venerdì 7 novembre 2014

GAY E SESSO ANALE: FALSI MITI E PORNOGRAFIA

GAY E SESSO ANALE 
Se si prendono in considerazione gli epiteti con i quali gli omosessuali erano e sono tuttora comunemente apostrofati, ci si rende conto che la rappresentazione più comune e diffusa del mondo omossessuale è dominata dall’idea che l’omosessualità sia una sessualità votata alla promiscuità e al sesso anale e dominata dai ruoli attivo-passivo, una specie di surrogato dei ruoli maschile-femminile, che sia cioè, in pratica, una copia grottesca della sessualità etero, in cui un uomo assume un ruolo passivo, ritenuto tipicamente femminile, in un rapporto penetrativo anale.
Una simile concezione dell’omosessualità, palesemente deformante, deriva dall’antica idea della omosessualità intesa come vizio dell’unica sessualità possibile, quella etero, o come patologia e non come variante normale della sessualità umana, come definito dalla Organizzazione Mondiale della Sanità. Questa visione deformante della omosessualità costituisce purtroppo ancora oggi un serio ostacolo al riconoscimento della propria omosessualità da parte dei ragazzi più giovani.
È impressionante vedere quanti studi pseudo-scientifici, ancora oggi, specialmente negli Stati Uniti, associno l’omosessualità alla diffusione delle malattie sessualmente trasmesse, dell’AIDS in particolare, e si soffermino ad analizzare le condizioni più degradate in cui l’omosessualità può manifestarsi, accreditando più o meno direttamente l’associazione tra omosessualità e degrado sociale, droga, violenza e malattia mentale. Ma al di là degli studi viziati in radice da presupposti ideologici, esiste anche una sociologia seria.
Nel 2007 uscì, per le edizioni Il Mulino, un libro di Marzio Barbagli e Asher Colombo, intitolato “Omosessuali moderni – Gay e lesbiche in Italia”. Il libro offre una fotografia della realtà omosessuale in Italia e, sulla base di rilevazioni condotte con metodo scientifico, arriva a sfatare vecchi miti e nuove legende metropolitane che dipingono il mondo omosessuale con le tinte vivaci della promiscuità e del sesso libero, dominato dai ruoli attivo-passivo.
Nel Novembre del 2011, è stato pubblicato nel Journal of Sexual Medicine uno studio condotto congiuntamente da ricercatori dell’Indiana University e della George Mason University, intitolato “Comportamenti sessuali e caratteristiche situazionali del più recente rapporto sessuale di coppia tra uomini identificati come omosessuali o bisessuali negli Stati Uniti” [“Sexual behaviors and situational characteristics of most recent male-partnered sexual event among gay and bisexually identified men in the United States” di Rosenberger JG, Reece M, Schick V, Herbenick D, Novak DS, Van Der Pol B, and Fortenberry JD- Journal of Sexual Medicine (J Sex Med) 2011;8:3040–3050.]
Lo studio è stato eseguito attraverso test compilati via Internet da un campione rappresentativo della popolazione omosessuale-bisessuale di 24.787 uomini identificati come gay o bisessuali, ovviamente si tratta solo di gay o bisessuali pubblicamente dichiarati, tra i 18 e gli 87 anni. Il campione rispetta la distribuzione della popolazione generale per classi di età e per composizione etnica. L’età media è di 39,2 anni. Il 79,9% del campione è costituito da omosessuali e il 20,1% da bisessuali. Il campione è composto da bianchi per l’84,6%, latino-americani per 6,4%, e afro-americani per 3,6%.
È stato chiesto agli interessati di indicare quali comportamenti sessuali abbiano messo in pratica nell’ultimo rapporto sessuale.
Il comportamento sessuale più comune è risultato il bacio sulla bocca (74,5%), seguito dal sesso orale (72,7%) e dalla masturbazione reciproca (68,4%). Il rapporto anale c’è stato solo nel 37.2% dei casi ed è risultato più comune nella classe di età 18-24 (42,7%). Bisogna tenere ben presente che questi dati riguardano solo gay o bisessuali pubblicamente dichiarati.
