sabato 26 gennaio 2013

SENTIMENTI GAY TRA AMICIZIA E AMORE


Ciao Project,
non so se ti ricordi di me, 25 anni allora, adesso 26, ti do un elemento concreto, avevamo parlato anche della scherma, ti avevo scritto diversi mesi fa in preda a un grosso senso di depressione e di paura, soprattutto di paura anche perché mi stavo cacciando in un brutto pasticcio e tu me lo facesti capire, praticamente abbiamo parlato fino alla mattina.
Beh, ci tengo a dirti che le cose sono cambiate e che la doccia fredda di quella sera mi ha fatto bene. Ho abbandonato del tutto i locali e i siti di incontri, non è stato facile perché anche se quell’ambiente mi deprimeva era per me in sostanza l’unica valvola di sfogo ed effettivamente stavo entrando in una fase di dipendenza. Ho ricominciato a frequentare i miei amici di vecchia data, tutti etero ma bravi ragazzi. Mi sono laureato e ho anche trovato un lavoretto, purtroppo con contratto a termine ma in qualche modo lavoro. Ho dovuto inventarmi una fantomatica ragazza in un’altra città per tenere lontane le attenzioni delle mie colleghe di lavoro e soprattutto i pettegolezzi, ma tutto questo non è molto importante.
Ti scrivo per parlarti di un’altra storia che mi ha proprio cambiato la vita. Tu sai che io abito in paese a circa 30 chilometri dalla mia città. All’poca dovevo ancora fare gli ultimi esami e la tesi perché mi ero rimesso a studiare e volevo finire il più presto possibile. Avevo appuntamento col mio relatore all’università per le nove, quindi dovevo uscire di casa per le 7.30. Esco, prendo la macchina perché è brutto tempo (ottobre), poco fuori di uno dei tre paesi che devo attraversare per arrivare in città comincia a piovere forte, vedo uno al bordo della strada che è senza ombrello e che cerca un passaggio, mi fermo e lo faccio salire. Era incappucciato e a stento lo avevo intravisto. Sale in macchina tutto bagnato e mi bagna tutto il sedile, non si scusa, mi chiede subito se vado in città, non ci presentiamo nemmeno, mi sembra parecchio trasandato, barba di qualche giorno, capelli lunghi, incolti, unghie non molto accattivanti, ecc. ecc.. Facciamo la strada in silenzio (circa 20 minuti). Si fa lasciare in centro, sotto un portico ma non dice nulla. Io vado all’università e la cosa finisce lì. Circa una settimana dopo ricapita più o meno esattamente la stessa cosa, questa volta diluvia e ci fermiamo per qualche minuto ad aspettare che passi lo sgrullone ma senza quasi dire una parola. Mi limito a dirgli che in pratica faccio la strada dal paese alla città tutti i giorni alla stessa ora. Nemmeno mi risponde. Poi la pioggia diminuisce e lui scende, ma quando passo l’indomani è allo stesso posto ma non fa l’autostop, ho l’impressione netta che stia lì ad aspettare me. Per arrivare ad un minimo di discorso sensato ci abbiamo messo più di un mese ma poi è successo. Siamo rimasti in macchina a parlare per mezz’ora. Lui ha 28 anni, lo chiamerò Paolo, abita in un paese a 10 km da casa mia, un paese piccolissimo, non lavora perché adesso il lavoro proprio non si trova, ma ha lavorato in passato. Il dialogo con lui è molto difficile, tende a vedere le cose in modo negativo, poi a un certo punto chiude la conversazione, mi ringrazia un modo rapidissimo e se ne va. Nei giorni successivi lo trovo sempre nello stesso posto e alla stessa ora. E qui c’è la storia della domenica. Ovviamente io la domenica non vado in città, ma una domenica è capitato che ci dovessi andare e lui era lì al solito posto, anche se faceva un freddo cane. Questa volta abbiamo parlato un po’ di più, gli ho chiesto che cosa va a fare in città ogni giorno, mi ha risposto che passa la giornata in un grande centro commerciale perché almeno ci fa caldo. Quindi andava in città ogni giorno anche prima di incontrarmi e questo mi ha fatto pensare che magari da me volesse solo un passaggio in macchina, ma c’è l’autobus della linea extraurbana che passa proprio all’ora in cui arrivo io e spesso me lo trovo davanti, ma lui non lo prende, forse prima lo prendeva ma ora non lo prende e aspetta me. Non è particolarmente un bel ragazzo e non mi interessava da quel punto di vista anche se avrei voluto capire perché quel ragazzo mi aspettava la mattina (anche la domenica) per fare venti minuti di strada con me.
