martedì 12 maggio 2015

Annali dell’Omosessualità di André Raffalovich – Parte 6: Omosessualità nella cronaca

 Appendice A: Unisessualità Francese
Nel mese di febbraio 1896 il caso Voignier (assassinio della piccola Ale Neut) fece venire alla ribalta il giovane Robin, che si era venduto a Voignier: nel 1888, la moglie di Voignier morì di dolore e di miseria e i suoi figlio ruppero i rapporti con lui.
Lui si diede quasi con una specie di frenesia alle sue abominevoli passioni; una sera, aveva portato nel suo alloggio di via Julien-Lacroix, 46, il giovane Robin, che poi lo avrebbe denunciato, che era ancora un ragazzino; Gli aveva dato un po’ di frutta, dei dolci e qualche soldo; poi lo aveva tenuto per tutta la notte nel suo letto. Robin non accettava solo di sottomettersi alle fantasie erotiche di Voignier; diventò il procacciatore del vecchio satiro; andava per lui a adescare le ragazzine intorno alle scuole.(1)
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Lione, 13 marzo. – La polizia ha appena messo le mani su una banda di sei individui che hanno audacemente sfruttato un ricco negoziante di derrate coloniali della nostra città, che aveva avuto un giorno l’imprudenza di ascoltare le propose di un tale L. …, Il negoziante per la paura di uno scandalo, di cui era minacciato, divenne la preda di quest’ultimo e dei suoi amici e dovette fornire loro molte somme di denaro.
Finalmente, uno dei complici, chiamato Cattaneo, si fece passare presso di lui per giudice istruttore e per 10.000 franchi si offrì di mettere fine al ricatto di cui il negoziante era l’oggetto. Ma, recatasi al palazzo di giustizia, la vittima di questa estorsione incontrò un vero giudice istruttore e tutta la banda fu arrestata. Cattaneo è stato catturato a Marsiglia (2).
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Sono appena morti, nel quartiere di Sant’Antonio, due vecchi la cui storia, benché molto toccante, ispira comunque una certa repulsione, ecc..
Ernest M… e Julien G… si erano conosciuti in collegio. Avevano fatto insieme tutto il corso degli studi, traducendo insieme l’Arte di amare di Ovidio, come più tardi dovevano leggere in tête à tête Chariot s’amuse.
M… aveva un certo patrimonio, G… era in una situazione delle più mediocri. Il primo mise la sua borsa, il suo appartamento e il suo cuore a disposizione del secondo , che accettò. E la loro vita non fu più che un lungo idillio, che nessuna nuvola venne ad oscurare.
Julien portava delle toilette femminili, sottovesti, pizzi, calze di seta, giarrettiere di nastro, quelle mille paroline della civetteria femminile cui gli amanti attribuiscono tanta importanza.
Ernest M… è morto pochi giorni fa di congestione polmonare, e non potendo Filemone fare a meno di Bauci [Filemone e Bauci sono una coppia mitica cantata nelle Metamorfosi di Ovidio], Julien, per il quale l’esistenza solitaria non aveva più fascino, disperato per la morte del suo compagno, si è asfissiato usando una stufa.
Il commissario di polizia, incaricato di fare un sopralluogo, l’ha trovato sul suo letto, vestito con un abito di velluto nero, col volto completamente truccato e una fotografia del suo amico sul petto (3).
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OLTRAGGI SU UN BAMBINO
Qualche giorno fa un giovane scolaro, Jules Ménard, di 12 anni, ha incontrato, uscendo dalla scuola, tre ragazzi di una ventina d’anni che col pretesto di fargli un regalo, lo hanno attirato nell’alloggio di uno di loto e gli hanno fatto subire degli odiosi oltraggi.
Ma il piccolo Ménard, che i genitori avevano portato al commissariato di Plaisance, non ha potuto fornire che spiegazioni vaghe sui miserabili che lo avevano attirato in questo agguato.
I servizi di Sicurezza sono stati allora incaricati di cercare questi ultimi, e ieri il sig. Cochefert ha mandato in camera di sicurezza i nominati Nollec, detto “Becco salato” e Thomas, detto “il Vecchio”, vagabondi della peggiore specie che, messi al confronto con la vittima dagli agenti, erano stati formalmente riconosciuti.
Il giudice sig. Damon è stato incaricato dell’istruzione di questa causa.(4)
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Un certo sig. L., di viale d’Antin, che vive di rendita, era andato a passare il carnevale a Nizza. Lì, sulla promenade des Anglais, una sera, fece la conoscenza con un uomo dall’atteggiamento molto distinto che si diceva membro della famiglia imperiale del Brasile.
