martedì 24 aprile 2012
GAY E CAPACITA' DI SCELTA
Questo
post intende trattare di una capacità, non scontata, ma fondamentale, e
cioè della capacità di correggere le proprie scelte. I gay, come tutte
le persone di questo mondo, sono soggetti a tentazioni di varia natura.
Ci sono ragazzi che possono subordinare le scelte affettive a questioni
di ruolo sociale, di opportunismo o anche di utilità economica, altri
possono mettere un crisi rapporti consolidati da anni per un’avventura
di una notte, altri possono finire per adeguarsi alle richieste sociali
al punto da sacrificare la propria sessualità. Tutti questi
comportamenti vanno capiti “in situazione” cioè dal punto di vista
specifico di chi li mette in pratica e in relazione a tutto il vissuto
precedente. Si tratta spesso di scelte sbagliate, indotte in buona parte
da fattori esterni, che rischiano di provocare conseguenze anche molto
pesanti. Partiamo da un presupposto: si può sbagliare, le debolezze sono
tante. L’attrazione per il denaro, per il ruolo sociale o per il sesso
esiste ed è forte. Va sottolineato che la qualità di una persona non si
rileva nel suo non sbagliare mai, che non sarebbe umano, ma nella
capacità di correggere i propri errori e di fare delle scelte. Spesso
però alle scelte oggettivamente e soggettivamente sbagliate, per le
quali cioè si prova anche una sensazione di disagio morale, si aggiunge
l’idea che “ormai” non si può tornare indietro e che basta un cedimento
per mettere in crisi una persona in via definitiva. Chiediamoci: perché
un programma come word è migliore della classica carta e penna per
scrivere una lettera? La risposta è una sola: perché usando il computer è
possibile correggere facilmente gli errori e migliorare il testo
progressivamente. I programmatori sanno bene che nella scrittura di un
programma di una qualche complessità si commettono inevitabilmente degli
errori e la ricerca e la correzione di questi errori è una fase
fondamentale del lavoro che porta alla realizzazione e alla
ottimizzazione di un programma. Così accade anche nella vita
individuale: inevitabilmente si commettano errori ma è fondamentale che
quando, per restare nella metafora informatica, il programma non gira,
si eviti la tentazione di azzerare tutto e di distruggere quanto si è
costruito fino a quel punto e ci si metta invece di impegno a correggere
gli errori e ad aggiustare il tiro. Alcuni punti devono essere sempre
tenuti presenti: innanzitutto le scelte, tutte le scelte, anche quelle
sbagliate, sono reversibili e sono reversibili in qualsiasi momento. In
secondo luogo: la reversibilità delle scelte è assai più agevole se la
correzione di rotta è rapida perché con l’andare del tempo le abitudini
si consolidano e ci si abitua all’idea molto comoda della
irreversibilità e quindi della irresponsabilità morale. Mi fermo su una
metafora: non si diventa obesi per aver mangiato un pasticcino in più,
ma quando l’abitudine alla trasgressione delle regole della dieta si
radica, diventa particolarmente difficile tornare all’osservanza delle
corrette regole alimentari. La metafora aiuta anche da un altro punto di
vista: mangiare un pasticcino in più può essere gradevole e la
tentazione è grande ma continuare senza regola a mangiare pasticcini non
solo non porta alla soddisfazione individuale ma porta allo stare male e
al convincersi di essere naturalmente destinati all’obesità, il che
nella grande maggioranza dei casi non è vero. Le scelte, tutte le
scelte, vanno fatte con lo sguardo rivolto al futuro cercando di
prevedere responsabilmente le conseguenze a lunga scadenza di quello che
si sta per fare. Questo discorso vale innanzitutto per la prevenzione
delle malattie sessualmente trasmesse, ma vale anche per la fedeltà di
coppia e per la tendenza a seguire i dettami sociali a scapito della
propria affettività profonda. La situazione di disagio morale che prova
chi fa scelte sbagliate non deve essere seppellita e giudicata una forma
residua di inutile moralismo, ma deve essere vista come un campanello
di allarme e come un segnale su cui riflettere per tornare indietro
prima di commettere errori ancora più grossi. Il disagio morale che si
prova di fonte alle scelte sbagliate che comunque si fanno nella vita è
proprio il meccanismo di autoregolazione che consente di correggere gli
errori. Espressioni come: “tanto non ci posso fare niente”, “è la mia
natura”, “è più forte di me” sono le tipiche espressioni che
accompagnano l’acquiescenza al cedimento morale cioè all’abdicazione
alla capacità di scelta individuale. Un esempio classico è legato al
disimpegno nello studio che viene così inquadrato nella luce di una
ineluttabilità “per natura”, ma lo stesso si può dire per la tendenza
alla trasgressione nella vita di coppia o per il passivo adattamento a
regole sociali che non si condividono. La parola “destino” dovrebbe
essere cancellata dal vocabolario perché rappresenta una comoda scusante
per ogni forma di disimpegno e di perseveranza in situazioni che
comunque si ritengono sbagliate. La morale sta nel non abdicare alla
propria capacità di fare delle scelte e quindi nella capacità di tornare
indietro e di modificare la propria condizione attraverso l’impegno
individuale. Vorrei sottolineare che, tra i gay, non è raro trovare
forme di rilassamento morale che, lo sottolineo, non consistono in
comportamenti specifici sbagliati in sé, ma proprio nell’abdicazione
alla propria capacità di scelta e di impegno in nome della
ineluttabilità presunta di un destino o di una natura individuale
“sbagliata”. La moralità sta nella capacità di reagire e di non perdere
comunque la propria capacità di scelta.
