giovedì 22 agosto 2013

LEGGE ANTI OMOFOBIA, UNA RISPOSTA A PIERO OSTELLINO

Premetto che leggo spesso il Corriere della sera e ho apprezzato in molte occasioni le analisi politiche di Piero Ostellino, quanto segue non ha quindi nessuna finalità polemica nei suoi confronti, vorrei solo proporgli delle riflessioni sul suo articolo “Gli errori della legge anti omofobia”, pubblicato dal Corriere della sera il 3 Agosto 2013, partendo dalle esperienze di un gay come me, maturate attraverso il contatto quotidiano con persone gay di tutte le età.

Nell’articolo si legge “non riesco a capire perché picchiare un omosessuale sarebbe un’aggravante, mentre picchiare me - che sono “solo” un essere umano – sarebbe meno grave”. L’obiezione è di principio, mi permetto di rispondere con dati di fatto - non presupponendo, come fa Ostellino, che il mondo sia fatto di persone dotate di normale senso comune per le quali l’omosessualità non è nemmeno un “vizio”-.
Purtroppo, come Ostellino sa benissimo, alcune categorie di persone, che in una società di persone di normale buon senso sarebbero trattate come tutte le altre, nella nostra Italia non sono affatto trattate come tutte le altre.
L’esempio dello spaventoso numero dei femminicidi, secondo una logica giuridica che guardi alla realtà, non dovrebbe portare all’idea che dato che in un paese di persone di normale buon senso le donne dovrebbero essere trattate come tutte le altre persone, allora è bene che non ci sia una norma penale specifica a tutela delle donne, dovrebbe invece condurre alla conclusione opposta e cioè che, dato che le donne sono una categoria di persone che di fatto è frequentemente vittima di delitti, è giusto che godano di una tutela penale rafforzata.
Seguendo la logica proposta da Ostellino (“l’espansione indiscriminata dei diritti comporta più rischi che vantaggi”) si dovrebbe richiedere l’abolizione di tutte le tutele speciali introdotte dalla legge Mancino contro le discriminazioni razziali, etniche e religiose, cosa che Ostellino non fa, limitandosi a suggerire la rischiosità di estendere la tutela anche agli omosessuali.
Chi vive da molti anni a diretto contatto con omosessuali di tutte le età sa bene che la discriminazione è reale e che purtroppo si arriva spesso a vere aggressioni di tipo omofobo.
Ostellino sostiene che l’omosessualità non è un diritto e che “trasformarla in un diritto giuridicamente protetto non ha alcun senso” perché “ad una persona di normale buon senso non verrebbe mai in mente, nel mondo in cui viviamo, non dico di picchiare, ma neppure di insultare e di discriminare l’omosessuale”.
In effetti seguendo questa logica, siccome ad una persona di normale buon senso non verrebbe mai in mente di uccidere o di stuprare, l’omicidio e lo stupro non avrebbero bisogno di nessuna tutela penale.
Certamente l’omosessualità non è un diritto in sé ma essere omosessuale senza essere discriminato costituisce l’esercizio di un diritto generale di libertà, la legge a tutela dei cosiddetti diritti dei gay è solo una legge a tutela del diritto di libertà di tutti e trova la sua motivazione proprio nel fatto che gli omosessuali sono, purtroppo, spesso oggetto di discriminazione e anche di violenza, certo non da parte “delle persone di normale buon senso” ma da parte di quella consistente percentuale di persone che di quel normale buon senso è terribilmente carente.
La sanzione penale specifica dei comportanti omofobi deriva dal fatto che gli omosessuali sono oggettivamente molto più soggetti di altre categorie di persone all’aggressività delle persone carenti di normale buon senso.

Ho inviato questa risposta per e-mail a Piero Ostellino e confido in una sua risposta.
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