Felice di avere avuto la fortuna di crearsi una così bella relazione, il sig. L… non lasciava più il preteso conte. Li si poteva incontrare insieme nei ristoranti alla moda.
Una sera che erano lontani dalla città, sulla promenade des Anglais, arrivarono due individui che si qualificarono come agenti della polizia del buon costume e che li misero in stato di arresto, affermando di avere a che fare con gente dalle abitudini inconfessabili. Proteste de sig. L…., proteste più violente del falso conte che offrì addirittura ai due agenti un biglietto da 500 franchi perché li lasciassero liberi.
Il sig. L… che aveva con sé solo 50 franchi, offrì 30 franchi, ma gli agenti rifiutarono con sdegno. M. L… tornò allora in albergo e portò subito il prezzo della sua libertà, 500 franchi, pur protestando sempre la sua innocenza.
Di ritorno a Parigi, il sig. L… raccontò la sua avventura a degli amici e questi gli dissero che molto probabilmente era stato vittima di un’estorsione, tanto più che una nuova richiesta di 1.000 franchi gli era stata indirizzata con la minaccia di divulgare i fatti.
Il sig. L… ha sporto denuncia alla Procura della Repubblica.(5)
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Un ragazzo di nove anni, Charles X…, figlio di un gioielliere di via Chapron, è scomparso improvvisamente giovedì scorso. I genitori desolati hanno fatto fare delle ricerche che non hanno dato nessun risultato, finché ieri il bambino è stato portato in commissariato da un uomo che si è subito dato alla fuga. Il giovane Charles, restituito ai suoi genitori, ha raccontato che in piazza della Repubblica aveva incontrato in individuo che lo aveva portato a Belleville nel suo alloggio, dove lo aveva trattenuto per quattro ore, facendolo passare per suo figlio.
Il bambino ha aggiunto di essere contento di ritrovare i suoi genitori perché l’uomo era sporco e gli aveva attaccato pidocchi e parassiti dopo essersi scatenato su di lui con i più odiosi attentati.
Il sig. X…. Ha fatto fare immediatamente un bagno al piccolo Charles e si è accorto, spogliano il bambino, che aveva subito i peggiori oltraggi.
È stata subito sporta denuncia contro l’immondo individuo, che è stato trovato a casa sua, in via des Envierges, a Belleville. Si tratta di un lavatore di piastrelle chiamato Jean Paulot di trentacinque anni. È stato messo in custodia.(1)
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Lo spaventoso crimine di Vincennes, l’assasinio del giovane Vasseur da parte di suo padre e di Boucher, ha fatto scendere dei dubbi sui costumi del complice di Vasseur padre. Abbiamo ancora in mente l’omicidio del giovane figlio (i cui modi erano unisessuali) da parte di suo padre e di Boucher, il suicidio del padre e la storia di Boucher (2):
Sì, disse Boucher a sig. Hamard che lo interrogava, è Vasseur padre che ha ucciso Eugenio. È un uomo molto violento. Da quando ha visto il figlio allontanarsi dalla retta vita, gliene è derivata un’amarezza enorme che ben presto si è trasformata in un odio feroce. Aveva solo un’idea in mente: sbarazzarsi di questo monellaccio , che non voleva fare nulla, che disonorava la famiglia, perché aveva dei costumi abominevoli.
Quattro anni fa – Eugenio aveva allora 13 anni – Vasseur padre attirò il figlio in una periferia, presso Saint-Cloud, sulle rive della Senna, e gli chiese le carte e il fazzoletto che aveva su di sé. Il bambino glieli diede. Allora il padre lo potrò verso la Senna per buttarcelo, ma il ragazzo si aggrappò a lui; cominciò una lotta terribile, Eugenio scivolò a terra, sfuggì al suo boia e se ne scappò.
Dopo quel giorno il ragazzo detestò il padre, ma per dire tutta la verità non pronunciò mai delle parole di morte contro chi lo aveva messo al mondo, mentre “il padre non aspettava che l’occasione per farlo sparire.”
Eugenio seguì Boucher nel bosco di Vincennes. Erano le otto, racconta Boucher. Lentamente, discutendo, noi salimmo sul plateau.