Lo studio, in accordo con altri recenti studi che hanno esaminato i comportamenti sessuali tra uomini eterosessuali e donne, dimostra che gli uomini gay e bisessuali hanno un repertorio di comportamenti sessuali molto diverso dagli eterosessuali.
Joshua G. Rosenberger, professore del Dipartimento di Salute globale e della comunità nel Collegio di salute e servizi sociali della George Mason University, ha dichiarato che, “Tra i comportamenti sessuali che gli uomini hanno riferito essere intervenuti nel loro ultimo rapporto sessuale, quelli che coinvolgevano l’ano erano i meno comuni,” e ha concluso che “Esiste certamente un’idea sbagliata che identifica il sesso gay col sesso anale, cosa che è semplicemente falsa nella maggior parte dei casi.” [http://newsinfo.iu.edu/news-archive/19977.html]
Queste conclusioni, che si riferiscono agli Stati Uniti, sono sostanzialmente confermate per il nostro paese da uno studio: “La sessualità degli italiani” di Marzio Barbagli, Gianpiero Dalla Zuanna e Franco Garelli pubblicato nel 2010, editore Il Mulino. Questo studio, in tema di rapporti anali così si esprime: “È probabile che, nella popolazione omosessuale maschile, l’uso di questa pratica sia diminuito nel corso del Novecento (Shorter [2005, 129-131]). È certo comunque che da tempo, in Italia, questa è la tecnica erotica meno diffusa in tale popolazione (Barbagli e Colombo [2007-2, 118-119]). Altrettanto certo è che oggi, nel nostro paese, vi siano poche differenze tra omo e eterosessuali. Il 49% dei primi ha avuto almeno un rapporto anale con un uomo contro il 44% dei secondi che ne ha fatto esperienza con una donna.”
Va sottolineato che non si dice che il 49% degli omosessuali pratica il sesso anale, ma che il 49% ha avuto almeno un rapporto anale con un uomo nel corso della vita, il che è sostanzialmente diverso.
Lo studio relativo agli USA al quale ho fatto riferimento puntualizza anche altri elementi che permettono di superare falsi miti a proposito della promiscuità dei rapporti sessuali degli omosessuali e dei bisessuali e della loro presunta carenza di dimensione affettiva.
“Abbiamo trovato particolarmente interessante il fatto che la stragrande maggioranza degli uomini hanno riferito di aver avuto rapporti sessuali con qualcuno con cui si sentivano «in corrispondenza» in termini di amore, il che significa che la maggior parte delle persone che erano coinvolte in un rapporto d’amore avevano fatto sesso con la persona che amavano, anche se c’erano uomini che avevano avuto rapporti sessuali in assenza di amore”, ha detto Debby Herbenick (co-direttore del Centro per la Promozione della Salute Sessuale della Scuola di Salute Pubblica dell’Università dell’Indiana-Bloomington, e co-autrice del saggio sui comportamenti sessuali degli omosessuali e dei bisessuali), e ha aggiunto: “Pochissime persone hanno avuto rapporti sessuali con qualcuno che amavano se quella persona non li amava sua volta.” Questo “aspetto di «relazione d’amore » – ha detto – non è stato ben esplorato in precedenti ricerche, indipendentemente dall’orientamento sessuale.” [http://info.publichealth.indiana.edu/releases/iu/2014/01/gay-sex-love.shtml]
Lo studio sui comportamenti sessuali di gay e bisex pubblicamente dischiarati, proprio perché riferito a persone pubblicamente dichiarate, cioè alla punta emergente dell’iceberg gay, ha purtroppo una intrinseca limitazione perché i suoi risultati non possono essere automaticamente estrapolati alla grande maggioranza della popolazione gay e bisessuale che non si dichiara pubblicamente.
