Questo post mira a mettere in
evidenza i meccanismi tipici della inconsapevolezza e della non accettazione
dell’essere gay, in questo senso presenta una rassegna dei meccanismi di
rimozione e sottovalutazione di tutti gli elementi che, se correttamente
interpretati, porterebbero alla consapevolezza e all’accettazione dell’essere
gay.
ESSERE GAY
Assumiamo come definizione di base che essere perfettamente eterosessuale
significhi innamorarsi affettivamente e sessualmente in modo esclusivo di
persone del sesso opposto e che essere perfettamente omosessuale significhi
innamorarsi affettivamente e sessualmente in modo esclusivo di persone del
proprio sesso. Resta ovviamente che tutte le posizioni intermedie sono comunque
possibili.
Ora il problema è identificare innanzitutto in che cosa si concretizzi
l’innamoramento affettivo e sessuale. Che vuol dire per esempio innamorarsi
affettivamente e sessualmente in modo profondo di un ragazzo? Provo a rispondere
sulla base dell’esperienza maturata in Progetto Gay.
Innamorarsi affettivamente di un ragazzo significa:
1) Desiderarne intensamente la presenza (creare occasioni per stare spesso
accanto a quel ragazzo, cercare di ritardare il più possibile il momento della
separazione quando si sta con lui, percepire che il tempo passa lentissimo
quando aspettiamo di vederlo e che passa velocissimo quando stiamo insieme con
lui, scambiare appena possibile sms con quel ragazzo e aspettare ansiosamente le
sue risposte, cercare di metterlo totalmente a suo agio, avere il piacere di
ascoltarlo).
2) Provare per quel ragazzo forme
di solidarietà (provare sensazioni di disagio quando lui è in difficoltà o non
sta bene, provare sensazioni dei felicità quando lui è felice anche per
questioni che con hanno nulla a che fare con noi, volergli stare vicino per
aiutarlo a risolvere i suoi problemi).
3) Desiderare di conoscere il più
possibile sulla vita di quel ragazzo: se ha una ragazza, chi sono i suoi amici,
come passa il suo tempo, che ipotesi fa per il suo futuro.
4) Provare forme di gelosia
(quando quel ragazzo dimostra particolare simpatia o attenzione per una ragazza
o per un altro ragazzo, anche al livello di amicizia importante, sperare che le
sue storie d’amore finiscano presto o che gli lascino almeno il tempo per
rimanere con noi).
Innamorarsi sessualmente di un
ragazzo significa:
1) Percepire la gradevolezza della presenza fisica di quel ragazzo (restare
colpiti dal suo sguardo, dalla sua voce, dalla sua stretta di mano, dal suo modo
di sorridere, di muovere le mani, di camminare, vedere qualcosa di perfetto in
alcuni particolari fisici di quel ragazzo come il colore della pelle, dei
capelli, l’armonia del suo fisico, la forma delle mani o del volto, il calore
emanato da quel ragazzo, il suo odore).
2) Vivere la presenza di quel
ragazzo come sessualmente eccitante (andare in erezione quando si sta vicino a
lui, specialmente quando si sta da soli, anche senza nessuna apparente
implicazione sessuale).
3) Chiedersi se quel ragazzo è
anche lui sessualmente coinvolto e cercare di capire, per esempio, se anche lui
va in erezione per la nostra presenza.
4) Fermarsi ripetutamente a
fantasticare su quello che si vorrebbe fare con quel ragazzo immaginandolo
sessualmente coinvolto.
5) Sognare quel ragazzo in
situazioni di nudità o di coinvolgimento sessuale con noi.
6) Masturbarsi pensando a quel
ragazzo e sognare che anche lui possa fare lo stesso.
È ovvio che tra le forme di coinvolgimento affettivo e quelle di coinvolgimento
strettamente sessuale ci sono ampie zone di ricopertura e di continuità e che le
distinzioni troppo analitiche hanno un significato molto relativo. Un solo
concetto va sempre tenuto presente e cioè che perché ci sia un vero
innamoramento non basta né il solo interesse sessuale né il solo interesse
affettivo, le due componenti sono entrambe necessarie.