Improvvisamente, venendo fuori come una bestia feroce dalla boscaglia dove si era rannicchiato il padre si lanciò sul figlio e lo afferrò per il collo. Io ebbi paura… Il ragazzo si mise a gridare. Io mi precipitai su di lui e cercai di chiudergli la bocca con le mani. Ma lui mi morse così fortemente che mi allontanai per fermare il sangue che sgorgava dalla mia ferita e per controllare che nessuno venisse sulla strada…
Più nulla, il bambino non gridava più; nell’oscurità vedevo solo un’ombra accucciata. Mi avvicinai.
- E allora? chiesi al padre
- Ha pagato il suo conto, mi rispose semplicemente.
Inorridito, sollevai il cadavere per i piedi e lo portai dove è stato scoperto…
La complicità di Boucher si potrebbe spiegare col fatto che i suoi costumi erano inconfessabili e le sue relazioni con Eugenio erano di natura tale da incriminare le sue abitudini.
Era costantemente oggetto delle richieste di aiuto della vittima, e queste richieste quotidiane avevano l’apparenza di un ricatto esercitato dal ragazzo.
Minacciato diverse volte della divulgazione delle sue pratiche vergognose, Boucher si sarebbe deciso al crimine.
Questi sospetti non furono né confermati né contraddetti dai rendiconti che io ho visto del processo Boucher nel mese di ottobre. Fu condannato a dieci anni di reclusione. Le cattive frequentazioni dello sfortunato Eugenio Vasseur furono confermate. I suoi amici si chiamavano Bébé, Totor de la Maubert, Gaston du Latin, etc.
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Un borghese coraggioso, il sig. D .., che era fuggito per un paio di giorni da Arras, la sua residenza abituale, per venire a fare un po’ di festa a Parigi, notò l’altro ieri, in serata, una persona giovane e gentile, di cui cominciò la conquista.
Tentò l’assalto sul campo e, dopo qualche scambio di frasi, la posizione fu conquistata. I nostri due amanti si stabilirono in tête-à-tête in un ristoratore presso Place de la Bastille e tutto andò alla perfezione.
La cena fu delle più divertenti e il Don Giovanni di provincia era felice con la sua compagna; aveva un po’ la pelle ruvida, la sua voce era un po’ rotta come per l’abuso di alcol, i “piedi un po’ robusti”, ma … D non era un nemico della robustezza.
La donzella sapeva difendersi contro i tentativi galanti del suo compagno con un fascino che non faceva che eccitalo di più, dato che la resistenza ha sempre costituito, nella donna che si brama, una seduzione in più.
Questa non è certo una ragazza, pensava dentro di sé il coraggioso borghese: non difenderebbe così. È ovviamente una brava operaia che sto spingendo alla dissolutezza; forse è pure sposata; che briccone fortunato sono!
E il nostro viveur meditava di concludere la serata con una notte delle più … piccanti.
Quando gli sembrò che l’ora del pastore fosse suonata, si fece più pressante e insistette perché la giovane donna lo accompagnasse al suo albergo, in boulevard Beaumarchais, solo per un momentino. E lei finì per accattare.
Una volta in camera, la ragazza chiese timidamente che la candela fosse spenta mentre si spogliava; il suo compagno acconsentì al desiderio in modo molto galante, attribuendo quella richiesta al pudore.
Ma quando ritenne il momento opportuno, accese un fiammifero e non fu certo poco sorpreso di vedere …
Dio mio! È facile! Vide quello che avrebbe visto se avesse guardato se stesso in lingerie in uno specchio! La giovane donna era un giovane uomo.
Subito, stupito, il nostro provinciale entrò presto in una collera spaventosa, tratteneva per le braccia la sua compagna diventata un compagno, lo costrinse a rivestirsi e lo trascinò per le orecchie alla vicina stazione di polizia, nonostante le proteste del giovane balordo, che con forza affermava che era solo uno scherzo.
Nell’ufficio, quest’ultimo fu identificato come uno di nome Justin R…, cameriere senza dimora, ben noto nella zona sotto il significativo soprannome di “il Trottin ‘.
Approfittando dei suoi modi effeminati, la sera, indossava abiti da donna e, così travestito, “batteva il suo quarto,” [aspettava i clienti come una prostituta], allettando i signori anziani.
Il “Trottin” è stato messo sotto custodia dove il suo ingresso è stato dei più sensazionali (8).
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Il sig. Jean Coquelin è stato oggetto, in questi ultimi tempi di un tentativo di ricatto da parte del suo fornitore di vestiario alla Porte-Saint-Martin, il signor Guyard.
