientamento sessuale (terapie riparative della sessualità sostenute da Nicolosi e in Italia da Cantelmi con l’appoggio di forti gruppi religiosi). Sulla questione della difficile eliminazione della omosessualità dal catalogo delle malattie psichiatriche rinvio all’interessantissimo articolo:
http://it.wikipedia.org/wiki/Teorie_sulla_differenziazione_dell'orientamento_sessuale .
Devo sottolineare che anche oggi alcuni operatori sanitari, che dovrebbero essere punti di riferimento attendibili, arrivano a confondere orientamento sessuale e identità di genere.
 
5) Se fossi gay darei un dispiacere terribile ai miei genitori che si aspettano i nipotini. Questa frase rappresenta in termini sublimati una realtà che andrebbe descritta in modo più pertinente così: “Se i miei capissero che sono gay, per me la vita in famiglia diventerebbe un inferno, siccome non ho scelta, devo accattare di sacrificare la mia sessualità”. Gli ambienti familiari fortemente e insistentemente orientanti verso l’eterosessualità sono per i ragazzi gay una ragione di preoccupazione molto profonda. Devo sottolineare che il coming out in famiglia è una realtà decisamente rara.
 
6) Forse mi piacciono i ragazzi ma gay non mi ci sento proprio. Dietro questa frase si nota l’accettazione sostanziale della omosessualità ma non dell’identità omosessuale. “Posso anche comportarmi come omosessuale ma non sono omosessuale”, come se l’essere gay non corrispondesse a un insieme di tendenze e di comportamenti ma avesse una connotazione ontologica ulteriore, cioè come sei ci fosse una differenza tra il comportarsi come fanno i gay e ragionare come loro e l’essere gay in sé.
 
7) Non voglio essere gay e nessuno me lo può imporre. Dietro questa frase si nasconde una ulteriore mistificazione e cioè che essere gay sia una scelta volontaria e non una realtà da accettare per quello che è.

CORTEGGIAMENTO GAY E AMICIZIA AMOROSA
 
L’essere gay può manifestarsi all’esterno attraverso comportamenti che rendono evidente lo stato di innamoramento e tendono ad ottenere una risposta da un altro ragazzo. Questi comportamenti esterni costituiscono il corteggiamento gay. Va sottolineato che il corteggiamento gay spesso è inconsapevole nel senso che parecchi ragazzi che mettono in atto forme di oggettivo corteggiamento nei confronti di altri ragazzi leggono il loro comportamento in chiave di amicizia molto forte, al limite di amicizia sessualizzata fra etero e tendono comunque ad escludere l’inquadramento nella categoria della omosessualità Se un ragazzo si innamora inconsapevolmente, di un altro ragazzo, il corteggiamento può assumere una tale lievità da non essere neppure percepito come tale dal ragazzo cui è diretto, perché non è percepito così nemmeno dal ragazzo che lo mette in pratica. In queste situazioni il corteggiamento si manifesta spesso in forme tenuissime, si va dal sorriso al prolungare la conversazione più di come sarebbe usuale, dall’offerta di fare un tratto di strada insieme o di accompagnare l’altro a casa alla proposta di uscire insieme con altri ragazzi e, in qualche caso, anche alla proposta di uscire insieme da soli. Spesso queste amicizie amorose sono vissute all’inizio in modo gratificante e si trasformano in relazioni interpersonali anche molto strette che mantengono però tutte le caratteristiche apparenti tipiche di un’amicizia. Spesso le ragazze non capiscono perché il loro ragazzo preferisca uscire con in suo migliore amico piuttosto che con loro. Talvolta può accadere che quelle che sembrano delle comuni amicizie siano in realtà delle amicizie amorose, cioè, almeno unilateralmente, delle forme inconsapevoli di innamoramento omosessuale.
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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay:

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