Riporto qui di seguito due mail che illustrano la situazione, previa autorizzazione di chi me le ha mandate.
1/4/2012
Caro Project,
Ho
27 anni, [ - omissis -] Adesso vengo al motivo che mi ha spinto a
scriverti: mi sono messo da un anno con una ragazza perché non ne potevo
più delle pressioni subdole dei miei e anche perché se non lo avessi
fatto gli amici prima o poi sarebbero arrivati a capire come stavano
veramente le cose. È una bravissima ragazza e io con lei non sto male e,
al limite, penso che ci sia pure un certo coinvolgimento sessuale, però
quando vedo certi ragazzi e mi immagino come sarebbe stare con quei
ragazzi mi bolle proprio il sangue, è proprio un’altra dimensione, solo
che con quei ragazzi non ci potrò stare mai e allora tanto vale provare a
stare con questa ragazza, che è pure innamorata cotta di me. Mi fa
piacere che sia lei a cercarmi e mi fa piacere vederla, ma non è
veramente quello che voglio e di questo ne sono certo. In pratica quando
mi trovo ad abbracciarla arrivo a pensare come sarebbe bello se al
posto suo ci fosse uno di quei ragazzi che mi attirano veramente. Io ho
la netta sensazione di imbrogliare questa ragazza, Il coraggio di
parlare chiaro con lei non ce l’ho perché temo che mi sputtanerei
davanti a tutto il paese, forse non succederebbe, ma pensarlo mi dà la
spinta per continuare ad andare avanti così ma non ti nascondo che certe
volte mi sento da schifo perché so che la sto solo usando. Quando ci
vediamo, cosa che succede in pratica tutti i giorni, la vedo contenta di
vedermi e mi sento proprio a disagio, ma che posso fare? Tanto io in
pratica non ho nessuna possibilità di scelta e tanto vale andare avanti
così. Alla fine penso che potrebbe anche funzionare, o almeno lo spero. E
poi a prendere decisioni radicali non ci riesco proprio è contro la mia
natura, la forza per fare scelte definitive non ce l’ho e allora lascio
che gli altri le facciano per me e non ci posso fare niente, è più
forte di me. Non sono nato leone, sono una pecora e a non seguire il
gregge non ce la faccio, non ce la farei mai ad andare da solo contro
tutto e tutti. [- omissis -].
11/4/2012
Caro Project,
[-
omissis -] Sono riuscito a fare il primo passo e pensavo che non ci
sarei mai riuscito. È stato difficilissimo ma sono riuscito a parlare
con la mia ormai ex-ragazza. La reazione all’inizio è stata gelida, non
se lo aspettava assolutamente, in pratica non aveva capito niente, e lì
sono stato proprio malissimo, poi mi ha richiamato nel primo pomeriggio e
mi ha chiesto di vederci perché voleva restituirmi i regali che le
avevo fatto, la cosa non mi piaceva ma non potevo farci nulla, così ho
messo anche io insieme i regali che mi aveva fatto lei e ci siamo visti
il pomeriggio, mi ha detto che però la fedina col mio nome voleva
tenerla e lì mi è venuto un sorriso spontaneo e lei si è messa a
piangere, mi diceva che mi voleva bene ma che capiva che la mia vita
sarebbe stata un’altra e che non mi avrebbe dimenticato. Ci siamo
stretti le mani per qualche secondo. Io ho cercato di spiegarle le cose
dal mio punto di vista ma ha detto che non ce n’era bisogno e ci siamo
salutati con un abbraccio che non mi aspettavo. Effettivamente penso che
anche io non mi dimenticherò di questa ragazza. Il giorno appresso mi
aspettavo che mi chiamasse ma non lo ha fatto e ci sono rimasto male, il
sabato successivo ci siamo visti con gli amici ed è stata una bella
cosa, con me è stata affettuosa in modo sincero e con gli amici era come
se non fosse cambiato nulla, salvo un atteggiamento un po’ più
distaccato, ma probabilmente ce ne rendevamo conto solo noi. Insomma, mi
sento molto meglio, più libero e soprattutto il fatto che lei abbia
capito mi fa stare bene. Il rapporto che c’è adesso è autentico e penso
che non si perderà. Questo era probabilmente il passo più difficile ma
me ne restano ancora tanti. Cercherò lavoro lontano da qui. So che non è
facile trovarlo ma ce la devo mettere tutta. Se resto qui la
possibilità di essere me stesso non ce l’avrò mai. Ho cominciato a
mandare curricoli in tutta Italia e anche all’estero, adesso spero che
qualche proposta concreta mi arrivi ma, se dovesse succedere, il
distacco dalla mia famiglia e dai miei amici sarà certamente molto duro.
Voglio provare a riprendere in mano il mio destino, a fare le mie
scelte e a costruire la mia vita come penso che la vorrei. Speriamo bene
Project! [- omissis -].
__________
Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay:
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