Guyard minacciava il sig.Coquelin di inviare una lettera al sig. Constant Coquelin, suo padre, per informarlo di fatti gravi quanto inverosimili. Guyard è stato condannato in contumacia a sei mesi di prigione (9).
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Il caso della Baronessa de Valley. – Nel mese di giugno il caso della donna strangolata in via Penthièvre fece apparire delle silhouette di unisessuali. Quanto segue è dedotto da Gil Blas.
Femand Laghény, 18 anni. È stato lui l’istigatore del crimine, che aveva premeditato lungamente.
La sera stessa dell’assassinio bighellonava dalle parti di rue du Croissant, informandosi dei risultati delle corse. Quando comparvero le prime copie del Paris-Sport, ne comprò rapidamente una, dopo averla guardato: “Ecco il mio cavallo ha vinto, gridò, e io intasco una forte somma.”
Il miserabile credeva di costruirsi così una specie di alibi e di spiegare la provenienza del denaro che aveva in tasca.
Laghény non aveva domicilio riconosciuto; spesso « di notte » si coricava sulle panchine; di “facili” costumi, condivideva qualche volta il letto di un compagno o di un borghese vizioso.
Quando la sua benefattrice gli dava n po’ di denaro, lo impiegava per farsi un giro di ballo popolare o per bere.
La notte del delitto andò a dormire all’hotel de la Meuse, al 29, di rue de l’Ecole-de-medecine, ma non tornò l’indomani; la precauzione era buona perché lì era stata predisposta una trappola per lui.
I suoi due accoliti, o meglio i suoi esecutori, si chiamano Julien Kiesgen e Pierre Ferran.
Kiesgen, vent’anni. Un gran bel ragazzo, un tipo di mezzano bellimbusto, già impiegato di commercio, che aveva in altri tempi lavorato nei grandi magazzini della riva sinistra.
Di una famiglia abbastanza buona di commercianti stabiliti a Versailles, Kiesgen non era mai andato d’accordo coi suoi genitori e li aveva abbandonati per venire a Parigi, dove si era ben presto legato con una banda di furfanti.
Kiesgen abitava al n. 1 di rue Descartes, in un hotel che si presenta di basso livello, dove sopra un muro grigio e sporco è istallata pomposamente in lettere mezze cancellate questa insegna: Grand-Hôtel des Ecoles.
La rue Descartes, prolungamento della rue Mouffetard, sinistramente celebre, viene a perdersi in una stradetta tortuosa e oscura la rue Montagne-Sainte-Geneviève.
Allo stesso indirizzo dove alloggiava Kiesgan, la rue Descartes si allarga in una specie di piazza, al centro della quale si innalza una fontana situata su una rotonda e circondata da una sorta di parapetto a forma di ferro di cavallo.
Lì, ogni giorno, si affollano i “terrori” del quartiere: teppisti terribili, con la faccia di belva, con la cicca incollata al labbro appeso, con la testa coperta da un berretto bisunto il cui bordo inferiore accarezza il loro collo di bestia, discutono dei colpi da fare o sul modo col quale si deve dare una coltellata.
Questa era le compagnia che frequentava Kiesgen.
È lui, stando alle dichiarazioni dei complici, che ha strangolato la baronessa di Valley: Ferran faceva il palo sul pianerottolo e Laghény aspettava in strada.
Completamente diversa è la fisionomia di Pierre Ferran. Ci si chiede a seguito di quale aberrazione mentale, di quali attrazioni funeste il disgraziato ragazzo si era lasciato andare a buttarsi in un delitto così abominevole.
Le informazioni prese su di lui nel quartiere sono delle più favorevoli. Molto dolce di carattere, di un’educazione che rasentava l’amabilità, Pierre Ferran suscitava in quanti lo accostavano una reazione di simpatia.
Abitava da sua zia, la signora M…, una donna rispettata che vive di rendita e occupa un appartamento con un affitto di 1800 franchi.
Questa sfortunata donna che è stata costretta a letto dalla notizia del crimine al quale ha partecipato suo nipote, ci ha ricevuti con gentilezza, nonostante la sua condizione di debolezza.
- Pierre era un bambino piuttosto timido, dice. Era molto felice qui. Era spesato di tutto, e non gli ho mai nemmeno rifiutato la banconota da cento, quando voleva divertirsi un po’. Ultimamente aveva voluto la sua libertà. Gli avevo fatto dare una camera in casa al sesto piano; ma so dalla portiera che non la usava affatto per dormire, e la sua esistenza era piuttosto regolata.
- Conosceva Kiesgan da molto tempo?