Project, non ti aspettare epiloghi clamorosi di questa storia, almeno esternamente non è successo niente, di lui non so quasi nulla, lui non parla e io non faccio domande, ma esco tutti i giorni per andare in città (anche la domenica) perché così posso passare con lui venti minuti, è paradossale, lo so. Da me non accetta nemmeno la proposta di andare a fare colazione insieme. L’unico cambiamento che ho visto è un minimo di sorriso (un bel sorriso, il sorriso di uno che non è abituato a sorridere). Le ho pensate tutte, da quelle più tragiche fino alle cose più stupide ma Paolo non è superficiale. Io penso che lui mi stia studiando, che stia cercando di capire fino a che punto ci tengo a lui, probabilmente solo come amico, ma la parola amico non è riduttiva. Non so se è gay, non so nemmeno se lo vorrei, è tutto così incredibilmente indefinito eppure è qualcosa che mi intriga profondamente. In un certo senso mi aspetto qualcosa da questo ragazzo, almeno che questa amicizia vada avanti così, che non si perda, perché per me, piano piano, è diventata una cosa importante. È stato proprio il fatto di pensare continuamente a Paolo che mi ha consentito di riprendere una vita emotiva vera. Tra andare in un locale gay e incontrare gente che da te vuole una cosa sola e pensare continuamente a Paolo per cercare di capire qualcosa in più, c’è una differenza enorme, io ho l’impressione che qualcosa si sia creato anche se ho paura che tirare fuori il discorso in modo esplicito possa di fatto fare crollare tutto. Tra noi adesso c’è qualche accenno di sorriso e qualche rara parola molto significativa e sofferta, io ho l’impressione che un senso ci sia e che ci sia anche un dialogo criptato e che sia comunque una cosa seria, non so esattamente di che cosa si possa trattare ma Paolo è ormai parte della mia vita e che la mia vita ha trovato un senso lo avverto in modo molto chiaro. Penso che mi sto affezionando a questo ragazzo, dico affezionando, non innamorando, e che in fondo non mi importa nulla se è gay oppure no, è come se sentissi di essere importante per lui al di là delle parole, non conta perché sono importante ma mi accorgo di essere importante, non di essere solo una tessera qualunque del mosaico come mi succedeva con altri ragazzi, ma di contare come persona. Mi accorgo che quello che dico viene ascoltato e ricordato e che le parole che lui mi dice, anche se sono rare, sono state pensate a lungo perché sono dedicate a me. Se una mattina non lo trovassi al suo posto alla solita ora ci rimarrei male ma non è mai successo e io faccio in modo di non mancare mai a quell’appuntamento e poi c’è quel sorriso. Potrebbe anche essere solo un ragazzo depresso che ha bisogno di un po’ attenzioni ma anche se fosse così a me andrebbe benissimo lo stesso. So che anche i nostri silenzi hanno un senso e che c’è il piacere di stare insieme venti minuti al giorno. Per me sono i venti minuti che danno il tono alla giornata.
Project, non ti nascondo che ho molti dubbi e soprattutto che non so come comportarmi perché vivo in una sorta di attesa estenuante che accada qualcosa che non accade mai e io ho paura di fare il primo passo. Eppure non siamo ragazzini, ormai queste esitazioni avremmo dovuto metterle da parte. Non saprei nemmeno se provo una spinta sessuale per questo ragazzo, certamente per altri ragazzi ho provato coinvolgimenti sessuali molto più forti. Lui mi interessa sotto altri aspetti, più complessi e meno semplici da capire.
Project, mi ricordo che, quando abbiamo parlato, tu cercavi di sottolineare che le cose importanti nascono da sé quando meno te le aspetti e seguono una loro logica che non ha niente a che vedere con modelli che uno si può essere creato nella sua testa. Io non ho progetti su questo ragazzo, mi interessa come persona, vorrei solo vederlo sorridere, magari anche con una ragazza. Lui a me sta dando molto e spero di poter fare altrettanto per lui. Project, sto riscoprendo che cosa vuol dire voler bene a qualcuno ed è una cosa che mi fa stare bene.
Con affetto.
Stefano
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