Dall’esperienza di Progetto Gay, come ho già detto più volte, da quello che posso rilevare attraverso colloqui diretti con omosessuali di tutte le età, quasi sempre non pubblicamente dichiarati, sono portato a valutare che il 20% circa delle coppie omosessuali, comprese ovviamente le coppie composte da omosessuali non dichiarati, pratichi abitualmente il sesso anale, nella maggior parte dei casi a ruoli scambievoli, si tratta quasi sempre di coppie stabili e monogamiche, che quindi hanno meno paura delle malattie sessualmente trasmesse. Un altro 20% circa pratica il sesso anale perché uno dei partner lo richiede e l’altro non si sottrae, anche se per lui la prestazione è indifferente o addirittura lievemente sgradevole. Il 60% circa delle coppie omosessuali (comprendendo ovviamente le coppie di omosessuali non dichiarati) non pratica il sesso anale.
Ho potuto rilevare che anche tra gay e bisessuali c’è una notevole differenza nel repertorio dei comportamenti sessuali. I bisex hanno un repertorio assai più vicino a quello etero, perché, indipendentemente dal loro grado di propensione eterosessuale, praticano di fatto molto più il sesso etero di quello gay. Un gay esperto riesce a capire se il suo partener è gay o è bisessuale proprio sulla base del suo repertorio di comportamenti sessuali, anche se il partner bisessuale, in genere, nei rapporti occasionali con un gay, non si qualifica come bisessuale ma come gay.
I dati emergenti da Progetto Gay, estesi anche ai gay non pubblicamente dichiarati, non sono molto lontani dai dati rilevati dal citato studio sui comportamenti sessuali dei gay e dei bisex negli USA e da quello di Barbagli e altri relativo all’Italia. Dallo studio di ambito americano emerge che il 62.8% del gruppo di gay-bisex dichiarati non pratica sesso anale, mentre il 37.2% lo pratica. Dalle rilevazioni di Progetto Gay le percentuali risultavano rispettivamente intorno al 60% e al 40%, con la precisazione però che nel 40% delle coppie omosessuali che praticano il sesso anale, circa la metà vede il gradimento sostanziale solo da parte di uno dei due partner. In conclusione, al di fuori della coppia, per esempio nella masturbazione individuale, le fantasie relative alla penetrazione anale riguardano circa il 30% dei gay, per l’altro 70% la penetrazione non è oggetto di fantasie masturbatorie.
Come è ovvio i valori rilevati nei sondaggi e quelli stimati attraverso Progetto Gay non individuano regole senza eccezioni ma tendono solo a fornire un’immagine non distorta dei fenomeni nella loro globalità, fermo restando che la variabilità locale può essere notevole.
ETERO E SESSO ANALE
La ricerca sui comportamenti sessuali dei gay e dei bisessuali dichiarati, pur con le sue limitazioni, è in qualche modo una ricerca facile, perché è assai improbabile che un gay dichiarato abbia reticenze ad ammettere di avere praticato il sesso anale. Una ricerca dello stesso genere, con domande dirette, rivolta a gruppi di persone meno disinibite, come i gay non dichiarati o gli eterosessuali estratti a campione dalla popolazione generale, incontrerebbe significativi livelli di reticenza. Siccome il sesso anale è un classico tabù storico, i dati rilevati in questo ambito in campo etero sono certamente sottostimati. Le donne partecipanti ad un sondaggio sulla sessualità ammettono più facilmente di avere abortito piuttosto che di aver praticato sesso anale [Smith, Adler, & Tschann, 1999]. Voeller (1991) ha osservato che, nell’ambito di rilevazioni a colloquio diretto, gli aspetti relativi al sesso anale non emergevano mai al primo colloquio ma solo nei successivi, quando l’intervistato riusciva a mettere da parte le reticenze.
In ambito eterosessuale si rileva che l’incidenza del sesso anale, decisamente limitata nei sondaggi più datati, tende ad aumentare con il trascorrere degli anni, un po’ il contrario di quello che avviene tra la popolazione omosessuale. Uno studio di Mosher, Chandra, e Jones, del 2005, effettuato sulla base di sondaggi condotti su larga scala, ha rilevato che il 38,2% degli uomini tra i 20 e i 39 anni e il 32,6% delle donne di età dai 18 ai 44 anni ha sperimentato rapporti anali eterosessuali nel corso della vita. Va notato che dal 2005 (Mosher, Chandra, e Jones, del 2005) al 2011 (Rosenberg e altri, 211) le percentuali per gli uomini sono sensibilmente aumentate.