- È il suo amico d’infanzia, si vedevano ogni giorno e ho sempre deplorato questa amicizia per lui.
Molti giornali hanno ricevuto lettere pittorescamente scritte in bella calligrafia, della bella Marcella, che è stata molto intervistata e che era data per amante del bel Raoul, uno dei compari di Laghény. L’amabile ragazza si difende sostenendo di non avere avuto alcuna relazione col bandito sodomita, che, del resto, aggiunge lei, “non propendeva” affatto per le donne.
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Gabriel Nivellau un giovane operaio incastonatore senza lavoro, vagava un giorno all’avventura, non avendo né pranzato né cenato e si domandava con inquietudine se i pasti dell’indomani sarebbero stati così leggeri come quelli del giorno presente.
Durante questa passeggiata melanconica incontrò un vecchio che viveva di rendita, che cominciò una conversazione con lui e parve interessarsi alla sua sorte. Perché questa improvvisa filantropia? Forse è meglio, nell’interesse della morale, non cercare di approfondire troppo! In breve Gabriel Nivellau ricevette qualche sussidio dal buon vecchio.
Quando egli raccontò la sua avventura a Marins Roblin, un suo compagno, col quale alloggiava in rue du Vert-Bois, questo, uno scienziato che aveva letto molti romanzi e “che la sapeva lunga”, ebbe subito una ispirazione.
Propose a Nivellau di introdursi a casa del suo protettore, di addormentalo con del cloroformio e di “rubargli la focaccia” dopo di che sarebbero andati a fare un giro ai bagni di mare, come la gente dell’alta società. Nivellau accettò con entusiasmo e tutti e due se ne andarono da un farmacista della quindicesima circoscrizione al quale chiesero una fiala di cloroformio per calmare, dissero, un violento mal di denti.
Il farmacista si stupì della quantità che gli veniva richiesta e pregò i due ragazzi di ritornare dopo un’ora: questo tempo, disse, gli sarebbe stato necessario per preparare la pozione.
Dopo che i due singolari clienti si furono allontanati, si recò presso il sig. Chadefaux, commissario di polizia e lo informò dei suoi sospetti.
Quest’ultimo dispose una vigilanza intorno alla farmacia; quando Nivellau e Roblin si presentarono, fu data loro una fiala di acqua pura.
Dopo un pedinamento in piena regola, i giovani furono arrestati.
Condotti al commissariato di place Vauban, non esitarono a confessare i loro progetti criminali. Tutti e due furono messi in custodia.(10)
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RETATE D’ESTATE
Il servizio di sicurezza ha fatto ieri una nuova retata nel Bois de Boulogne, che è durata dalle sei di sera a mezzanotte. Sono stati operati diciotto arresti.
Nel momento in cui gli agenti arrivarono al Bois, due malfattori avevano appena strappato l’orologio a un passante. Inseguiti dagli agenti sono stati arrestati. Altri due vagabondi, di cui uno vecchio di settantun anni, sono stati sorpresi in flagrante delitto di atti osceni.(11)
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Léonard D…, soldato musicista nel 154esimo reggimento, di stanza a à Saint-Denis, e Ferdinand B…, distaccato all’infermeria del medesimo reggimento, entrambi appartenenti ad eccellenti famiglie, erano legati, dal loro arrivo al reggimento, da un’amicizia stretta. Questa intimità era frequentemente turbata da scene di gelosia che ne indicavano abbastanza chiaramente la specie contro natura. I due soldati dormivano nella stessa stanza avendo per compagno di letto un caporale armaiolo.
Avanti ieri sera, si coricarono tutti e tre: il caporale armaiolo e il musicista si addormentarono. Subito l’infermiere Ferdinand B…., che era sveglio, tirò fuori la sua baionetta e la passò attraverso il corpo del suo amico Léonard D… che dormiva. Alle grida del ferito accorse gente e dopo l’iniziale incertezza fu trasportato all’ospedale, dove morì molto rapidamente. L’arma gli aveva perforato l’intestino.
Ferdinand B…, che ha osservato il più rigoroso silenzio è stato messo in cella. Appena compiuto il suo gesto, aveva ingerito una dose di laudano, insufficiente, del resto, a portare pregiudizio alla sua salute. Forse anche dei civili sono coinvolti in questo caso.(12)
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Già da qualche tempo, i direttori di una importante ditta di seterie del quartiere Gaillon constatavano che la loro merci sparivano con una incredibile regolarità. Ogni giorno era un bel pezzo di velluto che spariva o qualche metro di satin.
