domenica 25 ottobre 2015

IL DOCUMENTO DEL SINODO E GLI OMOSESSUALI

Riporto qui di seguito il n.76 della Relazione finale del Sinodo dei Vescovi a Papa Francesco per cercare di darne una lettura non emozionale.
Relazione Finale del Sinodo dei Vescovi al Santo Padre Francesco (24 ottobre 2015)
76. La Chiesa conforma il suo atteggiamento al Signore Gesù che in un amore senza confini si è offerto per ogni persona senza eccezioni (MV, 12). Nei confronti delle famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale, la Chiesa ribadisce che ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, vada rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare «ogni marchio di ingiusta discriminazione» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 4). Si riservi una specifica attenzione anche all’accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale. Circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia» (Ibidem). Il Sinodo ritiene in ogni caso del tutto inaccettabile che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso.”
Dopo una citazione di Papa Francesco secondo la quale Il Signore Gesù si è offerto per ogni persona senza eccezioni, si osserva una netta limitazione del punto di vista del Sinodo, che non si occupa degli Omosessuali se non in considerazione delle famiglie che vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con tendenza omosessuale.
La Chiesa ribadisce che ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare «ogni marchio di ingiusta discriminazione». Il Sinodo cita qui espressamente le “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”, un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, a firma dell’allora prefetto card. Ratzinger, che rappresenta la manifestazione della più totale chiusura nei confronti degli omosessuali, e della più radicale omofobia ecclesiastica. Ratzinger non si preoccupa minimamente di chiedersi che cosa sia l’omosessualità, ma costruisce tutte le sue deduzioni su letture arbitrarie e discutibili della Scrittura e della Patristica, procede cioè in modo rigidamente dogmatico.
Il Sinodo cita di nuovo lo stesso documento di Ratzinger quando scrive «non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia», ma il testo completo di Ratzinger è molto più esplicito:
«4. Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale. Gli atti omosessuali, infatti, «precludono all’atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun modo possono essere approvati». (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2357.)
Nella Sacra Scrittura le relazioni omosessuali « sono condannate come gravi depravazioni… (cf. Rm1, 24-27; 1 Cor 6, 10; 1 Tm 1, 10). Questo giudizio della Scrittura non permette di concludere che tutti coloro, i quali soffrono di questa anomalia, ne siano personalmente responsabili, ma esso attesta che gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati».(Congregazione per la Dottrina della Fede, Dichiarazione Persona humana, 29 dicembre 1975, n. 8.) Lo stesso giudizio morale si ritrova in molti scrittori ecclesiastici dei primi secoli (Cf. per esempio S. Policarpo, Lettera ai Filippesi, V, 3; S. Giustino, Prima Apologia, 27, 1-4; Atenagora, Supplica per i cristiani, 34.) ed è stato unanimemente accettato dalla Tradizione cattolica.
Secondo l’insegnamento della Chiesa, nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali «devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione ».(Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2358; cf. Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 1º ottobre 1986, n. 10.) Tali persone inoltre sono chiamate come gli altri cristiani a vivere la castità.( Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2359; Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali, 1º ottobre 1986, n. 12.) Ma l’inclinazione omosessuale è «oggettivamente disordinata» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2358.) e le pratiche omosessuali «sono peccati gravemente contrari alla castità ». (Ibid., n. 2396.)»
Ma Ratzinger va ben oltre tutto questo e continua:
«Sono perciò utili interventi discreti e prudenti, il contenuto dei quali potrebbe essere, per esempio, il seguente: smascherare l’uso strumentale o ideologico che si può fare di questa tolleranza; affermare chiaramente il carattere immorale di questo tipo di unione; richiamare lo Stato alla necessità di contenere il fenomeno entro limiti che non mettano in pericolo il tessuto della moralità pubblica e, soprattutto, che non espongano le giovani generazioni ad una concezione erronea della sessualità e del matrimonio, che le priverebbe delle necessarie difese e contribuirebbe, inoltre, al dilagare del fenomeno stesso. A coloro che a partire da questa tolleranza vogliono procedere alla legittimazione di specifici diritti per le persone omosessuali conviventi, bisogna ricordare che la tolleranza del male è qualcosa di molto diverso dall’approvazione o dalla legalizzazione del male. 
In presenza del riconoscimento legale delle unioni omosessuali, oppure dell’equiparazione legale delle medesime al matrimonio con accesso ai diritti che sono propri di quest’ultimo, è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva. Ci si deve astenere da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all’applicazione di leggi così gravemente ingiuste nonché, per quanto è possibile, dalla cooperazione materiale sul piano applicativo. In questa materia ognuno può rivendicare il diritto all’obiezione di coscienza.»