CAPIRE DI ESSERE GAY E ACCETTARE DI ESSERE GAY
L’essere gay può essere vissuto senza attribuire all’innamoramento oggettivo
che si vive alcuna connotazione consciamente gay, in questo caso non si potrà
parlare di identità gay perché il significato dell’innamoramento non è ancora
stato inquadrato correttamente dalla persona che pure lo vive. Si manifesta così
il problema di capire e di accettare di essere gay, problema che, in ambienti
fortemente orientanti alla eterosessualità, può non essere di facile soluzione.
CONSAPEVOLEZZA
Le idee più tipiche che ritardano
le presa di coscienza della omosessualità fanno ricorso alla sostituzioni dei
termini che contengono riferimenti alla sessualità con altri più neutri o a
pretese motivazioni alternative dell’interesse verso un altro ragazzo e sono più
o meno sintetizzabili così:
1) Non sono innamorato di un
ragazzo ma lo considero come esempio da seguire perché lui è bello, realizzato e
felice e io non lo sono. Si tratta della cosiddetta categoria del “modello”
assai usata tempo fa per contrastare la consapevolezza di essere gay attraverso
la lettura dell’interesse verso un altro ragazzo in termini di pura emulazione.
2) Mi piace ma è solo un piacere
estetico. In questa classica affermazione non si usa l’espressione “sono
innamorato” ma al suo posto l’espressione “mi piace”, individuando il motivo
dell’attrazione al di fuori della sfera sessuale in una dimensione puramente
estetica. Si dice: “Mi giro a guardarlo ma solo perché è bello” e quel “solo”
tende ad escludere l’idea di un coinvolgimento sessuale.
3) Mi sento fisicamente attratto
da lui ma non ne sono innamorato perché sono eterosessuale e quindi mi innamoro
solo di ragazze. Osservo a questo proposito che l’ultima affermazione capovolge
la logica del discorso e trasforma quelle che dovrebbero essere le conclusioni
in premesse. Secondo la logica si dovrebbe dire: “Mi innamoro solo di ragazze
(dato di fatto) quindi sono eterosessuale (verifico la definizione di
eterosessuale)”, si dice invece: “Sono eterosessuale (affermazione assiomatica
assunta per principio) quindi mi innamoro solo di ragazze (comportamento dovuto,
deduzione dall’assioma)”. Sottolineo che dire “Mi sento fisicamente attratto da
lui ma non ne sono innamorato perché sono eterosessuale e quindi mi innamoro
solo di ragazze” significa operare una separazione tra la sessualità “essere
fisicamente attratti” (noto che anche qui non si usa l’espressione
“innamorarsi”) riservata ai ragazzi e l’innamoramento affettivo che sarebbe il
“vero innamoramento” riservato alle ragazze. Chi usa questo linguaggio è convito
di vivere per le ragazze un amore “più alto” perché non sessualizzato.
4) È solo una fase transitoria,
quando troverò la ragazza giusta tutte queste fantasie passeranno. Questa frase
esprime la cosiddetta concezione della omosessualità transitoria o evolutiva.
Qui non si nega l’attrazione omosessuale ma la si svilisce confinandola in una
dimensione cronologicamente limitata, ma meglio sarebbe dire attribuendole una
dimensione di sostanziale immaturità affettiva e sessuale che sarà superata
dall’avvento di una sessualità etero matura “quando arriverà la ragazza giusta”.
Direi che l’idea della fase transitoria è particolarmente subdola perché non
definisce nessun limite temporale concreto e permette una serie indefinita di
rinvii della questione a una ipotetica risoluzione automatica generata
dall’esterno. Il punto di vista della omosessualità come espressione di una
adolescenza non ancora compiuta e cioè della omosessualità superabile è quello
adottato dalla Congregazione per l’educazione cattolica per l’ammissione in
seminario delle persone con tendenze omosessuali. La Chiesa “non può ammettere
al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità,
presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la
cosiddetta cultura gay. Le suddette persone si trovano, infatti, in una
situazione che ostacola gravemente un corretto relazionarsi con uomini e donne.