Un’analisi dello stato della ricerca sui rapporti anali in campo eterosessuale si può trovare in “Heterosexual Anal Sexuality and Anal Sex Behaviors: A Review” di Kimberly R. Mc Bride e J. Dennis Fortenberry dell’Università dell’Indiana.
Gli uomini che hanno avuto storie con partner dello stesso sesso riferiscono più facilmente di rapporti anali (Foxman, Aral, & Holmes, 1998a,1998b). Ma si badi bene, qui stiamo parlando di rapporti anali in campo etero praticati da uomini che hanno avuto anche relazioni o rapporti omosessuali, detto in altri termini questo significa che gli uomini che si ritengono eterosessuali ma hanno avuto anche partner maschili sono significativamente più propensi al sesso anale, più propensi della media degli etero, ma siccome la propensione dei gay verso il sesso anale è sovrapponibile a quella degli etero, più propensi anche della media dei gay. Questi “etero” che hanno anche esperienze gay costituiscono la categoria dei cosiddetti bi-curiosi. Fin qui la categoria del bi-curioso è stata introdotta in rapporto a concrete esperienze gay di uomini etero, ma la grande maggioranza dei bi-curiosi non arriva a concretizzare contatti sessuali con uomini e si accontenta dell’uso di una pornografia che rappresenti nudo maschile, masturbazione maschile o rapporti sessuali tra uomini.
PORNOGRAFIA COSIDDETTA GAY
Quando si parla di pornografia bisogna distinguere tra pornografia etero, o meglio sarebbe dire a contenuto etero, che mette in scena rapporti tra un uomo e una donna, pornografia gay, o meglio a contenuto gay, che mette in scena rapporti tra uomini, nudo maschile e masturbazione maschile, e pornografia lesbo o meglio a contenuto lesbico, che mette in scena rapporti tra donne, nudo femminile e masturbazione femminile. Questa distinzione, che riguarda i contenuti, è abbastanza netta, in linea di principio, anche se esistono certamente situazioni che non è possibile ricomprendere in modo esclusivo in nessuna delle tre categorie.
A questa distinzione se ne sovrappone un’altra operata sulla base dei fruitori della pornografia, e in genere si usa l’espressione pornografia etero per indicare una pornografia fruita da uomini e donne etero, si usa l’espressione pornografia gay, per indicare una pornografia fruita da uomini omosessuali e l’espressione pornografia lesbo per indicare una pornografia fruita da donne omosessuali.
La classificazione per contenuto e quella sulla base dei fruitori usano la stessa terminologia sintetica (porno etero, porno gay, porno lesbo) e questo spinge a convinzioni errate, cioè spinge a ritenere che la pornografia a contenuto etero sia fruita solo dagli uomini e dalle donne etero, che la pornografia a contenuto gay sia fruita solo da uomini omosessuali e che la pornografia a contenuto lesbo sia fruita solo da donne omosessuali.
Feriamoci ora a considerare la sola pornografia a contenuto gay. Da Yahoo Answer emergono diversi fatti interessanti. Innanzitutto molte donne dichiarano di accedere normalmente a siti a contenuto gay, più che a siti etero perché la pornografia a contenuto etero, fruita essenzialmente da uomini eterosessuali, si concentra soprattutto sulle donne trascurando l’elemento maschile, e anche perché nella pornografia a contenuto gay non ci sono donne di mezzo. Quindi una certa quota del traffico sui siti a contenuto gay è rappresentata da donne eterosessuali, per le quali il sesso penetrativo è la regola.
In Yahoo Anwers, specialmente nella parte di lingua inglese, si trovano migliaia di domande poste da ragazzi etero che vedono porno gay e che chiedono se questo sia normale. La questione è posta in tutte le maniere possibili ma è sostanzialmente sempre la stessa. Moltissimi sono anche i messaggi di ragazze etero, fortemente preoccupate per avere scoperto nel computer del loro ragazzo materiale gay.