Ma la galleria degli orrori non si ferma neppure qui, Ratzinger si fa addirittura paladino della “retta ragione” nel dettare regole dogmatiche perfino agli Stati:
«Le legislazioni favorevoli alle unioni omosessuali sono contrarie alla retta ragione perché conferiscono garanzie giuridiche, analoghe a quelle dell’istituzione matrimoniale, all’unione tra due persone dello stesso sesso. Considerando i valori in gioco, lo Stato non potrebbe legalizzare queste unioni senza venire meno al dovere di promuovere e tutelare un’istituzione essenziale per il bene comune qual è il matrimonio.»
E ancora: «Mettendo l’unione omosessuale su un piano giuridico analogo a quello del matrimonio o della famiglia, lo Stato agisce arbitrariamente ed entra in contraddizione con i propri doveri.» 
Per capire esattamente il senso della citazione di Ratzinger fatta dal Sinodo, che consiglia di evitare «ogni marchio di ingiusta discriminazione» bisogna tenere conto che Ratzinger non intende affatto dire che ogni discriminazione è ingiusta ma che, esistendo discriminazioni giuste, perché giustificate da un fine superiore, e discriminazioni ingiuste, perché immotivate, sono da evitare le sole discriminazioni ingiuste, mentre le altre non solo sono lecite ma addirittura doverose:
«A sostegno della legalizzazione delle unioni omosessuali non può essere invocato il principio del rispetto e della non discriminazione di ogni persona. Una distinzione tra persone oppure la negazione di un riconoscimento o di una prestazione sociale non sono infatti accettabili solo se sono contrarie alla giustizia. Non attribuire lo statuto sociale e giuridico di matrimonio a forme di vita che non sono né possono essere matrimoniali non si oppone alla giustizia, ma, al contrario, è da essa richiesto.»
L’immoralità radicale di queste affermazioni è evidente a chiunque ha una coscienza.
Ratzinger afferma perentoriamente che, relativamente alle unioni omosessuali «Ci sono invece buone ragioni per affermare che tali unioni sono nocive per il retto sviluppo della società umana, soprattutto se aumentasse la loro incidenza effettiva sul tessuto sociale.» Non si capisce quali siano queste buone ragioni ricordate con tanta sollecitudine pastorale.
Ratzinger si spinge a definire il dovere per ogni cattolico e in particolare per ogni politico cattolico di opporsi con ogni mezzo alle unioni civili omosessuali.
In conclusione, a detta dell’allora cardinale Ratzinger:
«La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità. La Chiesa non può non difendere tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società.»
Nel paragrafo 76 della Relazione del Sinodo, che tratta la questione omosessuale in poche righe, il documento di Ratzinger, di cui abbiamo analizzato i contenuti e che si può leggere integralmente alla pagina https://gayproject.wordpress.com/2013/0 … essualita/, è citato ben due volte e si tratta di un richiamo inquietante.
Il Sinodo parla poi in modo sibillino di “una specifica attenzione all’accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale” espressione dietro la quale, dome dietro la parola discernimento, può nascondersi di tutto.
Il Sinodo conclude il suo paragrafo sugli Omosessuali in questo modo:
«Il Sinodo ritiene in ogni caso del tutto inaccettabile che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso.”»
La Chiesa ha esercitato ed esercita pressioni pesantissime nella politica degli Stati, che Ratzinger ha addirittura innalzato a doveri pastorali e a testimonianze della verità, ma non intende subire le pressioni di alcuno! Non ci vuole un orecchio particolarmente raffinato per intendere la contraddizione.
La Chiesa è ancora quella di Ratzinger e non cambierà perché le parole rispetto e diritti, lì, non hanno cittadinanza.
Invito il lettore a confrontare il paragrafo 76 della Relazione finale del Sinodo con la deliberazione della Corte Suprema degli Stati Uniti con la quale si riconosceva il diritto al matrimonio delle coppie omosessuali in tutti gli Stati dell’Unione:
“Nessuna unione è più profonda del matrimonio, perché esso incarna i più alti ideali di amore, fedeltà, devozione, sacrificio e famiglia. Nel formare una unione matrimoniale, due persone diventano qualcosa di più grande di ciò che erano prima. Come alcuni dei firmatari di queste petizioni dimostrano nei casi citati, il matrimonio incarna un amore che può durare anche oltre la morte. Si fraintenderebbero questi uomini e queste donne se si dicesse che essi non rispettano l’idea del matrimonio. Il loro appello è basato sul fatto che essi la rispettano, che la rispettano così profondamente che cercano di trovare il suo compimento per loro stessi. La loro speranza è di non essere condannati a vivere in solitudine, esclusi da una delle più antiche istituzioni della civiltà. Chiedono pari dignità davanti alla legge. La Costituzione garantisce loro questo diritto.
La sentenza della Corte d’Appello per il sesto Circuito è capovolta.
Così ordiniamo.”
Chi ha orecchio per intendere intenda!
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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=73&t=5222

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