La situazione divenne intollerabile, e una sorveglianza regolare fu organizzata per arrivare alla scoperta del ladro o dei ladri, perché date tutte quelle sottrazioni materiali, gli sfortunati negozianti si credevano taccheggiati da una intera banda di malandrini. Fu comunque l’azzardo che fece pizzicare il colpevole. Ieri mattina, un tale, chiamato L…, impiegato della ditta, si preparava ad uscire, quando lasciò cadere per disattenzione, dalla tasca del suo soprabito un cilindro di cartone intorno al quale erano arrotolati molti metri di una seta dei riflessi luccicanti.
L…., arrestato, non cercò nemmeno di fuggire e, senza creare difficoltà, si presentò al commissariato di rue Marsollier, accompagnato dai suoi padroni.
Dopo un interrogatorio sommario, il sig. Péchard, commissario di polizia, andò al domicilio dell’incolpato in rue de Dunkerque.
Lì, con sua grande sorpresa, il magistrato constatò che gli appartamenti di L… erano dei veri e propri depositi dove stavano ammonticchiate mercanzie di ogni qualità e provenienza, che L… aveva comprato tutte, come disse al reggimento a “una fiera del palio”. Ma lo stupore del commissario giunse al colmo quando nel corso dell’ispezione degli approvvigionamenti dell’incolpato, quello aprì un armadio nascosto dietro un drappeggio: in questo luogo discreto si affollavano costumi da ballerina, da danzatrice del ventre, da clown-donna, abiti da ballo scollatissimi, con cui, in sostanza di potevano vestire i corpi di ballo di molti teatri sovvenzionati.
Quando L… fu interrogato sulle sue presunte numerose amanti, dato questo guardaroba femminile, si difese dicendo di non avere alcuna relazione con donne, ma al contrario!
I costumi che si potevano vedere, disse, servivano a travestire i ragazzi “di facili costumi” di cui faceva conoscenza nei balli pubblici; amava soprattutto quelli che ballavano bene. Un giro di gamba lo seduceva e la spaccata lo conquistava.
Portava allora questi signori da lui a fare baldoria.(13)
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La notte scorsa, un negoziante di vini di Bordeaux , di passaggio a Parigi, tornava al suo albergo in rue du Quatre-Septembre, quando fu accostato da due individui che gli dissero:
- Ecco sono due ore che ti seguiamo. Ti abbiamo visto entrare in una casa in compagnia di un ragazzo. Noi siamo agenti della buon costume, seguici.
Il sig. X… cercò di protestare.
- È inutile che neghi, disse uno dei due individui. D’altra parte noi abbiamo arrestato il ragazzo che ti accompagnava. Vado a prenderlo.
Mentre i due falsi agenti si allontanavano, quello che era rimasto col sig. X… cercava di convincere quest’ultimo a soffocare lo scandalo.
- Ci si può sempre mettere d’accordo, disse.
Qualche istante dopo, l’altro agente ritornò con un giovane uomo, un ragazzino di diciassette anni, che recitò la lezione che aveva imparato.
Finalmente i ricattatori promisero al sig. X… che lo avrebbero rilasciato per 500 franchi. In quel momento il negoziante vide due vigili e li mise al corrente dell’avventura che gli era accaduta pregandoli di portarli tutti al posto di polizia per spiegarsi. I due agenti continuarono a fare la poro parte di agenti della buon costume e si diressero tutti verso il posto di polizia di la rue de la Banque. Arrivati all’angolo di rue Paul-Lelong, i due sedicenti agenti e il ragazzo girarono bruscamente e si diedero alla fuga. I vigili si misero a inseguirli e non poterono arrestarne che uno solo, che fu condotto al commissariato di polizia del sig. Orsatti, dove dichiarò di chiamarsi Félix D…, di avere ventidue anni e di essere impiegato di commercio. Ha rifiutato di fare i nomi dei suoi complici e a dato molti indirizzi dove, però, risultava sconosciuto.(14)
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Il sig. Rabarroust, direttore di un’agenzia di pubblicità, si recò avanti ieri al commissariato di polizia del sig. Orsatti, su invito di questo magistrato.
Là apprese di essere l’oggetto di una querela da parte di due ragazzi che lo accusavano di aver fatto loro delle proposte oscene; è questa, penso, l’espressione per designare castamente questo genere di noleggio.