Non sono affatto da trascurare le conseguenze negative che possono derivare
dall'Ordinazione di persone con tendenze omosessuali profondamente radicate.
Qualora, invece, si trattasse di tendenze omosessuali che fossero solo
l'espressione di un problema transitorio, come, ad esempio, quello di
un'adolescenza non ancora compiuta, esse devono comunque essere chiaramente
superate almeno tre anni prima dell'Ordinazione diaconale.”
ACCETTAZIONE
Una volta che comunque si sia
giunti alla consapevolezza di essere gay, la cosa non è comunque sempre
accettata pacificamente, perché parecchi preconcetti molto radicati ne
ostacolano l’accettazione. Molti di questi preconcetti sono di derivazione
religiosa e sono quindi intrinsecamente dogmatici. I meccanismi della non
accettazione fanno leva sempre sulla necessità di una appartenenza (familiare,
religiosa o sociale) che sarebbe incompatibile con l’omosessualità. Le idee più
tipiche che rendono difficile l’accettazione della omosessualità si possono
riassumere così:
1) Sono cose che fanno tutti, sono
solo delle forme di esplorazione della sessualità. In questa frase si
concentrano due approcci negazionisti distinti: a) “lo fanno tutti” (cosa
assolutamente non vera) quindi il tuo non è un comportamento autenticamente
omosessuale. b) “non si tratta di omosessualità ma di esplorazione sessuale”,
torna qui la tecnica del cambiare nome alle cose per negarle.
2) I gay sono persone fissate col
sesso e ne fanno di tutti i colori e io non ho nulla a che vedere con loro. Con
affermazioni di questo genere si cerca di generare un senso di disgusto verso
l’omosessualità degradandola moralmente. Qui si può parlare propriamente di
omofobia interiorizzata.
3) È un vizio che mi devo
togliere. Questa affermazione rappresenta in un certo senso un passo in avanti
perché l’omosessualità è pienamente consapevole ma bollata, perfino da chi la
vive, col marchio della immoralità. In queste situazioni pesano molto le iterate
condanne della omosessualità da parte della chiesa. Il catechismo della chiesa
cattolica e i documenti pontifici in tema di omosessualità parlano di “grave
depravazione”, “funesta conseguenza di un rifiuto di Dio”,“mancanza di
evoluzione sessuale normale”, “costituzione patologica”, “comportamento
intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale”. San Pio X, nel suo
Catechismo del 1910, classifica il “peccato impuro contro natura” come secondo
per gravità solo all’omicidio volontario, fra i peccati che “gridano vendetta al
cospetto di Dio” (Catechismo maggiore, n. 966). E il Catechismo aggiunge (n.967)
“Questi peccati diconsi gridare vendetta al cospetto di Dio, perché lo dice lo
Spirito Santo e perché la loro iniquità è così grave e manifesta che provoca Dio
a punirli con più severi castighi”. Queste affermazioni non hanno bisogno di
commento. Non vi è dubbio che un omosessuale per essere cattolico dovrebbe
considerare l’omosessualità il peggiore dei vizi. L’idea della omosessualità
“contro natura”, che è di derivazione dogmatica, è ancora oggi diffusissima
anche tra persone sotto altri aspetti di buon livello culturale.
4) Devo farmi vedere da uno
psicologo perché così non va. Tra i pregiudizi più diffusi circa l’omosessualità
c’è il fatto che sia ritenuta una patologia psichiatrica o un disordine mentale.