Da questi messaggi si capisce intanto che gli uomini che si ritengono etero ma usano pornografia gay non sono bisessuali nel senso specifico, perché a livello affettivo non si innamorano di ragazzi ma solo di ragazze; sono questi i cosiddetti bi-curiosi. Ovviamente i bi-curiosi possono fermarsi al livello della pornografia a contenuto gay ma possono anche avere rapporti omosessuali più o meno frequenti ma senza veri coinvolgimenti affettivi, altrimenti sarebbero bisessuali.
Prendiamo ora in considerazione alcuni aspetti della pornografia a contenuto gay e confrontiamoli con analoghi aspetti della pornografia a contenuto etero.
Cercando su Google “straight site” si osserva che i risultati correlati sono 506.000.000; cercando “gay site” 420.000.000; il rapporto gay/etero è circa 0,83.
Cercando “straight porn” si osserva che i risultati correlati sono 55.100.000; cercando “gay porn” i risultati correlati sono 43.900.000, il rapporto gay/etero è circa 0,8.
Cercando “straight porn video” i correlati sono 45.400.000; cercando “gay porn video” sono 59.600.000, il rapporto gay/etero è circa 1,31.
Questi dati indicano che la frequenza della pornografia a contenuto gay in rete è più o meno equivalente a quella della pornografia a contenuto etero. È oggettivamente impossibile accedere ai dati di prima mano sull’uso della pornografia in possesso dei gestori di siti pornografici e, in questo campo si può procedere solo a stime approssimative, ma è opinione comune che il giro d’affari della pornografia a contenuto gay sia pari se non superiore a quello della pornografia a contenuto etero.
E qui si manifesta una prima apparente incongruenza. Se gli omosessuali maschi sono circa l’4% della popolazione generale e gli eterosessuali maschi sono circa il 46%, cioè se c’è un gay in media ogni 11,2 etero, e la pornografia a contento etero è più o meno quantitativamente equivalente a quella a contenuto gay, ipotizzando che la pornografia a contenuto gay sia fruita solo da gay e quella a contenuto etero sia fruita solo da etero in grande maggioranza maschi (circa il 72%) si arriverebbe alla conclusione paradossale che un gay fa uso di pornografia 11,2 volte più di un etero, il che è assai poco credibile. Se invece si ipotizzasse una propensione al consumo di porno identica per gay ed etero, ci si chiederebbe chi sono i consumatori della pornografia a contenuto gay non consumata dai gay. E qui la risposta viene spontanea: sono i bi-curiosi e sono davvero molti.
Il fatto che i bi-curiosi siano i principali consumatori di porno a contenuto gay è confermato dal fatto che i siti a contenuto gay, quando rappresentano un rapporto sessuale lo fanno terminare quasi sempre con una penetrazione anale, che, come si è visto, non è un interesse dominante nel mondo gay mentre lo è tra i bi-curiosi. Molti gay si chiedono perché i siti porno a contenuto gay danno tanto spazio ai rapporti anali, e la risposta sta nel fatto che i principali fruitori di pornografia a contento gay non sono i gay ma i bi-curiosi e in secondo luogo le donne eterosessuali. In questo senso, per un gay giovane, l’immagine della sessualità gay offerta dalla pornografia a contenuto gay è fuorviante perché si tratta di una pornografia creata essenzialmente per le esigenze di un pubblico non propriamente gay ma bi-curioso.
Un po’ di pornografia non fa male a nessuno ma, se la pornografia rappresenta una ipotetica sessualità gay molto diversa dalla realtà, diventa profondamente diseducativa. La rappresentazione della vera sessualità gay sarebbe assai meno spettacolare e quindi meno adatta al mercato della pornografia ma permetterebbe a tanti giovani omosessuali di identificarsi in quella rappresentazione piuttosto che essere spinti ad imitarla considerandola un’immagine della realtà.
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Se volete, potete partecipare alla discussione si questo aperta nel Forum di Prgetto Gay:

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