Il sig. Rabarroust si difese come un diavolo: non conosceva affatto i suoi accusatori e si trovava senza dubbio in mezzo ad un tentativo di ricatto. Chiese di essere condotto immediatamente alla Procura della Repubblica, dove, dopo essere stato interrogato dal giudice istruttore Boucar, nominato seduta stante, fu rimesso in libertà.
Se il sig. Rabarroust, è stato, come lui afferma, vittima di uno spudorato ricatto, si consoli pensando che non è il solo al quale è capitata una simile disavventura.
I dintorni della stazione di Saint-Lazare, i viali degli Champs-Elysées sono infestati da questi giovani balordi, che vengono designati in argot con nome di “Jésus”, e il cui merito consiste nell’essere, molte volte al giorno, l’oggetto di un attentato al pudore.
Il loro modo di agire è dei più semplici: uno di loro adocchia un signore, nel momento in cui va a ritirarsi in una di quelle edicole che la municipalità previdente
ha messo al servizio delle persone prese da un bisogno di intima effusione.
Penetra dietro a lui e esce quasi immediatamente gridando. Si forma un crocchio di persone, Che c’è? Che è successo? Il signore impaurito non ci capisce più niente. Allora l’ignobile ragazzotto lo accusa apertamente di aver voluto praticare su di lui degli atti immorali.
La folla idiota prende le parti dell’accusatore e non ha epiteti abbastanza svilenti per apostrofare lo “sporco” signore che continua a non capire nulla. Arrivano i vigili, lo “sporco” signore è preso. Trascinato davanti al commissario di polizia, perde la testa e non trova in genere che un solo mezzo per cavarsene fuori. Se ne va, ben presto rimesso in libertà, perché è raro che la persona arrestata sia, in questi casi, tenuta sotto custodia, dai genitori del suo accusatore (questo ha dato il suo indirizzo come per caso nel corso dell’interrogatorio); lì, a seguito del pagamento di somme da decidere, ottiene che la denuncia sia ritirata. I genitori, che sono conniventi con il loro scellerato figlio, accettano: questo è tutto.
Al Bois de Boulogne e ai Buttes-Chaumont, il piccolo “trucco” è usato dalle ragazze, istruite a questo gioco dalle loro madri.
Ci è stato detto alla Pubblica Sicurezza che queste piccole commedie ricorrono molto frequentemente: purtroppo, spesso si trasformano in tragedia e abbiamo visto a volte dei padri di famiglia farsi saltare le cervella, per sfuggire una tale accusa infame quanto infondata.
La legge protegge in modo insufficiente contro queste manovre quelli che possono divenirne oggetto. In effetti, in caso di inchiesta giudiziaria una sola cosa può salvare l’accusato ed è l’infamia riconosciuta dell’accusatore.
Quando un uomo accusato di attentato al pudore a seguito della denuncia di un bambino, è portato davanti al commissario di polizia, si interroga immediatamente il bambino. Se è noto che questo è abitudinariamente implicato in fatti simili, è raro che la faccenda abbia un seguito. Spesso il ragazzino o la ragazzina forniscono, nel corso dell’interrogatorio dei dettagli precisi che provano in modo penoso a che punto la loro educazione al vizio si sia spinta.
Cinque o sei anni fa un ufficiale di cavalleria veniva arrestato a seguito di una denuncia di una vecchia prosseneta che gli rimproverava di aver voluto abusare della sua ragazzina. L’incolpato riconosceva di essere “salito” con la ragazza: ma affermava che lei lo aveva “provocato” e che lui aveva accettato le sue proposte, credendola almeno diciottenne. La piccola aveva un’aria angelica e ammirabilmente impeccabile, sembrava l’immagine della virtù. Ma davanti al commissario di polizia le sfuggì una parola che salvò l’accusato. Dato che costui riconosceva di averla accompagnata parecchie volte, aggiunse anche che una volta aveva passato la serata con lei e con una delle sue amiche: “Ah sì!, gridò la ragazzina, era Angela; quella che viene con me quando abbiamo un cliente che vuole vedere “due donne amarsi!” Si servì anche di un’espressione più cruda: in ogni caso il magistrato restava fisso sulla pretesa virtù della denunciante: questa esclamazione aveva fatto cadere e ali dell’angelo e l’aveva mostrata nella sua giusta luce.
Due giorni dopo, l’undicesima sezione penale giudicava una banda di giovani ruffiani, già ferrata in ogni tipo di furto, e di bambine, più esperte a smerciare la spazzatura dell’amore delle prostituite più navigate: il più grande di questi bambini aveva a malapena quattordici anni.