Va sottolineato che il percorso per eliminare l’omosessualità dal catalogo dei
disturbi psichiatrici è stato molto lungo e tortuoso, ha portato ad una infinità
di polemiche e tuttora, nonostante le posizioni contrarie degli ordini
professionali, molti psicologi, psichiatri e psicoterapeuti, che affermano “il
diritto degli omosessuali di essere curati” espressione paradossale, tendono ad
applicare terapie volte alla modificazione dell’orientamento sessuale (terapie
riparative della sessualità sostenute da Nicolosi e in Italia da Cantelmi con
l’appoggio di forti gruppi religiosi). Sulla questione della difficile
eliminazione della omosessualità dal catalogo delle malattie psichiatriche
rinvio all’interessantissimo articolo:
http://it.wikipedia.org/wiki/Teorie_sulla_differenziazione_dell'orientamento_sessuale
.
Devo sottolineare che anche oggi alcuni operatori sanitari, che dovrebbero
essere punti di riferimento attendibili, arrivano a confondere orientamento
sessuale e identità di genere.
5) Se fossi gay darei un
dispiacere terribile ai miei genitori che si aspettano i nipotini. Questa frase
rappresenta in termini sublimati una realtà che andrebbe descritta in modo più
pertinente così: “Se i miei capissero che sono gay, per me la vita in famiglia
diventerebbe un inferno, siccome non ho scelta, devo accattare di sacrificare la
mia sessualità”. Gli ambienti familiari fortemente e insistentemente orientanti
verso l’eterosessualità sono per i ragazzi gay una ragione di preoccupazione
molto profonda. Devo sottolineare che il coming out in famiglia è una realtà
decisamente rara.
6) Forse mi piacciono i ragazzi ma
gay non mi ci sento proprio. Dietro questa frase si nota l’accettazione
sostanziale della omosessualità ma non dell’identità omosessuale. “Posso anche
comportarmi come omosessuale ma non sono omosessuale”, come se l’essere gay non
corrispondesse a un insieme di tendenze e di comportamenti ma avesse una
connotazione ontologica ulteriore, cioè come sei ci fosse una differenza tra il
comportarsi come fanno i gay e ragionare come loro e l’essere gay in sé.
7) Non voglio essere gay e nessuno
me lo può imporre. Dietro questa frase si nasconde una ulteriore mistificazione
e cioè che essere gay sia una scelta volontaria e non una realtà da accettare
per quello che è.
CORTEGGIAMENTO GAY E AMICIZIA AMOROSA
L’essere gay può manifestarsi
all’esterno attraverso comportamenti che rendono evidente lo stato di
innamoramento e tendono ad ottenere una risposta da un altro ragazzo. Questi
comportamenti esterni costituiscono il corteggiamento gay. Va sottolineato che
il corteggiamento gay spesso è inconsapevole nel senso che parecchi ragazzi che
mettono in atto forme di oggettivo corteggiamento nei confronti di altri ragazzi
leggono il loro comportamento in chiave di amicizia molto forte, al limite di
amicizia sessualizzata fra etero e tendono comunque ad escludere l’inquadramento
nella categoria della omosessualità Se un ragazzo si innamora inconsapevolmente,
di un altro ragazzo, il corteggiamento può assumere una tale lievità da non
essere neppure percepito come tale dal ragazzo cui è diretto, perché non è
percepito così nemmeno dal ragazzo che lo mette in pratica. In queste situazioni
il corteggiamento si manifesta spesso in forme tenuissime, si va dal sorriso al
prolungare la conversazione più di come sarebbe usuale, dall’offerta di fare un
tratto di strada insieme o di accompagnare l’altro a casa alla proposta di
uscire insieme con altri ragazzi e, in qualche caso, anche alla proposta di
uscire insieme da soli. Spesso queste amicizie amorose sono vissute all’inizio
in modo gratificante e si trasformano in relazioni interpersonali anche molto
strette che mantengono però tutte le caratteristiche apparenti tipiche di
un’amicizia. Spesso le ragazze non capiscono perché il loro ragazzo preferisca
uscire con in suo migliore amico piuttosto che con loro. Talvolta può accadere
che quelle che sembrano delle comuni amicizie siano in realtà delle amicizie
amorose, cioè, almeno unilateralmente, delle forme inconsapevoli di
innamoramento omosessuale.
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