Pensate forse che questi sfruttatori in erba e queste prostitute in gonne corte avessero esitato a compromettere il primo passante per una caramella o per una moneta da dieci centesimi? (15)
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Nel Gil Blas del 26 settembre, in un’intervista col sig. Sermet, censore, a proposito della Lega contro la licenza nei teatri:
Forse hanno ragione, disse, ma noi non abbiamo torto, La verità è che i caffè concerto di sesto ordine ci presentano canzoni oscene, noi indichiamo loro i cambiamenti da fare. Loro li fanno sul manoscritto e poi continuano a cantare la prima versione. Che ci possiamo fare? Spetta alla prefettura di polizia agire.
Spetta all’agente intervenire. Ora egli interviene solo quando la canzone lo prende in giro. E il fatto è raro.
- Qual è dunque l’argomento seguito di più in quest’arte così particolare?
- Oh! Dipende dall’attualità. Così, dopo il processo di Oscar Wilde, non c’è giorno che non siamo obbligati a cancellare nei lavori presentati, innumerevoli scene di pederastia.
APPENDICE B: Unisessualità inglese
Estate 1895. – Caso di ricatto, – Una serata d’estate, Westley Francis, un parrucchiere, aveva appena lasciato un orinatoio pubblico (situato dell’ l’Oxford Market) quando fu avvicinato da un certo Moody, ragazzo dai capelli rossi, che aveva ventisei anni ma sembrava averne solo diciassette. Moody gli domandò un bicchiere di una cosa qualunque. Perché, ragazzo mio, dovrei darti da bene? Chiede il parrucchiere. – Non ho lvoro e non ho soldi, gli dice il ragazzo di ventisei anni, e lo afferra per il braccio. Il parrucchiere fa uno sforzo per allontanarsi, ma spuntano due individui, e uno di loro grida: Noi ti teniamo, briccone! – Questi uomini si fanno passare per egenti e chiedono del denaro. Il parrucchiere comprendendo con chi ha a che fare chiama in suo soccorso due signori che passavano e, dopo delle minacce, i tre se ne scappano, un negoziante di Oxford Market che vide questa scena, incontrò più tardi i tre ricattatori in uno spaccio di vino e li indicò alla polizia. Hawkins poté mostrare al magistrato una cicatrice sul labbro di Moody e darne la spiegazione: nel mese di ottobre questo individuo venne alla mia porta e mi invitò ad accompagnarlo all’orinatoio. Io gli diedi un pugno in faccia.
L’ispettore di polizia fornì una testimonianza altrettanto grave: aveva visto lunedì sera Moody e Wilton (uno dei suoi complici) vicino a questo orinatoio. Vide Moody entrarci cinque volte di seguito e in una delle sue uscite un signore fu visto dargli del denaro. Poi Moody e Wilton andarono dal mercante di vino. L’ispettore chiamò Hawkins per identificare Moody e i colpevoli furono arrestati. Wilton creò dei problemi in prigione. È un abile simulatore di malattie. In occasione di un precedente arresto, aveva fatto andare avanti una causa per venti settimane facendosi passare per malato. Il magistrato felicitò calorosamente il parrucchiere: Se si seguisse il vostro esempio, disse, queste mascalzonate potrebbero essere represse. Non so quale fu la punizione dei ricattatori, ma furono puniti.
Novembre 1895. – Un americano. Nathan B. …, che ha l’abitudine di frequentare Hyde Park, fa la conoscenza di un certo Frédéric P. …, attore. Si fanno delle promesse reciproche; l’americano porta l’attore a casa sua, gli dà dei vestiti. L’indomani sparisce un paio di scarpe. Quanto l’americano incontra di nuovo il suo amico lo fa arrestare. Il magistrato assolve l’accusato e il giornalista che fa la cronaca di questa “amicizia di Hyde park” non se ne stupisce affatto.
André Raffalovich
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[1] Echo de Paris
[2] Gil Blas, 15 marzo.
[3] Gil Blas, 26 marzo.
[4] Gil Blas, 27 marzo.
[5] Echo de Paris, 30 marzo.
[6] 2 aprile.
[7] Journal, 30 aprile.
[8] Gil Blas, maggio.
[9] Gil Blas,
[10] Gil Blas, 2 luglio.
[11] Le Journal, 15 agosto,
[12] Le Journal, settembre.
[13] Le Gil Blas, 9 settembre.
[14] Le Journal, 11 settembre.
[15]Gil Blas, 27 agosto.
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